Luigi Ghirri continua a influenzare le nuove generazioni di fotografi? L’intervista e la mostra a Reggio Emilia
Sì, l’approccio del fotografo, tra poesia visiva e riflessione teorica, continua a essere una fonte d’ispirazione importante. Ce ne parla Ilaria Campioli, curatrice della mostra “Luigi Ghirri. Zone di passaggio” ai Musei Civici di Reggio Emilia
Luigi Ghirri ha saputo trasformare gli spazi notturni in luoghi di luminosa introspezione e rivelazione. La mostra Luigi Ghirri. Zone di passaggio ai Musei Civici di Reggio Emilia (aperta fino al 2 marzo 2025) parte da queste visioni per esplorare il dialogo tra luce e oscurità attraverso le opere di Ghirri e quelle di altri artisti contemporanei.
Luigi Ghirri come fonte d’ispirazione del “non visibile”
Un viaggio tra percezioni, tecniche e immaginari che riflette sull’importanza del buio nella nostra relazione con il visibile. L’approccio di Ghirri, che unisce poesia visiva e riflessione teorica, continua a essere una fonte d’ispirazione per le nuove generazioni di fotografi, influenzandone la capacità di vedere oltre il convenzionale e di contaminare la fotografia con altre discipline artistiche e letterarie.
Ghirri a Reggio Emilia. L’intervista a Ilaria Campioli
Luigi Ghirri ha definito gli spazi notturni come luoghi di intermittente luminosità che rivelano una realtà alternativa. Come si traduce questa prospettiva nella mostra?
Il racconto parte dall’idea centrale di Ghirri sull’importanza di una “luce buona”, che consenta ancora di percepire il buio. La selezione delle opere si è concentrata su immagini del suo archivio che rappresentano luci effimere: luminarie di chiese, sagre di paese, fuochi d’artificio. Questi scenari, iconici e poetici, ritratti con un approccio artigianale, privo di mezzi avanguardistici, mostrano un’interpretazione unica del notturno, dove la luce diventa un veicolo per riscoprire l’oscurità.
Questo rimanda a una dimensione quasi mistica. Crede che tale suggestione sia realmente presente nel lavoro di Ghirri e degli altri artisti coinvolti?
Sicuramente. Il rimando emerge non solo nel lavoro di Ghirri ma anche nel dialogo con opere contemporanee. Ad esempio, il volume di Albert Londe La photographie à la lumière artificielle, presente in mostra, sottolinea l’alchimia tra luce e buio. L’elemento rituale connette le opere, offrendo una riflessione sulla sacralità della luce e della sua capacità di illuminare l’invisibile.
Ci spieghi come.
Pubblicato agli inizi del XX Secolo, questo manuale pionieristico esplora tecniche innovative per fotografare in ambienti bui, sfruttando le prime forme di illuminazione artificiale, come la polvere al magnesio. Nella mostra, questo testo non è solo un riferimento tecnico, ma anche un elemento di riflessione concettuale.
Attraverso estratti del volume esposti in ogni sala, la mostra crea un fil rouge che collega i progressi tecnologici di Londe con le opere contemporanee e con il lavoro di Ghirri. L’idea di una “luce buona”, capace di rivelare l’oscurità senza cancellarla, trova radici nelle intuizioni di Londe, offrendo al visitatore una prospettiva storica che arricchisce il significato delle opere esposte.
La mostra sottolinea anche il concetto di “micro-rotture” generate da improvvisi bagliori di luce. In che modo?
Le “micro-rotture” sono visibili in opere come quelle di Paola Di Bello, che cattura il movimento delle lucciole per trasformarlo in segni grafici, o in quelle di Amedeo Martegani, che utilizza LED su un cavallo nel buio di un bosco. Questi lavori esprimono la tensione tra luce e buio e spingono lo spettatore a rivedere la propria percezione del visibile.
E gli altri artisti selezionati?
Le opere contemporanee ampliano il discorso di Ghirri, esplorando l’oscurità con sensibilità diverse. Ad esempio, Gregory Crewdson lavora sulla teatralità delle luci artificiali, mentre Paola De Pietri riflette sulla delicatezza della luce naturale. Le differenze tra questi approcci arricchiscono il racconto visivo della mostra.
Luigi Ghirri come ispirazione per le nuove generazioni di fotografi
In che modo, secondo lei, l’approccio e la poetica ghirriana continuano a ispirare e influenzare le nuove generazioni di fotografi oggi?
Ghirri ha rivoluzionato il modo di lavorare con la fotografia, superando la dicotomia tra reportage e studio. Ha aperto strade grazie alla contaminazione con letteratura, musica e editoria, e il suo approccio alla fotografia come arte aperta è ancora oggi fonte di ispirazione. Le sue pubblicazioni e lezioni di fotografia continuano a rappresentare un punto di partenza per riflessioni contemporanee.
Alessia Caliendo
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