L’emergenza climatica ai quattro angoli del mondo nelle foto di Alessandro Grassani a Milano 

In risposta alla crisi climatica attuale, il fotografo presenta in mostra una selezione di scatti toccanti che immortalano le conseguenze di temperature e condizioni estreme nei luoghi più remoti della Terra

Al Museo Diocesano di Milano arrivano in mostra quaranta scatti toccanti del fotografo italiano Alessandro Grassani. Fotografie che gettano all’esterno uno sguardo indagatore, per entrare nell’emergenza climatica che coinvolge tutti. Fotografie che hanno al centro le persone, inserite in un contesto preciso e storicamente determinato.  

Alessandro Grassani, Mongolia, provincia di Arkhangai
Alessandro Grassani, Mongolia, provincia di Arkhangai

L’impegno per l’ambiente di Alessandro Grassani 

Alessandro Grassani è un fotografo e un giornalista visivo che gira il mondo, collaborando tra l’altro con il New York Times e L’Espresso, per captare eventi internazionali e documentare e raccontare temi sociali. O forse sarebbe meglio dire: vere e proprie tragedie che compromettono la sopravvivenza. Così un giorno si imbatte nella notizia di un inverno in Mongolia, talmente rigido da uccidere otto milioni di capi di bestiame e costringendo oltre venti mila pastori a migrare. Come risponde? Raccontando la storia di Erdene Tuya, 29 anni, mongola, la cui famiglia negli ultimi anni ha perso gran parte dell’allevamento a causa del freddo rigido. Rivolge il suo obiettivo sulle carcasse degli animali. Sull’ambiente che non dà il nutrimento minimo ai pastori. Sulla loro ricerca dei mezzi per potersi spostare verso climi più miti.  
E qual è l’impostazione che il fotografo cerca di dare ai propri scatti? Attenersi alla verità prima di tutto. Ridurre la composizione, trovare le combinazioni più semplici ed efficaci, rendere essenziale l’inquadratura, eliminare il rumore e le distrazioni. Ma “Senza perdere però il contesto, come ad esempio il luogo in cui vivono le persone. Per questo motivo spesso preferisco i paesaggi ampi con il soggetto al centro, in cui il paesaggio, l’atmosfera e il soggetto devono essere in armonia. Dopotutto è il contesto che fa la storia”. Così ha chiarito Grassani in un’intervista. 

La mostra di Alessandro Grassani al Museo Diocesano di Milano 

Ora è possibile entrare in sintonia con questo modus operandi visitando la mostra fotografica Alessandro Grassani. Emergenza climatica. Un viaggio ai confini del mondo a cura di Denis Curti. Una quarantina di scatti declinati in diversi capitoli. Un percorso come sguardo importante per entrare nel contemporaneo e cercare di capirlo. In un mondo dove le immagini dilagano narcisisticamente, senza uscire dalla priorità dell’ego, l’alfabeto visuale di Grassani sposta l’attenzione dal chi al cosa, raggiungendo l’equilibrio tra storicizzazione del contenuto e lettura autoriale. La mostra si focalizza, come accennato, sulle condizioni climatiche estreme che costringono gli abitanti delle aree urbane e rurali dell’intero pianeta a migrazioni forzate per le situazioni ambientali insostenibili. 

Alessandro Grassani, Kenya, Nairobi
Alessandro Grassani, Kenya, Nairobi

Lo sguardo sull’emergenza climatica di Alessandro Grassani a Milano 

Dal freddo assurdo della Mongolia alla siccità in Kenya, documentando le inondazioni e all’innalzamento del livello del mare in Bangladesh e ad Haiti, il fotografo anticipa un futuro non lontano in cui l’umanità dovrà reinventare i luoghi abitabili. Dove occorrerà tenere sotto controllo le conseguenze del riscaldamento globale. E lo fa ritraendo in modo diretto ed empatico le sorti delle persone implicate. “Nei loro paesi non hanno futuro” riflette Grassani “e allora si spostano in città. Ma se hai fatto il pescatore per tutta la vita, quando arrivi in una città come Dacca, non hai le risorse per sopravvivere. Il sogno della grande metropoli diventa un incubo per loro“. 

Gli scatti di Alessandro Grassani 

In uno scatto del 2011 nella provincia di Arkhangai, l’autore ha configurato una iurta, la tenda nomade utilizzata in Mongolia. Sembra sul punto di essere fagocitata dalla neve, riducendo lo spazio vitale e la ricerca dei mezzi di sussistenza. 
In un altro, il soggetto è una donna a Nairobi dallo squillante turbante verde, mentre scarica da una bacinella nel piano sottostante un’ambigua acqua marrone. Tutto è precario. Tutto sta per essere divorato. Ci si chiede: come riesce ad affrontare il sorgere di ogni giorno? “La mostra” dichiara Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano “vuole essere una risposta, parziale ma necessaria, all’appello di Papa Francesco a impegnarsi nella sensibilizzazione nei confronti di un tema delicato e di interesse comune, che non coinvolge solo popoli distanti, ma interessa ognuno di noi”

Fausto Politino 

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia con una tesi sul pensiero di Sartre. Abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione…

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