Banksy regala una sua opera agli inglesi che non votano Theresa May. È corruzione?
Mancano pochi giorni alle elezioni britanniche. Dibattito infuocato e i due candidati al centro dell’agone politico. Anche Banksy interviene con forza, lanciando una provocazione e sfidando la legge…
Stavolta Banksy rischia grosso. E non c’entrano muri illegali, azioni di sabotaggio creativo, performance a sorpresa nello spazio pubblico. C’entra la politica – che in verità c’entra sempre, nel suo caso, sul piano dei linguaggi, degli approcci e dei contenuti – ancora una volta calandosi nell’attualità più calda. Partiti, elezioni, destra e sinistra, candidati sul ring.
L’8 giugno gli inglesi sono chiamati alle urne per decidere chi guiderà il Paese nei prossimi 5 anni. Tornata elettorale che si preannuncia sul filo di lana, con l’attuale primo Ministro Theresa May partita in netto vantaggio e ritrovatasi a pochissimi punti di distacco dal candidato laburista Jeremy Corbyn. Dal quale, per altro, si tiene ben lontana: May ha disertato tutti i confronti pubblici, consapevole (probabilmente) della superiorità comunicativa del suo avversario, assai più simpatico, rilassato, autentico e a proprio agio dinanzi al pubblico e alle telecamere. Niente dunque è scontato per il futuro della Regno Unito, a un anno di distanza dal trionfo di Brexit e con lo shock dell’ultimo attentato, nella notte del 3 giugno. Ancora il terrore prima di una consultazione elettorale: Londra come Parigi, il London Bridge come gli Champs Élysées.
LA PROVOCAZIONE DI BANKSY E LE NORME ELETTORALI
In questo quadro convulso s’inserisce Banksy, icona della street culture internazionale. Lo scorso 10 maggio l’artista aveva realizzato uno splendido murale a Dover, nei pressi della stazione da cui partono i traghetti per Calais: l’immagine di una bandiera europea, da cui un operaio cancella le stelle a colpi di scalpello, diventava manifesto polemico della distruzione dell’Europa unita, a partire dal tema dei migranti. Non dimenticando la matrice xenofoba e nazionalista che orientò i britannici nel giorno del fatidico referendum.
Oggi Banksy torna sul tema. Non con una semplice dichiarazione o indicazione di voto, ma con un vero e proprio gesto di persuasione, che qualcuno – vista la fama dell’autore – potrebbe accostare a un caso di “corruzione”. Il 9 giugno, all’indomani del voto, l’anonimo genio di Bristol produrrà una stampa in edizione limitata, raffigurante la sua iconica bambina col palloncino a forma di cuore. Quest’ultimo, però, è decorato con la bandiera UK. Potranno accaparrarsela una tutti gli elettori registrati nei circondari di Bristol North West, Bristol West, North Somerset, Thornbury, Kingswood e Filton, ma solo se in possesso di una prova del loro voto contro i Tories. Basterà inviare una foto della scheda elettorale, in cui si dimostra che non si è sostenuto il candidato conservatore. Un endorsement indiretto ma chiarissimo per Corbyn.
LA NOTA DELL’AVVOCATO
Il terreno è chiaramente minato. Ad esempio, è la commissione che sovrintende alle elezioni britanniche a parlare di corruzione “quando qualcuno, direttamente o indirettamente, dà soldi o procura incarichi a o per qualsiasi elettore, al fine di indurlo a votare o a non votare”, senza dimenticare che viene considerato reato l’offerta “durante o dopo un’elezione, di cibo, bevande, intrattenimento o viveri per influenzare o corrompere gli elettori”.
Insomma, il rischio c’è. Tanto che sul sito di Banksy, dove l’azione è stata annunciata, viene riportata la nota di un avvocato: “Questa stampa è un souvenir legato alla campagna, non intende in alcun modo influenzare le scelte dell’elettorato, non ha valore monetario, ha solamente lo scopo di divertire e non è rigorosamente finalizzata alla vendita. Termini e condizioni da rispettare, spese di spedizione non incluse”. Misura strategica, in punta di diritto, per cercare di evitare una possibile denuncia. E se il gesto è provocatorio, controverso, spudoratamente situazionista e partigiano, la sensazione che ne viene è liberatoria. Viva la faccia. Artisti engagé, ma per davvero.
– Helga Marsala
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