Solo e Diamond in Russia. Il Satka Street Art Festival riflette sulla salvaguardia del Pianeta
Due tra i più noti street artisti romani sono andati in una cittadina russa, ospiti di un festival internazionale. Tema ecologico e riferimenti allo spazio, ma anche alle vecchie fiabe locali. E hanno condiviso con noi alcune suggestioni, insieme a una carrellata di foto…
Cittadina industriale, sorta nella metà del Settecento intorno a una giacimento di magnesite, Satka si trova a circa 190 km da Chelyabinsk, nell’area meridionale dei Monti Urali. Un agglomerato moderno, edificatosi intorno all’estrazione mineraria e alla produzione di mattoni refrattari. Non è un caso che la seconda edizione del Satka Street Art Festival si sia concentrata sul tema dell’ecologia e dello sfruttamento ambientale. Il tutto a pochi giorni dal G7 di Taormina, che ha visto fallire l’accordo sul clima fra i 7 leader mondiali: la posizione critico-scettica dell’antiambientalista Donald Trump non ha consentito il raggiungimento dell’intesa. Al punto che l’America, all’indomani del summit, ha annunciato l’uscita dall’accordo di Parigi, che impegna 195 Paesi in un percorso contro il riscaldamento globale e in direzione della diminuzione delle emissioni inquinanti. Tema caldo, dunque, la cui eco arriva anche in Russia fra le comunità dell’arte.
DA ROMA A SATKA. IL SENSO DI UN’AVVENTURA
Cinque le facciate dipinte in questo scorcio urbano da riqualificare e riconnotare, provando a costruire una narrazione visiva che assuma anche il carattere di un manifesto etico, oltre che di un racconto agganciato alla specificità del luogo. Sostenuto dal Fondo “Sobranie”, dal Consiglio svizzero per la cultura “Pro Helvetia” e dall’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, il Festival ha ospitato gli svizzeri Nevercrew, i russi Petro e Slak di Aesthetics Group, e infine gli italiani Solo e Diamond, presentati dalla storica dell’arte Simona Capodimonti.
“Questo viaggio ha rinnovato in me la definizione del termine avventura”, ci ha raccontato Diamond da lassù, tra le cime degli Urali. E di avventura s’è trattato davvero. L’arrivo in Russia in aereo e poi – per scelta – la tratta Mosca-Satka a bordo di un treno. 29 ore di cammino, consumando chilometri, tappe, incontri e immagini veloci. Conoscendo posti e persone. Il senso della strada, prima del lavoro finale.
I due muri si incastrano a dovere sulle facciate grigie e giustapposte di due palazzine in cemento: l’uno pensato in orizzontale, l’altro in verticale, a formare una “L” costruita intorno a due fulcri circolari. Un casco da astronauta e un viso femminile, declinati con gli stessi colori: il rosso, l’azzurro, il bianco, il nero, l’oro. Progetto pensato ed eseguito insieme, senza sbavature.
CAMBIARE IL PIANETA. FRA LE STELLE E LE FIABE
È Solo a rispolverare un’altra memoria del luogo, passando dalle profondità delle miniere alla dismisura delle galassie. Il viso di una donna astronauta evoca subito quella tempesta di meteoriti che nel 2013 colpì l’area intorno a Satka, provocando oltre 1000 feriti e danni alle abitazioni. Un cratere di 6 metri di diametro venne poi ritrovato sulla superficie ghiacciata del lago Chebarkul. Ma i rimandi si sprecano, dal ricordo di Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, alla cagnetta Laika – qui impressa sul logo reinventato del servizio aerospaziale russo – partita il 3 novembre del 1957 a bordo della navicella sovietica Sputnik 2. L’immagine, che riprende un’illustrazione di Philip Bond, si completa con la farse “Non cambiare pianeta, cambia il tuo pianeta”. Che a proposito di G7 e di attualità, suona come quel “Make Your Planet Great Again” con cui Macron ha efficacemente parafrasato Trump in queste ore.
“Dovremmo avere un po’ più a cuore il pianeta che ci ospita”, spiega Solo. “Arrivando a Satka non ho trovato gente così diversa da quella che trovi nella provincia italiana: persone semplici, di cuore, che lavorano, che non badano alle apparenze. Sembrerà banale, ma è in queste circostanze che ti accorgi veramente di come siamo tutti uguali su questo sassolino che galleggia nell’Universo”.
Per Diamond torna il tema della femminilità, in una chiave sospesa tra eroismo, mitologia, memoria e sentimento della natura. Nuovo volto muliebre, per la sua galleria in progress di ritratti dalla forgia Liberty, restituiti con finezza di segno e abilità compositiva. “In sintonia con il tema ho tratto ispirazione da un’antica fiaba russa, “I Cigni Selvatici”. Ho trovato estremamente attinenti le forme e i colori con le atmosfere locali che abbiamo trovato a Satka. Un’aria fredda e straniante ci ha accompagnati per tutto il viaggio e durante il soggiorno, regalando un’aura magica ad ogni circostanza, dal percorso in treno (infinito) fino alla visita (inaspettata) alle miniere”, ha commentato. L’idea del viaggio è qui tutta interiore, spirituale, a nutrirsi di incantesimi e di immaginazione.
– Helga Marsala
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