Ghiacciai e cambiamento climatico. Un Salgado inedito al Mart e al Muse di Rovereto e Trento

Nell’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai si parla della minaccia del cambiamento climatico con una monumentale mostra del fotografo brasiliano con scatti inediti raccolti nei ghiacciai del mondo

 
“Quando un ghiacciaio rimpicciolisce troppo, come sta accadendo in questi tempi di riscaldamento globale, non ha più la forza di muoversi, di scorrere, e questo, spesso, decreta la sua morte. (..) I ghiacciai sono importanti, per il clima e per noi. In primo luogo, regolano il clima terrestre: riflettendo efficacemente la radiazione solare, fanno sì che la superficie del pianeta non si scaldi troppo. Sono, inoltre, le “torri d’acqua” per le regioni di pianura: dai ghiacciai dipendono l’approvvigionamento di acqua potabile di due miliardi di persone e due terzi dell’agricoltura irrigua mondiale”, spiega la ricercatrice e climatologa Elisa Palazzi nel suo testo a introduzione della monumentale mostra Ghiacciai di Sebastião Salgado (Minas Gerais, 1944) che mette insieme oltre 60 fotografie diffuse tra il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, che ne ospita 50, e il Muse – Museo delle Scienze di Trento.

Sebastião Salgado, Ghiacciai 1995-2020, MART, Rovereto. Courtesy of the artist
Sebastião Salgado, Ghiacciai 1995-2020, MART, Rovereto. Courtesy of the artist

La mostra di Salgado al Mart e al Muse

È un Salgado inedito quello del progetto nato in Trentino-Alto Adige, da un’idea del Trento Film Festival, e prodotto in collaborazione con Contrasto e Studio Salgado, con il coordinamento di Gabriele Lorenzoni (Mart) e Luca Scoz (MUSE). Fotografo, attivista e umanista, nella mostra curata dalla compagna Lélia Wanick Salgado, porta i visitatori in un mondo molto diverso da quello cui ha abituato il suo pubblico. Scompare la presenza umana e di conseguenza anche il colore di fortunate serie come quella sull’Amazzonia, ad esempio. La solitudine dei ghiacci, con i suoi sconfinati e imponenti bianco e neri avvolge negli scatti di grande formato.

I ghiacciai di Sebastiano Salgado

Qua e là fa capolino una foca o un uccello artico, mentre regnano incontrastate tribù di pinguini (Ghiacciai nella Georgia del Sud, 2009, oppure Gli iceberg sono pezzi di ghiacciaio che si staccano e vanno alla deriva nel mare. Isole Sandwich Australi, 2009), con la loro tendenza aggregativa. Ma assomigliano, nelle foto di Salgado, più che altro a popolazioni in diaspora che si muovono resilienti mentre il nulla del climate change mangia la loro terra, con la sensibilità classica dell’artista in grado di creare una metafora poetica ed evocativa tra mondo animale e il resto dell’universo, usando una lingua eloquente, ma silenziosa per immergere il pubblico nei drammi dell’attualità.

Il 2025 anno dedicato ai ghiacciai

Ma perché parlare oggi di ghiacciai? Ci viene ancora in aiuto la Palizzi. Perché “sono sentinelle del cambiamento climatico e la loro recente fusione testimonia che il mondo si sta scaldando a una velocità mai vista prima. Uno studio del 2021 ha evidenziato che, dagli anni Ottanta a oggi, sulla spinta del riscaldamento globale, la criosfera ha perso ogni anno una superficie di circa 87.000 chilometri quadrati”. Proprio per questo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha infatti adottato all’unanimità la proposta di dichiarare il 2025 Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai.

Il cambiamento climatico secondo Salgado

Le foto di Salgado, molte delle quali inedite, documentano tutti i ghiacciai del mondo: dalla Penisola Antartica al Canada, dalla Patagonia all’Himalaya, dalla Georgia del Sud alla Russia. Le immagini, con un alto livello di contrasto e una definizione della stampa impressionante, valorizzata ulteriormente dalla proposta di usare un blu profondo per le pareti di fondo, caratterizzano l’opera di un maestro che lavora con i temi, ma anche con l’estetica delle immagini, a volte virano verso l’astrazione, in un progetto di sensibilizzazione che fa i conti con i linguaggi della contemporaneità. In Penisola Antartica, 2005 o Un ghiacciaio che si stacca, accanto gli effetti della progressiva erosione. Ghiacciaio Grey, Campo de Hielo, Parco Nazionale Torres del Paine, Patagonia, Cile, 2007, la visione, quasi scultorea, fa perdere allo spettatore ogni reale riferimento paesaggistico, annullando. Un’antica morena glaciale, Disappointment River, Parco nazionale e riserva di Kluane, Canada, 2011, potrà addirittura ricordare le visioni dall’alto di Mario Giacomelli. Ma l’esercizio della visione si chiude qui, perché la realtà, ci dice Salgado, è molto dura. E va affrontata subito.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. Dal 2015 è Responsabile della Comunicazione di…

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