La community di fotografi di Perimetro trova casa e apre la sua sede a Milano

A otto anni dalla nascita, il gruppo apre il suo primo spazio pubblico con Camera Settantasette (all'omonimo civico di Via Padova), dove ospitare incontri, mostre, workshop. Sarà parte di un progetto più grande: ne abbiamo parlato con il fondatore, Sebastiano Leddi

Otto anni alla scoperta delle migliori voci fotografiche d’Italia e oltre con reportage, open call e magazine. E ancora corsi, newsletter, eventi pop up e partecipazione alle grandi raccolte fondi per Gaza, l’Ucraina e Bergamo colpita dalla pandemia: è costellato di tanti momenti di ricerca, partecipazione e condivisione il percorso di Perimetro, la community di fotografi milanese. Che proprio in virtù di questa condivisione ha deciso di aprire uno spazio fisico nella “sua” Milano con i fondi di un crowdfunding speciale.

Via Padova 77
Via Padova 77

A Milano apre Camera Settantasette

La casa di Perimetro aprirà in Via Padova 77 (proprio davanti al Parco Trotter) e si chiamerà Camera Settantasette. Sarà una piccola galleria-studio, pensata per ospitare workshop, mostre, shooting, presentazioni di libri e fanzine. “Uno spazio nostro e vostro, dove gli incontri saranno frequenti e la fotografia avrà un ruolo culturale e sociale, per la città e per il quartiere”, anticipa il fondatore di Perimetro, Sebastiano Leddi. Che abbiamo raggiunto per sapere qualcosa di più.

L’intervista al fondatore di Perimetro Sebastiano Leddi

State aprendo la vostra casa, a Milano.
Sarà uno spazio ibrido: prima di tutto ci sarà la galleria, Camera Settantasette, che sarà dedicata a progetti socioculturali. Attraverso la fotografia vogliamo creare delle connessioni, una relazione tra le persone che ci circondano, e dare vita alle storie che pubblichiamo da sempre su Perimetro con incontri e dibattiti. In pratica, usando la cultura per portare queste storie nel concreto e non lasciarle limitate al digitale. Speriamo che verrà popolato da creativi, fotografi, artisti, che poi è il tipo di circuito che creiamo e stimoliamo.

Camera sarà parte di un progetto più grande: cosa puoi anticiparci?
Si chiamerà Settantasette, e possiamo dire che ci sarà anche un bar. Poi è un progetto che nasce con tre angoli: c’è una terza cosa che aspettiamo di comunicare per capire se riusciamo a metterla in piedi.

Per realizzare questo progetto avete avviato un crowdfunding particolare.
Sì, la campagna Un ritratto per Camera Settantasette. Dal primo aprile ogni giorno fino al 18, e poi riprendendo a maggio, giugno e luglio, si alterneranno diversi fotografi vicini a Perimetro in Via Padova per fare dei ritratti ai donatori, ma anche agli abitanti del quartiere, creando un grande racconto umano della comunità e della Via attraverso sguardi ogni giorno differenti. Man mano che lo spazio viene costruito si riempirà di scatti, e poi ci sarà la grande mostra dell’opening. Che, a seconda di come va il crowdfunding, sarà a settembre/ottobre 2025 o la prossima primavera, intorno a marzo 2026.

Camera Settantasette, un nuovo bastione di cultura e comunità in tempi difficili

Hai detto che “in un’epoca come questa, uno spazio dedicato alla cultura è fondamentale”.
Sì, credo che in questo momento la cultura abbia un ruolo cruciale: viviamo un’epoca in cui, nonostante l’iperconnessione, siamo completamente sconnessi dal reale e dal presente. È tutto un po’ mistificato. Per questo i luoghi di incontro acquisiscono un’importanza fondamentale, in particolare a Milano, che è una città i cui spazi sociali stanno progressivamente chiudendo. Penso al Leoncavallo e ancora di più al Macao: proprio in questi giorni sono andati a toccare uno spazio che era stato tolto alla comunità per darlo alla Design Week, che rappresenta proprio la gentrificazione. È un episodio che diventerà un simbolo, avrà una risonanza negativa molto estesa.

Un momento difficile che vi rende ancora più necessari?
Aprire adesso è una doppia fatica, perché è sia il momento del bisogno sia un momento non particolarmente recettivo. La gente è molto provata, e ha una disponibilità minore rispetto a prima a “entrare in relazione”. Quell’entrare in relazione tutti i giorni è un po’ scomparso a favore dell’incontrarsi per gli eventi mondani: noi cercheremo di stimolare questo rapporto e partecipazione, un grande tema per Milano. E lo è anche per noi: entrare in rapporto con la città e fare cultura della relazione è un po’ la mission di Perimetro. Non parliamo ai consumatori, ma ai cittadini.

Avete lavorato a Milano ma anche in tutta Italia. Qual è la vostra comunità di riferimento?
Abbiamo una comunità molto estesa, e spesso senza una precisa geolocalizzazione, ma c’è una parte fisica che è legata a Milano. Qui abbiamo lavorato alla costruzione della community in carne e ossa: il nostro claim – “digitale, di carta e di carne” – ha sempre messo al centro l’incontro. Ora mi aspetto un lavoro più locale: il progetto della galleria lo vedo come un luogo dove Perimetro atterra e “fa cose”, anche se continuerà a spostarsi e fare progetti. Via Padova è luogo particolare, uno spazio di confine e un melting pot dove scaturiscono dinamiche fuori dall’ordinario. Qui ci sono tantissime associazioni molto attive a livello sanitario, culturale, c’è anche il tema degli orti e delle case: c’è una sensibilità elevata, e sono bravissimi a fare rete. Nessun’altra parte della città ha un network così, e somiglia molto al nostro DNA: questo incontro ci porterà a tirare fuori la nostra anima.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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