Super fotografi: la rivoluzionaria Tina Modotti e il visionario Mimmo Jodice in mostra a Torino
Due mostre da CAMERA. Nella sala principale, il Messico rivoluzionario documentato da Modotti. Nella project room, il progetto del maestro napoletano pensato per l’azienda tessile Zegna
Sono due mostre apparentemente opposte, nei temi e nel linguaggio fotografico, quelle su Tina Modotti (Udine 1896-Città del Messico 1942) e Mimmo Jodice (Napoli, 1934) ospitate da Camera fino al 2 febbraio, nel rispetto degli obiettivi di pluralismo artistico che si è data dalla nascita l’istituzione torinese.
Due mostre opposte a Camera: Tina Modotti e Mimmo Jodice
Lei, concentrata sui volti, nella presenza fisica dei fatti di cronaca, è la protagonista dell’esposizione più completa mai presentata in Italia, con 300 scatti che ne ripercorrono la vita e la carriera trascorsa tra l’Europa e il Messico. Lui, noto per l’assenza di figure umane nelle sue immagini, è al centro di un progetto inedito e visionario, commissionato dall’azienda tessile biellese Zegna per festeggiare il suo centenario nel 2010.
Non solo foto: Tina Modotti attrice di cinema a Hollywood
Operaia, attrice di cinema, traduttrice, fotografa, poeta, attivista politica. Viaggi in Italia, Austria, America, Messico, Germania, Russia, Spagna. Di Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria friulana emigrata prima a San Francisco e poi a Città del Messico, dove troverà la morte a 46 anni in circostanze poco chiare, non si può non insistere sulla sua vita avventurosa. E anche questa mostra non fa eccezione, realizzando dei nuclei tematici specifici, come quello dedicato alla recitazione. Prima di diventare fotografa, Tina Modotti, infatti, si esibisce con successo a teatro e nel cinema muto hollywoodiano, distinguendosi per la sua bellezza, ma soprattutto per l’autentica umanità dei suoi personaggi: su un piccolo monitor si può vedere l’unico tra i suoi film conservato fino ad oggi: The Tiger’s Coat del 1920.
La ricostruzione dell’unica mostra personale di Tina Modotti in Messico
L’altro focus di impatto emozionale di questa retrospettiva è la ricostruzione in una sala di CAMERA dell’allestimento della sua unica mostra personale, realizzata nell’Atrio dell’Università Nazionale del Messico nel 1929: è qui che si rivela la sua idea di fotografia come strumento di documentazione. Tanto che il muralista David Alfaro Siqueiros – che interviene in quell’occasione con un’orazione – la definisce “la prima mostra rivoluzionaria del Messico”. All’epoca, Tina Modotti dispone le foto su due ordini, privilegiando – alla sommità di tutto – un ritratto dell’amato Julio Antonio Mella, rivoluzionario cubano, esule in Messico, antistalinista, fatto assassinare dal dittatore cubano Machado. Nelle due foto esistenti della mostra di allora, Tina Modotti copre volontariamente la foto del ritratto di Mella morto. Grazie alle ricognizioni alle poche foto esistenti e alle testimonianze d’epoca, sono riproposti 41 scatti certi sulle probabili 57/60 foto di allora. Il tutto col sottofondo musicale della marcetta rivoluzionaria di allora, che la musicista Concha Michel aveva eseguito durante l’inaugurazione del 1929.
Gli scatti inediti dell’Oasi Zegna di Mimmo Jodice nella project room di CAMERA
Una villa, uno stabilimento industriale, un’oasi naturalistica: sono questi i luoghi che racconta, invece, Mimmo Jodice nella serie Oasi. Un progetto presentato nella Project Room di CAMERA che non è solo lo spazio dei giovani, ma anche un luogo dove esplorare aspetti inediti dei grandi maestri della fotografia. Come nel caso di questa commissione della Fondazione Zegna, nel Biellese, un territorio dunque diverso dalle consuete visioni mediterranee di Jodice che svela qui il paesaggio dell’Oasi Zegna, ma anche gli interni della villa e i macchinari industriali, in una dimensione senza tempo. La mostra prosegue a Trivero, negli spazi di Casa Zegna e del Lanificio di Ermenegildo Zegna, dove viene presentata una selezione di quattro scatti di grande formato, che integrano il percorso in quaranta immagini proposto da CAMERA.
Claudia Giraud
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati