TvBoy a Roma. Un anno dopo il bacio Di Maio-Salvini: il governo secondo Collodi
Il successo di quel bacio tra i due futuri vice premier fu clamoroso. Ha aspettato un anno TvBoy, street artist palermitano, da anni trasferitosi a Barcellona: sparata ora una nuova cartuccia contro il "governo italiano". Un altro muro ironico, che stavolta tira in mezzo anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Galeotto fu il bacio, visionario l’artista, memorabile l’affiche sbocciato nel cuore della Capitale. Era il 23 marzo 2018, esattamente un anno fa. Venti giorni erano trascorsi dal voto delle Politiche, che al Paese consegnavano uno scenario clamoroso, radicalmente nuovo. Un groviglio di sconfitte e di exploit, di alleanze impossibili e azzardi necessari, di speranze febbrili e di tragiche débâcle. Un’altra Italia, sul bordo del ‘cambiamento’. Parola che oggi (ma pure allora) ha il sapore della beffa, come minimo della delusione.
IL BACIO VAMPIRESCO, UN ANNO FA
Quel giorno si eleggevano i Presidenti di Camera e Senato. Iniziavano i valzer, quelli seri, e l’happy end era lontano: opinionisti, editorialisti, politologi, cronisti, tutti a misurarsi con analisi dei dati e ipotesi di futuro, navigando in un cielo nero. L’opera che quel giorno lo street artist TvBoy regalò ai romani, su un muro di Via del Collegio Capranica, a un passo da Montecitorio, fu il migliore dei racconti. Il più ficcante. Un presagio di cui ancora non si poteva sapere la portata. Non a caso l’immagine occupò qualunque testata, qualunque spazio sui media, divenendo presto icona. Citata negli studi di Tg, nei salotti dei talk show, tra approfondimenti giornalistici e un’infinita serie di contenuti social.
Il bacio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è già storia. Ed era Salvini, a ben guardare, che avvicinava a sé il volto del docile leader pentastellato, oggi ricordando più un vampiro che non un innamorato: col senno di poi quel siparietto svelava non solo l’abbraccio tra i due futuri alleati di governo, ma anche la fagocitante, dirompente scalata del leghista, poi Ministro dell’Interno, che ai Cinque Stelle avrebbe succhiato energie, consenso, identità, numeri, posizionamento. Lui – salvato pure dal processo Diciotti grazie all’immunità parlamentare, ultimo baluardo grillino miseramente superato nel nome della tenuta del governo – sfoggia adesso un 35% nei sondaggi, doppiando il risultato di un anno addietro; loro, precipitati dal 30 al 20, consumano identità, coerenza, carattere, capacità comunicativa. L’impreparazione, le gaffe, gli arresti romani, l’assenza di una linea autenticamente politica e culturale, hanno fatto il resto: è il tempo del declino.
E allora sì, quel bacio premonitore fu mortale. Vampiresco. Una condanna annunciata. Immagine ironica ed efficace, che l’amministrazione capitolina fece sparire nel giro di poche ore.
RIVISITANDO COLLODI: IL PREMIER BURATTINO
Stessa scena, più o meno. Stesso autore, altro muro. È il 22 marzo 2019: TvBoy ci riprova. Roma si sveglia con un nuovo poster dai toni urban-pop lungo Vicolo della Torretta, tra il Parlamento e Palazzo Chigi. Stavolta al centro della scena c’è un trio: i soliti Salvini e Di Maio, ai lati di un rigido Giuseppe Conte che sorride a denti stretti. Ovvero: il Gatto e la Volpe – ridanciani, abbigliati come due mendicanti zoppi – e lo scolaretto Pinocchio in mezzo. L’allegra brigata collodiana è l’immagine caustica del potere, così come continua a disegnarsi in Italia, in forma di farsa, di abbozzo, di accordicchi e di furbate, di raggiri, figuracce, ciniche alleanze, oltre ogni idea di autorevolezza e di orizzonte politico ampio.
Il Presidente del Consiglio – uomo invisibile della mediazione e del rattoppo, poco polso e una finta scioltezza che non maschera il disagio della triade impropria – è quel “burattino” che lo scorso 12 febbraio il capogruppo dei Liberaldemocratici in Europa, Guy Verhofstadt, attaccò senza mezze misure: manovrato da Lega e Movimento Cinque Stelle, compiacente verso Putin e piegato a dannose istanze sovraniste. Quell’offesa, il Premier, proprio non la mandò giù. Nonostante l’immagine della marionetta gli fosse stata subito affibbiata all’indomani della nomina: vox populi tranchant.
Sullo sfondo un Paese dei Balocchi che non c’è, tra un “boom economico” annunciato in piena recessione, tra i morti del Mediterraneo che si conterebbero sulle dita di una mano, tra la povertà “sconfitta” con un inutile decreto, lo spread improvvisamente “dimezzato” e quest’ “anno bellissimo” – il 2019 – inaugurato col sorriso d’ordinanza. Numeri, dati, fact checking? Ognuno la storia se la racconta come vuole: che sia favola o propaganda, quel che conta è far credere di crederci. E sorridere, sempre.
Divertente l’opera di TvBoy, che unisce cronaca e critica con la consueta cifra scanzonata, con quello stile pungente eppure lieve. Opera che forse non diventerà una nuova icona – meno incisiva dell’altra, meno dirompente – ma che restituisce un’immagine significativa dell’attuale teatro politico nazionale. E l’arte della citazione funziona anche stavolta: lì era il celebre bacio del ’79 tra Leonid Breznev ed Erich Honecker, riprodotto sul Muro di Berlino, e qui un pilastro della letteratura mondiale per ragazzi, autentico mito moderno che di metafore trabocca. E che continua a descriverci, impietoso.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati