Il Naufrago Bambino di Banksy a Venezia durante i giorni di preview della Biennale
Un bambino nel vento impetuoso di uno sbarco. Con il giubbetto di salvataggio e con in mano un razzo segnaletico. Fluorescente nella notte. È comparsa un’opera straordinaria al 99% attribuibile a Banksy durante i giorni dell’apertura della Biennale a Venezia. Ma nessuno se n’è accorto. Tutte le foto
Siamo alla prima settimana post opening della Biennale di Venezia. Sono stati giorni intensi quelli della preview: tutti si muovevano indaffarati alla ricerca di battezzare il padiglione migliore, l’opera più illuminante o il progetto più interessante di questa Venezia mai così vivace. Si sono accavallate così tante informazioni e così tanti contenuti su questa Biennale, che tutto il panorama mediatico si è fatto sfuggire l’opera più mediaticamente potente: un nuovo lavoro di Banksy proprio in Laguna, nel bel mezzo della città. Facilmente visibile peraltro.
DOV’È IL BANKSY A VENEZIA?
Banksy (ma l’opera pur essendo squisitamente banksyiana non è stata ancora da lui rivendicata) ha realizzato uno stencil da muro a spray quattro notti fa – quasi certamente tra giovedì e venerdì mattina – proprio nel cuore dei giorni di pre-opening della più grande mostra del mondo. Siamo nel sestiere di Dorsoduro, su una parete sopra ad un canale, ma pochi, molto pochi, lo hanno notato benché siamo in una zona piuttosto frequentata, vicinissimo a Campo Santa Margherita, il cuore della movida studentesca della città. Per trovare l’opera prendete come riferimento la Farmacia Santa Margherita, salite sul ponte che parte dal campiello e dalla sommità si vede molto bene.
I TEMI DELL’OPERA DI BANKSY A VENEZIA
Il lavoro è decisamente in linea con molti dei lavori realizzati negli anni dall’artista britannico (abbiamo parlato di lui tantissimo negli ultimi tempi per mostre e interventi a Parigi, Mosca e Milano con tanto di polemiche sui diritti d’autore): il tema dell´immigrazione la fa da padrone. Qui un bambino, a quanto pare con un giubbetto salvagente e con un razzo segnaletico, cerca di indicarci qualcosa catturando la nostra attenzione distratta e distolta immerso coi piedi nell’acqua. E così l’opera, inserita nel contesto della Biennale, può chiamare in causa le tematiche più varie. Crisi geopolitica, questione dei migranti, ma anche una crisi del sistema arte contemporanea, della qualità della sua ricerca e della sua offerta oltre, perché no, ad un monito al Governo italiano. Un bambino che indica la strada agli adulti.
IL MESSAGGIO DI BANKSY DURANTE LA BIENNALE
L´arte diventa virale e commerciale se ha un pubblico, il pubblico viene condizionato da strategie politiche ed economiche. E così capita che perfino Banksy perda (per scelta o per caso) quel suo specifico e solo apparentemente inscalfibile potere comunicativo, tornando ad essere quello street artist che tantissimi ancora non hanno compreso. Se mettiamo in parallelo lo scalpore provocato dell’opera di Banksy autodistruttasi nella celebre asta di Sotheby’s con questa appena realizzata durante la Biennale, possiamo cogliere le due facce della medaglia della comunicazione. Se questa medaglia non rotola negli oliati ingranaggi del sistema, tutto tace, tutto scorre, nessuno vede o ricorda. Nessuno si accorge e anche un Banksy straordinario diventa invisibile agli occhi. L’opera di Banksy a Venezia è stupenda: va cercata, trovata, visitata. E ricordata.
-Lapo Simeoni
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