In una mostra a Milano le fotografie di Maurizio Galimberti raccontano i malati di Alzheimer
L’ultimo progetto del maestro delle polaroid testimonia la sensibilità della Fondazione verso le malattie neurodegenerative, raccontate nella loro profondità con i ritratti degli abitanti del “Paese Ritrovato”. Ecco di cosa si tratta
In occasione del mese dedicato alla divulgazione della malattia di Alzheimer – ricorrenza nata nel 1994 con l’istituzione del 21 settembre 2024, giornata mondiale dell’Alzheimer – la Fondazione Luigi Rovati di Milano ha presentato al pubblico il risultato della collaborazione con la Cooperativa la Meridiana di Monza. Si tratta della mostra Fotografia imperfetta dentro il fragile vivere, il più recente progetto fotografico di Maurizio Galimberti (Como, 1956).
L’idea alla base del progetto sull’Alzheimer alla Fondazione Rovati di Milano
“Il titolo del progetto nasce dal mio desiderio di sottolineare la forza nascosta nella fragilità di queste donne e questi uomini. Ho fotografato i soggetti molto velocemente, senza quasi che loro se ne rendessero conto, davanti a una grandissima lavagna nera; tutto è stato rapido e intenso proprio per il desiderio di raccontare le persone nella loro immediatezza e spontaneità.” Sono le parole del fotografo che introduce questo suo particolare progetto. Collocate nel piccolo padiglione immerso nel giardino dell’istituzione milanese, le fotografie intendono restituire all’osservatore la complessità e gli aspetti più umani della malattia, nelle sue fragilità. Queste sono narrate nelle sfumature delicate dei ritratti, realizzati con i residenti del “Paese Ritrovato”, la prima esperienza italiana della tipologia di “Villaggio Alzheimer”, inaugurata nel febbraio 2018 e localizzata a Monza.
Il “Paese Ritrovato” ritratto da Maurizio Galimberti nella mostra a Milano
Il villaggio monzese accoglie più di 64 pazienti in una dimensione che riflette il mondo reale, nei suoi lati domestico e urbano: il bar nella piazza, il cinema, il parco e il parrucchiere. Sono solo alcuni degli elementi inseriti nel paesino fittizio, al fine di lasciare che i residenti si aggrappino ad una loro quotidianità, senza venire estraniati dalla società o dalla stessa malattia.
Il lavoro di Galimberti riflette i principi della cooperativa ritraendo l’umano attraverso due differenti tecniche, che combinano l’analogico e il digitale, proponendo fotografie di grande formato dalle tinte calde, porose, accostate ai suoi celebri mosaici fotografici. Tecnica, quest’ultima, cara al fotografo, nella quale il soggetto della fotografia è scomposto e frammentato in molteplici polaroid.
I progetti di inclusione della Fondazione Rovati di Milano
La mostra inaugura una serie di progetti dedicati alla fruizione della Fondazione anche da parte di utenti con disabilità e patologie neurodegenerative. L’iniziativa si è sviluppata con una fase sperimentale, conclusasi nel mese di luglio, nella quale alcuni ospiti delle unità della Cooperativa la Meridiana, in coppie, hanno visitato il museo seguendo percorsi di diversa difficoltà. Testando l’offerta culturale hanno così contribuito alla realizzazione di un pacchetto di materiale cartaceo e digitale a disposizione dei fruitori con specifiche necessità.
La Fondazione Rovati costituisce per il palinsesto milanese, e non solo, un esempio di come la proposta culturale di un’importante istituzione museale possa ogni giorno adoperarsi per un museo più accessibile e collettivo, dove le storie si arricchiscono di significati e stratificazioni. La mostra di Maurizio Galimberti apre una narrativa più profonda sulla malattia, restituendole la dignità umana che ogni volto, ogni vita, merita: “Nel tempo “pungente” che ho trascorso al Paese Ritrovato ho scoperto nelle persone qualcosa di veramente unico e un valore indicibile: io lo chiamo ‘IL VIVERE MAGICO’”.
Sophie Marie Piccoli
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