Street Art e un mondo migliore. Intervista a Blub
Prosegue la nostra ricognizione sui protagonisti della Street Art nostrana. A prendere la parola è Blub, autore delle ormai celebri figure con la maschera subacquea, dipinte generalmente sugli sportelli che racchiudono le terminazioni elettriche urbane e ispirate ai personaggi dell’arte.
La tua definizione di Street Art.
Arte visibile da chiunque al mondo! Arredo urbano dei nostri centri storici, a volte abbandonati. Per quanto mi riguarda non faccio proteste o condanne al sistema (in fondo il sistema siamo noi), forse una prerogativa della Street Art. Io mi propongo di vedere un mondo migliore, persone migliori (come può esistere un mondo migliore senza persone migliori?). Che vuol dire essere migliori nel tuo vivere quotidiano fatto di piccoli gesti, pensieri, azioni. Quale utilità ha il criticare o polemizzare puntando il dito all’esterno senza prima fare un lavoro su stessi? In questo modo non stai cambiando certo le cose, anzi le rafforzi. Ti stai guardando e ti accorgi come stai agendo in questo momento?
Ti consideri uno street artist?
Mi domando spesso se è utile a qualcuno quello che faccio. Ricevo centinaia di risposte positive da perfetti sconosciuti, da tutte le parti del mondo, che mi ringraziano per quello che faccio, mi scrivono che ho reso più divertente la loro vacanza o semplicemente il percorso che fanno per andare al lavoro o tornare a casa, c’è chi mi prega di passare dalla propria via, chi, essendo un po’ a digiuno, si fa un po’ di cultura artistica e approfondisce la conoscenza col personaggio sub che ha visto e fotografato per strada.
Non so davvero se definirmi un vero street artist, nel senso tecnico della parola, purtroppo ci vuole una definizione per capirsi, ma è bene non identificarsi troppo con questo o altri ruoli, forse siamo molto di più. Ora faccio questo, chissà se magari diventerò un sano contadino con l’hobby della pittura o mi nasconderò in Tibet?
I tuoi soggetti, solitamente, indossano una maschera subacquea: dove si stanno “immergendo”?
Sono immersi in acqua, non importa se di un oceano o in piscina. Dall’elemento acqua nasce la vita, il lato nascosto della materia, l’emozione positiva è l’accettazione e l’accoglienza. Quando sei sott’acqua non c’è peso, il tempo si ferma, i pensieri se ne vanno e fluttui in simbiosi con questo elemento, in un’altra dimensione. In questa dimensione sospesa ripropongo i personaggi che con il loro esempio hanno lasciato un segno di grandezza che sopravvive ancora oggi. Senza tempo.
Quali tecniche utilizzi?
Uso la tecnica ad acrilico, si asciuga subito e non ha odore. Prediligo molto i supporti in metallo datati, meglio se un po’ arrugginiti: hanno già in sé un po’ di storia, qualcosa da raccontarmi. Ma non tutti i soggetti si adeguano bene a questo tipo di supporto e quindi uso anche la tela, a volte.
Sei attivo nella città di Firenze e in Toscana. Quali altri luoghi ti piacerebbe esplorare e perché?
Vado dove mi portano gli eventi, non sono un gran programmatore, se ti lasci portare con fiducia le vie si aprono, magari a luoghi neanche contemplati prima.
Mi hanno invitato in Norvegia ‒e chi ci aveva pensato?! ‒ per partecipare con una donazione a un’asta il cui ricavato andrà a favore dell’ALPC (Artificial Limbs and Prosthetics Centre) a Gaza. Ho preparato un pezzo dedicandolo a loro, il Sub Angel PeaceMaker. In primavera sarò a Napoli per… ancora non te lo dico. Lascio fare alla vita.
Cosa ti deve ispirare di un determinato luogo?
Sicuramente in primis lo sportello, se è stato appena verniciato lo lascio stare, poi scelgo quello che appunto ha un po’ di storia alle spalle, si trasforma in perfetta cornice al dipinto.
Il contesto del muro e della strada è molto importante, meglio se antichi e che la strada abbia un’attinenza al personaggio.
Come scegli i tuoi soggetti?
I personaggi che ritraggo hanno un valore simbolico molto positivo, e sono stati attivi nei vari campi artistici, letterari, musicali. Nonostante i tempi siano altri (con tutta l’importanza dell’arte contemporanea), loro rimangono a oggi icone incontestabili per aver donato all’umanità i frutti delle loro attitudini.
Che ne pensi del rapporto digitale che si è instaurato tra Street Art e social network?
Siamo immersi in questa era digitale e i social network sono il nostro modus vivendi. Li uso moderatamente, solo per pubblicare le mie nuove opere e non mi ci trovo nel condividere altro della mia vita privata. Rispetto chi lo fa, ma a ognuno il suo modus, e comunque ci tengo così tanto alla mia privacy da aver scelto lo status di anonimo.
L’arte di strada, se apprezzata, viene condivisa sui social e diventa ancor più visibile e aperta a chiunque. Grazie ai social gli appassionati si trasmettono informazioni su dove trovare le opere, si incontrano tra loro.
Cosa farai domani?
Napoli? Forse!
‒ Alessia Tommasini
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