La Cina da Tienanmen al Covid: 30 anni di storia nelle fotografie di Olivo Barbieri 

Alle Gallerie d’Italia di Torino una mostra che, oltre alla trasformazione di un Paese, racconta l’evoluzione dell’artista che ha portato la fotografia italiana nella contemporaneità, rifiutando una visione documentaristica in favore di immagini che invitano a riflettere sull’atto del vedere

“Credo di aver assistito e documentato dal 1989, anno del mio primo viaggio in Cina, al 2019, poco prima della chiusura delle frontiere a causa del Covid, a uno dei più grandi e veloci cambiamenti epocali che siano avvenuti nella storia del pianeta” Queste le parole con cui Olivo Barbieri (Carpi, 1954) presenta gli oltre 150 scatti, molti dei quali inediti, in mostra nella manica lunga di Gallerie d’Italia a Torino; esposizione con cui l’artista celebra anche il suo mezzo secolo di carriera. 

A Torino Olivo Barbieri racconta una trasformazione urbana senza eguali

È stato un trentennio di viaggi costanti per il fotografo di Carpi che ha raccontato lo stupore e le emozioni provate, nell’assistere alla trasformazione di un enorme paese, passato da una condizione di civiltà post-rurale a una dimensione urbana moderna, fatta di viadotti, tangenziali, grattacieli, nati sulle ceneri di vecchi quartieri, ad una velocità quasi inimmaginabile per occhi e prospettive occidentali. Trent’anni fondamentali per capire cosa è successo in Cina, da quel primo viaggio proprio nei giorni dei disordini di piazza Tienanmen che impedirono all’artista di raggiungere Pechino.
Sono stati anche tre decenni in cui Barbieri è passato dall’approccio semi documentaristico – “che non mi appartiene” – delle prime immagini in analogico; a scatti dove la realtà non viene negata, ma ampiamente ricostruita e le foto diventano una riflessione sull’atto del vedere. La Cina fa il suo ingresso nell’ipermodernità e il fotografo sale in alto, a bordo di un elicottero, per riprendere le megalopoli che stanno nascendo. Lo sguardo però non è generalista, il fuoco è selettivo, tutto si fa miniatura in cui è difficile distinguere il vero dal falso. Ecco allora, usate sempre più consapevolmente con il passare degli anni e dei viaggi, le due chiavi stilistiche che ne hanno fatto uno dei fotografi italiani più riconoscibili e innovativi nel panorama italiano: la “verticalità” e il “fuoco selettivo”. “Mi ha ispirato quello che Gerhard Richter fa con la pittura con i suoi dipinti sfocati e l’ho messo a punto nella fotografia, decidendo cosa deve essere messo a fuoco”.

Le fonti di ispirazione e l’elaborazione di un proprio stile

Il maestro emiliano racconta i modelli nella storia della fotografia che lo hanno formato e ispirato: “Noi fotografi che abbiamo contribuito a Viaggio in Italia ideato da Luigi Ghirri siamo stati forse la prima generazione che è uscita dai centri storici, andando oltre il mito delle fotografie Alinari. Come non ricordare poi The Americans di Robert Frank, ma per me la nuova America era la Cina; o, ancora prima, Eugène Atget che fotografa Parigi”.
È stato giustamente sottolineato che se Luigi Ghirri ha portato la fotografia italiana alla modernità, Olivo Barbieri è l’autore che l’ha portata alla contemporaneità. Corrado Benigni, il curatore della mostra, spiega: “Olivo Barbieri può essere considerato l’anti documentarista per eccellenza, piuttosto è debitore alla pop art per l’esplosione del colore nelle sue foto”. In mostra, valorizzato dall’allestimento che ha trasformato la manica lunga di Gallerie d’Italia in una ipermoderna “camera chiara”, c’è un polittico di Barbieri (Taiyuan Shanxi Chine 2018) con un Budda al centro e due pannelli di colore puro, giallo e azzurro, ai lati. Un’opera esemplificativa degli ultimi anni di ricerca sul colore, abbinataalla tecnica di fondere in una stessa immagine il positivo e il negativo, come nelle immagini di soggetti devozionali che chiudono la mostra. 
I Cinesi”, conclude Barbieri, “non si sono vantati della loro crescita e della loro conquistata modernità e noi, in Occidente, abbiamo fatto finta di nulla con un senso di presunta superioritàQuesti trent’anni di lavoro sono stati un tentativo di comprensione, per capire in che direzione andasse quel paese. Per questo il titolo della mostra è Spazi Altri, spazi diversi, né meglio né peggio che altrove, solo un contributo per interpretare un cambiamento epocale fotografato soprattutto attraverso l’architettura e l’urbanistica”.

Alle Gallerie d’Italia: il quarto appuntamento con “La grande fotografia italiana”

La mostra di Olivo Barbieri è il quarto capitolo della rassegna La grande fotografia italiana curata da Roberto Koch che ha già portato a Gallerie d’Italia Torino le immagini di Lisetta Carmi, Mimmo Jodice e Antonio Biasiucci. Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo – ricorda Michele Coppola, Direttore Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo – che inaugura il nuovo corso della casa editrice Allemandi, recentemente acquisita dal gruppo bancario. Completano l’allestimento, nella sala immersiva di piazza San Carlo, anche una fotografia di Shanghai dalla serie site specific; un progetto di vedute dall’alto di oltre sessanta metropoli del mondo: opera in edizione limitata che va ad arricchire le collezioni di Intesa Sanpaolo, insieme alle due vedute di Roma e Las Vegas, esposte in occasione di Artissima 2024 come anticipazione della mostra attualmente in corso.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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