Roma, un nuovo murale di Blu a Casal de’ Pazzi. Storie di periferie responsabili
Un nuovo murale di Blu nella Capitale. Opera nata dal basso, nel quartiere popolare Casal de' Pazzi, grazie all'impegno di un comitato di cittadini che lavora per l'integrazione sociale e razziale, in favore dello sport e della cultura.
Sull’immagine delle esasperate periferie d’Italia il populista doc specula a dovere: luoghi del disagio, spinti a covare risentimento verso il nemico forestiero; luoghi in cui coltivare l’antipolitica peggiore, esasperandone i toni a vantaggio delle forze d’opposizione.
E il cittadino resta in mezzo, legittimato nella propria vocazione razzista, nell’assenza di responsabilità, nel disinteresse per la cosa pubblica e nell’arte della lamentatio ad libitum. Tutta colpa dell’altro, sempre. Mentre le periferie rimangono, tra politici impostori e falsi redentori, i soliti luoghi dell’abbandono e del conflitto. Là dove è bene che niente cambi, poiché del malcontento si nutre, in maniera differente, una volta chi governa e una volta chi promette, sperando di governare.
MAMMUT, UN COMITATO DI QUARTIERE IN AZIONE. SPORT, CULTURA E BENE COMUNE
E poi ci sono casi diversi. Come quello di Casal de’ Pazzi, in zona Rebibbia, a Roma. Dove è nato un comitato di cittadini, battezzato Mammut, che ha deciso di cambiare. Di escludere l’arma dell’odio razziale, della lamentela sterile, della passività rabbiosa. Cittadini che danno l’esempio, rispondendo all’incuria con l’azione. Là dove le amministrazioni latitano, fra servizi assenti, degrado ambientale e occasioni culturali mancate, si sceglie un’altra via: trasmettere valori e trasformarli in fatti.
Tutto parte dal basso. Come per i tre giorni di festa (12-14 giugno) in cui si sono susseguiti tornei sportivi per ragazzini, assemblee pubbliche, concerti, laboratori di hip-hop, skate libero, street food. Con un obiettivo serio da raggiungere: ripristinare e rendere agibile il campetto di calcio di via Briziarelli, restituendolo ai bambini. Sfida vinta e salutata su Facebook con video, foto e messaggi di coesione sociale: “I quartieri sono di chi li vive, non importa il colore della pelle: amichevole intercontinentale al campo Mammut!”. Lo sport come spazio di dialogo interraziale, imparando a prendersi cura di ciò che la politica ha dimenticato, ignorato, devastato.
RIQUALIFICARE CON L‘ARTE. IL MURALE GIGANTESCO DI BLU
E così per l’arte. Altra protagonista di quest’evento estivo. Perché se “il quartiere è di chi lo vive” – che è un po’ lo slogan del comitato – un linguaggio come quello della street art non poteva che essere il più fecondo, il più propizio. In scena c’è Blu, maestro dell’impegno civile e del muralismo urbano. È lui ad aver dipinto splendidamente la grande facciata cieca di una palazzina popolare, al lotto 24, agganciato ad una fune. Anche in questo caso nessun intervento o finanziamento pubblico: azione spontanea, decisa e coordinata – con tutti i crismi – dal comitato di quartiere.
L’immagine – che riprende per stile e cromie il muro recentemente portato a termine a Campobasso – è quella di una corpo vegetale, un rampicante variopinto di arbusti e radici, che agguanta un edificio di cemento. Sul fondo, sotto un cielo azzurrissimo, il paesaggio si proietta all’infinito, come una metropoli lunare.
E sono storie di micro comunità che crescono, reagiscono, rispondendo alla retorica delle ruspe con una parola chiave: “riqualificazione”. Contro “macerie, speculazione edilizia, mercanti di uomini”, la risposta non è nella guerra tra poveri, ma nell’azione collettiva organizzata. E nella cultura del “bene comune”.
Lasciando germinare un concetto, il più importante: il cambiamento della classe politica di domani passa, oggi, dalla maturazione del tessuto sociale.
– Helga Marsala
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