Macerata capitale della street art. Al via il festival Ratatà, finanziato con il crowdfunding
Riparte dagli spazi della città, disegnando percorsi resi quest’anno ancora più difficoltosi dai tanti luoghi inagibili a causa del terremoto, Ratatà il festival di fumetto, illustrazione, grafica, editoria indipendente di Macerata.
Arrivato alla quarta edizione, il festival Ratatà si confronta con una chiusura che non è solo mentale ma anche logistica, e punta ancora di più su una cultura che viene dal basso ed è frutto della collaborazione tra tantissime diverse realtà per scoprire modi nuovi di fare comunità. Una cultura che non è fatta per mettersi in mostra, ma per mettere a disposizione un sapere e condividerlo, per innescare quei processi creativi che portano alla crescita di una società. Fino al 23 aprile eventi, mostre, concerti, laboratori, interventi urbani, mostre mercato tra cui segnaliamo le mostre di Jesse Jacobs (Canada) alla sua prima esibizione in Italia. La grande novità? La manifestazione, che nasce in un momento complesso per la zona, flagellata dai terremoti della scorsa estate e dello scorso autunno, è stata finanziata tramite crowdfunding.“Il rapporto con un territorio vessato da violenti eventi sismici” spiegano gli organizzatori, “e da una difficoltà nella ricostruzione, con una realtà sociale ferita nelle intenzioni, i problemi personali che questi eventi hanno portato nelle nostre stesse vite, ci ha fatto più volte pensare se iniziare anche questo anno quella serie faticosa ma estremamente gratificante di riunioni, incontri, litigi, pensieri, progetti che sono l’ossatura invisibile ma fondamentale del Ratatà”.
ARTE E MIGRAZIONI
“Alla fine è stato proprio il desiderio di rinascita personale” continuano “unito al bisogno di rinascita culturale locale il filo conduttore di questa edizione, attraverso esposizioni che abbiano un legame diretto con questo tema e la creazione di una rete sempre più fitta con le forze motrici culturali, politiche, sociali che da sempre animano il nostro tessuto umano”.
Di tutto questo parlano gli eventi, ad esempio Maisons perdues, una collettiva di artisti internazionali che attraverso il disegno riflettono sulla casa, un tema assai sentito per gli eventi sismici che hanno colpito questo territorio sia a livello mondiale per le grandi migrazioni; Anke Feuchtenberger (Berlino) fondatrice del gruppo Glowing Future, ideatore di azioni politico-artistiche attraverso graffiti e murales nell’Europa dell’Est; Aurélie William Levaux, artista belga che intreccia vari linguaggi tra cui ago e filo, pittura, inchiostro; senza tralasciare Prof. Bad Trip, la grande retrospettiva dedicata all’opera dell’artista scomparso Gianluca Lerici a cura di Tabularasa Teké Gallery. Ma protagonisti al Ratatà non sono solo gli spazi chiusi o recuperati ad un nuovo uso, ma anche gli spazi aperti con gli interventi urbani di Gio Pistone, Snem, Frenulo, Guerrilla spam, Allegra Corbo, Run e Giulio Vesprini.
-Annalisa Filonzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati