Fotografia come misura del mondo. Importante mostra di Giovanni Chiaramonte a Parma
La Sicilia, il terremoto in Emilia, l’epico Viaggio in Italia: 400 scatti per raccontare il grande Giovanni Chiaramonte, in mostra all’APE di Parma
È l’elegante labirinto del piano terra del palazzo, nel cuore di Parma, di APE Parma Museo, a ospitare ben 400 opere fotografiche di Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948 – Milano, 2023): le raccolte, più di venticinque, ordinate in forma sostanzialmente cronologica, da Ultima Sicilia (1970) a Salvare l’ora (2011 – 2012), in mezzo, tra Finestre e Verso il celeste (entrambe 1978), prima di Interno Perduto e Jerusalem, ormai oltre il 2000, il fondamentale Viaggio in Italia del 1984 di cui si celebrano ora i quarant’anni. Anche Parigi ha ricordato questo evento con un’importante mostra, inaugurata nei giorni di Paris Photo, presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Giovanni Chiaramonte e Luigi Ghirri e il Viaggio in Italia
Un punto di svolta l’incontro di Giovanni Chiaramonte con Luigi Ghirri e quel percorso d’immagini, che si ricorda di aver incontrato a Cinisello Balsamo, al MuFoCo, al Museo di Fotografia Contemporanea, per i vent’anni di quel lavoro collettivo che rivelava, con l’esperienza di un nuovo sguardo sul paesaggio, sulla relazione tra umano e natura, che, coraggioso e libero, non escludeva nulla a priori. Uno stimolo fondamentale per chi poi si trovava di fronte a quelle immagini: la bellezza delle opere svelava intanto anche quanto viveva ai margini, separato, facilmente invisibile. Diversa la poetica, specie nell’organizzare lo spazio, quasi architettonico in Chiaramonte, pure, nel visitare la mostra di Parma, si colgono molte affinità con Ghirri, in particolare per i cieli, l’aria quasi rarefatta, una sorta di realismo magico nel racconto sospeso dallo scatto.
Giovanni Chiaramonte e l’Emilia
Ed è un viaggio per il visitatore il muoversi tra le sale dell’esposizione, nel tempo della vita di Chiaramonte, che amava studiare e nutrirsi di altre forme di ricerca, letteratura, cinema, saggistica, mentre avvertiva tensioni anche religiose – e forse a tratti questo si coglie anche nell’apparente quiete delle immagini, una sorta di tensione tra il destino dei luoghi e degli umani. E non solo quando questo si rende più evidente, esplicito, in particolare nel ciclo Interno perduto (2012) nel documentare il terremoto che aveva sconvolto l’Emilia, sconnesso quanto l’uomo aveva costruito e conservato nel tempo. È lo stesso Chiaramonte a ricordare come, dopo la morte dell’amico Luigi Ghirri (1992), non fosse più riuscito a fotografare quei luoghi attraversati insieme, “in Volkswagen Maggiolino celeste… esplorazioni senza fine lungo la via Emilia”. Il sisma lo aveva fatto decidere: era tornato in quei luoghi, ambienti scossi dal caos.
La mostra di Giovanni Chiaramonte a Parma
Vicino e lontano, la sua Milano, ma anche Stati Uniti e Cuba. Fonda riviste Chiaramonte e insegna, scrive saggi e, naturalmente, inaugura mostre. Con l’esigenza di rispondere a un pensiero e di ricercare un senso. Seguendo ricordi e passioni: non è un caso se il primo ciclo sia dedicato alla Sicilia, la terra d’origine dei genitori, tanti i ricordi dei viaggi estivi in treno guardando dal finestrino lo scorrere del paesaggio. Importante l’incontro con Carlo Arturo Quintavalle, che oggi è il curatore della mostra monografica di Parma all’APE (Arti, Performance, Eventi) di Fondazione Monteparma: tante le sale impegnate di questo palazzo che è stato per più di un secolo sede della Banca d’Italia, utilizzata per Fotografia come misura del mondo anche la zona caveau. Perfetto il rapporto tra questi spazi articolati e le immagini create da Giovanni Chiaramonte, intellettuale sempre attento alle relazioni tra le superfici, gli edifici, i mutamenti, la contemporaneità.
Valeria Ottolenghi
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