Dalla Street Art alle gallerie. Intervista a Lucamaleonte

Classe 1983, Lucamaleonte ha accumulato vent’anni di esperienza nel campo delle arti visive e degli interventi urbani, senza disdegnare le mostre in galleria. Oggi i riflettori si accendono nuovamente sul suo lavoro grazie al murale realizzato a Roma, nel quartiere San Lorenzo.

Ci puoi raccontare il tuo ultimo lavoro, Patrimonio Indigeno, il grande murale a San Lorenzo a Roma?
Patrimonio Indigeno nasce dalla mia collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere e SCS Sviluppo Immobiliare, che ha costruito lo stabile e voluto l’opera. L’operazione è stata curata da Marcello Smarrelli per conto della fondazione. L’opera è un ritratto parziale e simbolico del quartiere di San Lorenzo a Roma: da un fondo naturale, ispirato ai campi dell’agro verano, che sorgeva sul posto prima della costruzione della zona, emergono una serie di elementi riconducibili al luogo, alcuni di più facile riconoscimento, altri che richiedono una maggiore attenzione.

Nelle varie interviste che hai rilasciato nel corso degli anni non ti definisci propriamente uno street artist. Come ti definisci allora?
Non mi piace essere definito così perché ritengo che la Street Art racchiuda tutte quelle esperienze che nascono spontanee e illegali sui muri della città, mentre io non lavoro più illegalmente. Non saprei come definirmi, spero che gli altri siano più bravi di me a trovare un nome al tipo di opere che realizzo. Spesso il termine Street Art è abusato da curatori e galleristi per accattivarsi un pubblico che al momento è molto ricettivo a questo genere di espressione artistica, ma per quanto mi riguarda la Street Art non può essere vincolata alle istituzioni dell’arte per la sua natura spontanea, illegale e priva di qualsivoglia controllo.

Quando ti sei avvicinato alla Street Art? E perché?
Ho incominciato a lavorare sui muri all’inizio degli anni Duemila con la tecnica dello stencil, e successivamente sono passato alla pittura più tradizionale, con rullo e pennello. Ho avuto, come tanti, una breve esperienza nell’ambito del writing a metà degli Anni Novanta, ma senza ottenere grandi risultati e senza mai essere pienamente soddisfatto di quello che riuscivo a fare. Nonostante io abbia abbandonato presto questo mezzo espressivo, l’idea di mettere i miei lavori in strada mi è rimasta dentro in maniera seminale; dopo qualche anno sono tornato quindi sui muri della città, ma con lavori diversi e più personali, più simili ai lavori che facevo nel mio studio.

Lucamaleonte, Patrimonio indigeno, Roma, 2018. Photo Simple Stori. Courtesy l’artista

Lucamaleonte, Patrimonio indigeno, Roma, 2018. Photo Simple Stori. Courtesy l’artista

Come concili il lavoro in strada a quello in galleria? Trovi più dissonanze o più affinità tra i due “ambienti”?
Sono due modi diversi di raccontare la mia visione del mondo e come tale li tratto. Sui muri mi piace raccontare le storie della collettività, che narrano il territorio dove sorgono e che non potrebbero vivere altrove. Le opere da galleria, invece, parlano di un universo più personale e intimo. L’ambiente chiuso di una galleria e quello della città sono diversi, e come tali vanno affrontati.

Hai lavorato molto con la tecnica della stencil art. Ora che tecnica utilizzi?
Ho dipinto utilizzando gli stencil dal 2001 al 2011 circa. Quando la ricerca tecnica ha iniziato a prevalere sul significato delle opere ho preferito virare sull’utilizzo di pennelli e dipingere a mano libera; questo mi consente di avere una maggiore versatilità, di cambiare i piani in corsa e affrontare ogni opera con maggiore libertà.

La parte più complicata del tuo processo creativo.
La parte di racconto successiva alla realizzazione, quel momento fatto di pubbliche relazioni che giocoforza mi costringono ad avere contatto diretto con il pubblico. Non è un vezzo da snob, ma una difficoltà reale di relazionarmi con molte persone contemporaneamente o con persone che non conosco. È il mio modo di forzarmi d uscire dalla mia zona di conforto, un esercizio utile, ma molto faticoso.

Una domanda sui tuoi soggetti: da dove proviene la tua scelta di dedicarti alla botanica e ai bestiari? Quali elementi ti devono attrarre o colpire nei soggetti che realizzi?
Ho sempre studiato, collezionato e letto libri sulla natura, ne siamo circondati, ma la diamo per scontata, io ne subisco il fascino in ogni momento della mia giornata; questo, unito alla passione per le tecniche di stampa antiche e a un’estetica riconoscibile, ma poco utilizzata, mi ha suggerito qual era la strada da percorrere.
Gli elementi naturali devono avere delle forme specifiche che si adattano al supporto su cui lavoro, e devono avere un significato per me. Ci sono delle forme e degli elementi che ricorrono spesso nella mia produzione, ne subisco un fascino notevole, ma irrazionale probabilmente.

Lucamaleonte, Mucchio di fagiani, Roma, 2017

Lucamaleonte, Mucchio di fagiani, Roma, 2017

Anche i brand si avvicinano alla sottocultura urbana, all’underground, per promuovere o sponsorizzare i propri prodotti. Che ne pensi? È “bene” o è “male”?
Non posso dire se sia bene o male a priori, ogni operazione nasce da presupposti diversi e va valutata a se stante, basta che non scimmiotti stilemi della cultura urbana, ma che li rispetti e che li consideri, appunto, una cultura. Personalmente mi piace collaborare con brand, in passato mi è capitato e tutt’ora sto collaborando con diverse realtà, trovo stimolante lavorare con delle linee guida dettate da altri, è un modo per annullare il proprio ego ogni tanto, e potersi muovere solo all’interno di certe regole ti spinge a trovare soluzioni a cui altrimenti non avresti pensato.

Una tua previsione per il prossimo anno, senza andare troppo lontani, in merito al rapporto tra social network e arte. Cosa ne pensi? Come si evolverà?
Non mi interessa, uso i social per raccontare il mio lavoro, ma difficilmente guardo i lavori altrui, non ho una visione chiara della cosa.

Anticipazioni sul tuo futuro?
Sto iniziando a ragionare su una mostra per fine 2019 o inizio 2020, a documentarmi e a studiare un po’ di cose, mentre i lavori su commissione sono ben pianificati per almeno sei o sette mesi, alcuni più piccoli per privati appassionati, altri con brand che mi interessano. Sto iniziando a lavorare più frequentemente come illustratore e tra un po’ si vedranno i frutti di queste collaborazioni.

Alessia Tommasini

http://lucamaleonte.tumblr.com/

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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