La Fondazione Spinola Banna realizza un murale sonoro in un liceo di Torino
2 anni di gestazione, 200 persone coinvolte tra artisti, tecnici, studenti e istituzioni pubbliche e private dalla fondazione Fondazione Spinola Banna per realizzare il primo murale sonoro virtuale. In un liceo artistico in periferia
Le periferie diventano protagoniste a Torino grazie alla Fondazione Spinola Banna per l’Arte, istituzione nata nel 2004 dalla volontà di Gianluca Spinola a Banna (TO) per sostenere l’arte e la musica contemporanea grazie a un programma di residenze e workshop. La Fondazione di recente ha presentato la realizzazione del primo murale sonoro virtuale e interattivo all’interno del progetto Segni per la speranza, nato nel 2016 su invito della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee periferie urbane del Ministero dei Beni Culturali proprio con l’intento di valorizzare le periferie delle grandi città.
IL PROGETTO
Segni per la speranza è un progetto promosso dalla Direzione Generale del Ministero dei Beni Culturali, che ha proposto al Comitato Promotore per le Fondazioni Italiane Arte Contemporanea, di cui la Fondazione Spinola Banna è membro, di ideare e realizzare un intervento artistico e culturale che mirasse alla valorizzazione delle periferie urbane. Una volta individuato il luogo da riqualificare – su indicazione del progetto comunale MurArte, per la creazione di murales legali -, si è arrivati, in poco più di un anno, alla realizzazione di un’opera visivo-sonora su di un muro esterno di 365 mq dell’edificio che ospita il Primo Liceo Artistico Statale di Torino. Un lavoro complesso costato due anni di gestazione e che ha coinvolto oltre 200 persone tra artisti, tecnici, studenti delle scuole superiori e istituzioni pubbliche e private.
L’OPERA
Nell’ambito del programma di alternanza scuola-lavoro, 50 studenti hanno disegnato su muro le parole tratte da opere letterarie e cinematografiche (Natalia Ginzburg, Vittorio De Seta, Abbas Kiarostami), utilizzando come lingua il francese, il cinese e il russo. Le parole sono state ripetute come una litania e le loro voci sono andate a comporre la parte sonora processata dal compositore Stefano Gervasoni e dal computer music designer Marco Liuni. Il progetto ha preso a modello il Viale dei Canti, un’opera multimodale dell’artista Giuseppe Caccavale che ha unito un’installazione visiva a una composizione di Gervasoni, realizzata dall’Istituto italiano di cultura di Parigi nella primavera del 2016, grazie al sostegno della Fondazione Spinola Banna. È in quell’occasione che i due artisti hanno deciso di portare il progetto in Italia, adattandolo alle nuove esigenze della committenza. Ma mentre lì la partitura sonora era emessa da sei diffusori acustici invisibili inseriti nel muro, qui a Torino la musica s’intreccia al lavoro pittorico grazie a una piattaforma virtuale. Basterà collegarsi al sito web dedicato per provare un’esplorazione interattiva di immagine e suono. “L’idea che un’opera d’arte diventi un bene comune è difficile da realizzare”, ha dichiarato durante la presentazione stampa il compositore Gervasoni, “ma in questo caso, grazie alla forte componente pedagogica, ciò è avvenuto perché l’artista si è messo a disposizione dei giovani, interagendo con loro”. Con il risultato di creare un murale collettivo, dove le barriere tra le arti e la tecnologia sono crollate in un’ottica di tolleranza e apertura.
– Claudia Giraud
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