Dalla strada al museo. Banksy a Milano
Il Museo delle Culture di Milano ospita per la prima volta una monografia non autorizzata dedicata al misterioso writer.
“Siano le strade un trionfo dell’arte per tutti”. Questo verso di Majakovskij potrebbe essere il manifesto intellettuale di Banksy. Per lui, infatti, l’arte è un atto di bellezza libero, gratuito, svincolato da tutto e tutti. Che succede, quindi, quando la Street Art entra nei musei?
A visual protest. The Art of Banksy è una mostra non autorizzata, dato che il writer continua a difendere strenuamente il proprio anonimato e la propria indipendenza dal sistema.
La monografica rientra nel più ampio progetto scientifico concepito dal MUDEC, “Geografie del futuro”. Un focus per capire quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza, in un mondo che riduce sempre più gli spazi grazie alla tecnologia, e dove i luoghi e i non-luoghi da esplorare diventano sempre più complessi ed elusivi. In particolare, con Banksy, la relazione si connota di tratti assolutamente “sociali”: il paesaggio umano nel quale l’artista si esprime, spesso in zone di conflitto, l’attitudine sperimentale e l’interesse verso la “psicogeografia” di matrice situazionista, secondo cui lo spazio di azione dell’artista è il territorio.
LA POLEMICA
La retrospettiva milanese, curata da Gianni Mercurio, raccoglie per la prima volta un’ottantina di opere provenienti da collezioni private. Quindi nessuno dei lavori esposti è stato sottratto a spazi open air. Per i più puristi, però, questo non basta e neppure per l’artista, che ha espresso da sempre il suo dissenso nei confronti del “sistema dell’arte”. Sul suo sito ufficiale spicca la foto relativa a una mostra a lui dedicata. Lo scatto ritrae il manifesto coperto da un gigante FAKE rosa che – non a caso – è eseguito con una bomboletta. A seguire un elenco di tutte le esposizioni “fake” (compresa quella meneghina) con tanto di tariffario.
Nonostante ciò, la mostra è già un successo: oltre 10mila visitatori (solo nei primi cinque giorni) sono accorsi per vedere da vicino i suoi famosi ratti e importanti lavori come Kissing Coppers a Brighton, Flower Thrower a Gerusalemme, Girl with Balloon.
LA MOSTRA
A partire dall’introduzione sulle origini del fenomeno, ogni opera è contestualizzata in una sezione specifica che raccoglie dipinti, prints numerati, corredati di oggetti, fotografie e video, oltre a circa sessanta copertine di vinili e cd musicali disegnati dall’artista e una quarantina di memorabilia. Una delle sezioni è incentrata sul tema dei “giochi” di guerra: Banksy inquadra la religione, l’industria bellica e lo sfruttamento del territorio. Induce poi gli spettatori a contemplare la gravità per scongiurare gli effetti, mostrando gli inganni del potere con la consueta cupa ironia.
Altro tema chiave è il consumismo: i suoi lavori da sempre prendono di mira il capitalismo e in particolare il mercato dell’arte, i cui consumatori sono spesso privi della capacità critica necessaria per comprendere l’arte. Il “consumo” è principio e fine di una dinamica sociale che rende l’individuo sempre più incline all’acquisizione di beni materiali e all’ossessione del possesso: una dinamica basata su un’aspettativa di felicità che viene sempre disattesa ma che crea dipendenza, come mostrano le figure ammantate che si inginocchiano davanti a un cartello che recita Oggi fine dei saldi.
Diversi lavori testimoniano poi come Banksy sovverta immagini celebri cambiando gli elementi per alterarne il significato. Ad esempio, in Can’t Beat The Feelin’ Topolino e Ronald McDonald tengono le mani della bambina nuda che fugge dal bombardamento da napalm in Vietnam, oppure In Turf War trasforma l’ex primo ministro britannico Winston Churchill in un’icona punk, definendolo “vandalismo creativo”.
Chiudono il cerchio un documentario e uno spazio multimediale che svela i luoghi del mondo in cui Banksy ha operato. A dispetto di tutto e tutti, rimane, quindi, “una protesta visiva”, dove ogni opera è un grido contro il sistema, la guerra, il consumismo, o una critica alla politica e una satira dei temi sociali e d’attualità.
‒ Lucia Antista
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