Fotografie e confini in eterno mutamento. La mostra dedicata a Linea di Confine a Reggio Emilia

A Reggio Emilia ha inaugurato la prima mostra italiana della collezione dell’associazione Linea di Confine. Esposte ci sono le indagini visive compiute negli anni 1990-2022 da grandi fotografi, perlustrando il territorio in mutamento

Chissà se un’esperienza artistica ed un progetto come quelli a cui diede vita Linea di Confine quarant’anni fa, oggi sarebbero replicabili allo stesso modo e soprattutto così duraturi, capaci di lasciare un solco così profondo nella storia della fotografia contemporanea. Una domanda quasi impossibile da eludere mentre si visita la grande mostra On borders. Sui confini, inaugurata il 7 dicembre al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, la prima esposizione in Italia della collezione di Linea di Confine.

Le fotografie realizzate dal 1989 al 2022

La mole di scatti, video e documentazione esposta a Reggio Emilia e raccolta in oltre trenta indagini realizzate dal 1989 al 2022 dai fotografi commissionati dall’associazione dà il senso di quanto fu ambizioso e ben riuscito quel progetto che ha consegnato, nel 2023, al deposito della Fototeca della Biblioteca Panizzi, un patrimonio immenso e unico. 

On borders, Sui confini. Palazzo Musei, Reggio Emilia
On borders, Sui confini. Palazzo Musei, Reggio Emilia

La storia di Linea di Confine

Provengono infatti da lì i 260 scatti (quattro opere sono costituite invece da video) che si possono ammirare in mostra. Un percorso che riflette, in otto sezioni, a cui vanno aggiunte le due grandi vetrine che contengono invece la parte documentaristica dell’associazione, tanti dei lavori più importanti che condusse Linea di Confine fino alla fine degli anni Novanta. Di fatto i primi nove laboratori portati avanti dai fotografi contattati dall’associazione. Tra loro, impegnati nei primi workshop, c’erano fotografi in erba come Olivo Barbieri (Carpi, 1954), Paola de Pietri (Reggio Emilia, 1960), Guido Guidi (Cesena, 1941), Walter Niedermayr (Bolzano, 1952), Alex Hütte (Essen, 1951) o di americani già noti come John Gossage (New York City, 1946) e Tim Davis (Blantyre, 1969) che rappresentano oggi alcuni tra i già importanti nomi del panorama della fotografia internazionale. Diversi cominciarono da lì o da Linea di Confine ebbero i primi incarichi importanti. 

On borders: progetti e indagini di ogni fotografo

Ognuno dei fotografi incaricati si occupava di un’area e compiva indagini specifiche su quella. I progetti più significativi sono stati scelti e messi in mostra dai curatori Ilaria Campioli, Monica Leoni, Walter Guadagnini e dal direttore di Linea di Confine William Guerrieri.
Dal racconto per immagini della costruzione di una grande infrastruttura come La Tav, a quello condotto da Paola De Pietri nel 2013 tra i maggiori gruppi industriali del settore ceramico emiliano fino al progetto sulla produzione del lavoro o a quello che l’Ausl commissionò nel 2005 sui Luoghi della cura, tra ospedali e strutture sanitarie

Il progetto collettivo sulla via Emilia

In mostra c’è anche il bellissimo progetto collettivo sulla via Emilia che coinvolse sei artisti, tra cui anche Franco Vaccari (Modena, 1936) e Lewis Baltz Newport Beach, 1945 – Parigi, 2014), a cui venne richiesto un nuovo lavoro di indagine a quindici anni dalla nota “Esplorazione sulla Via Emilia” che portarono a compimento Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992) ed altri celebri fotografi degli anni Ottanta ed esposta al secondo piano del palazzo. Un confronto generazionale tra artisti che usano linguaggi diversi intorno ad una delle strade più iconiche del Paese. 

La fotografia, l’arte più importante del secolo scorso

L’associazione ha rappresentato a livello europeo una delle esperienze di indagine territoriale più significative e durevoli nel settore della committenza pubblica che ebbe, particolarmente in Emilia, un grande rilievo a partire dagli anni Ottanta e come interlocutori enti pubblici e soggetti privati. “Fu un’avventura entusiasmante all’inizio – ha commentato Olivo Barbieri – e di certo non potevamo immaginare che sarebbe durata trent’anni. Dobbiamo renderci conto – continua – che la fotografia è stata l’arte più importante del secolo scorso e stiamo aspettando di capire quale sia il linguaggio artistico centrale invece di questo nuovo secolo”.  Tra gli scatti del fotografo carpigano anche quello che ritrae la catena di montaggio in Ferrari per un incarico sul tema lavoro ed un secondo progetto sulla città di Cavriago.
“Trent’anni fa per un giovane fotografo non era così semplice lavorare e farlo con persone già affermate quindi l’apporto dell’associazione è stato grandissimo” – spiega Paola De Pietri che per linea di Confine fotografò tra le altre cose anche le casse d’espansione sul fiume Secchia. 
“On Borders. Sui confini” è una mostra molto ricca e sarà visitabile fino al 23 marzo. Un tuffo nella ricerca visiva che grandi maestri dell’obiettivo hanno condotto sull’Emilia. Quella dello sviluppo industriale, delle fabbriche, delle costruzioni, delle infrastrutture e degli spazi che cambiano, tratteggiati da linee in eterno movimento. A linea di Confine va anche il merito di aver cercato in questi decenni di riconoscere alla fotografia un ruolo pubblico insostituibile sostenendo la ricerca come una sorta di “pratica culturale” per continuare a riflettere sul mondo che ci circonda.

Francesca Galafassi

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