Dall’Emilia allo Utah. La mostra dell’artista Antonio Rovaldi a Modena 

C’è un’altra Modena negli Stati Uniti. Lo racconta la mostra del fotografo Antonio Rovaldi alla galleria Metronom di Modena, ma quella italiana

È una mostra elegante, misurata, calibrata quella di Antonio Rovaldi (Parma, 1975) presso la galleria Metronom di Modena, curata da Marcella Manni. Sono 60 fotografie analogiche in bianco e nero, stampate in formato medio-piccolo. Il titolo pare un gioco: MO’DINNA MO’DINNA (I wanna go back home). Questa la pronuncia americana della città di Modena nello Utah dove l’artista si è recato. Al centro della mostra l’esperienza del viaggio in relazione alla fotografia con un rimando ai luoghi e ai loro nomi, le due Modena a migliaia di chilometri di distanza l’una dall’altra.  

© Antonio Rovaldi, MO'DINNA MO'DINNA (I wanna go back home), 2024, courtesy Metronom, installation view
© Antonio Rovaldi, MO’DINNA MO’DINNA (I wanna go back home), 2024, courtesy Metronom, installation view

La mostra di Antonio Rovaldi a Modena 

La storia ha un momento iniziale, nel 2016, quando Rovaldi, su invito del festival Fotografia Europea, esplora e fotografa il paesaggio lungo la via Emilia, da Parma, sua città natale, a Modena, passando per quei luoghi ghirriani, che hanno in sé qualcosa “fra la via Emilia e il West”.  In quel periodo l’artista sta vivendo negli Stati Uniti e scopre nello Utah sud-occidentale, l’esistenza di Modena, una comunità non incorporata, nella parte estrema occidentale della contea di Iron, vicino al confine con il Nevada. Vi si reca e trova un luogo fantasma del quale coglie la desolazione, la solitudine, la sospensione spazio-temporale. In quel momento raccoglie anche la testimonianza di uno dei suoi abitanti. La voce narrante dell’uomo risuona nelle orecchie dello spettatore della mostra in galleria. 

Il ritorno di Antonio Rovaldi in Italia 

Al suo ritorno in Italia, fotografa, quindi, la Modena italiana, l’antica Mutina, il cui nome somiglia tanto alla pronuncia americana. In mostre sono i tre momenti in cui luogo e viaggio sono i protagonisti. Un ombrello bianco è presente in tutti e tre i gruppi di lavoro.  Scrive Manni: “Rovaldi ha visitato e attraversato fisicamente i luoghi a distanza di tempo; il suggerimento, però, il lascito e lo spunto, non è solo quello della documentazione fotografica pura, piuttosto quello della vicinanza e dell’incontro con l’incerto e l’inaspettato e l’immagine restituita nella forma di una sequenza fotografica suggerisce la possibilità di rilettura di una geografia, elastica e connettiva”. Un’immersione geografica in cui il tempo lento del viaggio corrisponde a quello dell’osservazione, dell’attenzione necessarie per comprendere la forza del lavoro in tutta la sua portata etica ed estetica in cui il richiamo è a certe storie della storia dell’arte e della fotografia da Walker Evans a Ed Ruscha di Twentysix Gasoline Stations.

Angela Madesani 

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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