La Resistenza sui muri di Marzabotto. Il Festival Pennelli Ribelli in Emilia Romagna
L’azione ribelle di un gruppo di street artist nel territorio emiliano di Marzabotto, località simbolica della Resistenza, per celebrarne il valore storico e preservarne la memoria. Un percorso di riqualificazione urbana per ricordare i martiri della Resistenza grazie al festival Pennelli Ribelli.
Era il 29 settembre del 1944 quando iniziò il più feroce eccidio nazifascista in Italia: quello di Monte Sole. Un insieme di stragi che si consumò in Emilia nel territorio di Marzabotto. Una mattanza che fece quasi 800 morti in una settimana, perlopiù tra donne, bambini e anziani, torturati e brutalmente uccisi, con la sola colpa di essere mogli, figli e padri dei partigiani della Brigata Stella Rossa. “Il 25 settembre 1949 il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi insignì Marzabotto della Medaglia d’Oro al Valore Militare, per il sacrificio dei suoi abitanti nella lotta di liberazione. Per cui vivendo un po’ il territorio ci siamo sentiti in dovere di intraprendere questo progetto con l’obiettivo di rilanciare un nuovo linguaggio dedicato alla memoria, che secondo noi stava un po’ perdendo la sua reale forza. Per noi la memoria è una memoria attiva fatta di proposte positive, creative e ribelli”. A parlare è Andrea Casciu che, lo scorso anno insieme ad Alex Sabatini e Giulio Campana, ha fondato Pennelli Ribelli, festival di street art con l’obiettivo di riqualificare alcuni edifici industriali della zona, tra cui l’ex cartiera e diverse cabine Enel, dedicato alla memoria di Marzabotto e delle sue frazioni.
PERCHÉ NASCE IL FESTIVAL PENNELLI RIBELLI
“L’idea del festival nasce dal desiderio e dalla voglia di realizzare qualcosa di significativo e di stimolante in un luogo in cui percepivamo un senso di monotonia e di rassegnazione al quotidiano. Per questo nasce il titolo Pennelli Ribelli, “pennelli” perché abbiamo deciso di usare l’arte come mezzo principale di comunicazione e “ribelli” proprio perché l’intenzione è quella di smuovere gli animi delle persone, di non lasciarle vagare nel grigiore che la vita può avere, ma trasmettergli e mostrargli delle colorate alternative. Il simbolo scelto per la rassegna è il lupo in onore al comandante della Brigata Mario Musolesi, soprannominato appunto “il Lupo” per il suo forte coraggio”, prosegue Andrea Casciu. Il festival ha avuto inizio la prima settimana di ottobre dello scorso anno nello stabilimento dell’ex cartiera di Lama di Reno, abbandonato da oltre trent’anni, dove Ericailcane ha dato vita ad un enorme tasso partigiano che libera la strada dalle tagliole per lasciare il passo al tandem – simbolo delle staffette partigiane – realizzato dallo stesso Casciu insieme a Nemo’s; a seguire i volti assiepati intorno ad un’epigrafe commemorativa del Collettivo Fx e l’excursus storico di Guerrilla Spam, dal 1919 ad oggi, che affianca le partigiane della Brigata di Musolesi ad opera di Kiki Skipi. Dopo questa prima fase ha avuto inizio l’offerta di muri da parte di alcuni privati dove hanno operato Skan, sulla facciata di un capannone del borgo Rio Re e Giulio Vesprini, che si è concentrato su quella del Centro Sportivo Lama di Reno. “La realizzazione dei murales è stata anticipata da diverse iniziative di autofinanziamento che sono partite a giugno, portando il nostro banchetto di merchandising in giro per Bologna, per farci conoscere, per parlare con le persone e confrontarci. Ad ogni artista abbiamo chiesto disegnare la loro versione di un lupo da stampare in diversi formati e venderle in edizione limitata sia tramite i nostri eventi ma anche con una campagna di crowdfunding tramite produzione dal basso, precisa Casciu e prosegue: “abbiamo avuto un ottimo riscontro di pubblico e stampa e la realtà bolognese ci ha accolto benissimo. Hanno sempre partecipato in numerosi alle nostre iniziative e hanno organizzato tour guidati. Anche grazie a loro stiamo per inaugurare una seconda edizione, tanti giornalisti e fotografi sono passati durante la realizzazione dei murales e continuano a passare in tanti in cartiera anche solo per fotografarli”.
GLI ARTISTI INVITATI ALLA SECONDA EDIZIONE
Lama di Reno in poco tempo è diventata luogo di interesse nazionale ed internazionale della street art grazie a Pennelli Ribelli e al comune di Marzabotto, pertanto il 16 settembre si aprirà la seconda edizione. Bastardilla, Sardomuto, Run, Nicola Alesandrini e Lisa Gelli sono gli artisti invitati, oltre al ritorno di Guerrilla Spam con un laboratorio rivolto ad un gruppo di migranti. Il festival, che nel 1918 ha raccolto 4.000 euro di autofinanziamento e 11.000 euro dalla Regione Emilia Romagna all’interno di un progetto per la giovane arte del Comune di Marzabotto, quest’anno propone una nuova iniziativa di autofinanziamento: la Nemo’s Estrazione. Un progetto nato in collaborazione con l’artista Nemo che prevede l’acquisto di una stampa/biglietto, al costo di 25 euro, numerata, firmata e con retouchè, che darà l’opportunità di vincere una sua opera originale attraverso l’estrazione finale del 21 settembre. Furono due bambini e una donna, gli unici sopravvissuti alla truculenta strage di Marzabotto, “il più vile sterminio di un popolo”, come scrisse Salvatore Quasimodo.
RIPENSARE A MARZABOTTO
E in quest’epoca di violenza e odio è più che mai indispensabile che gli artisti si facciano militanti impegnandosi a preservare e trasmettere la memoria degli episodi sanguinari a danno dell’umanità perché ciò non si ripeta, a questo proposito Andrea Casciu conclude: “ora che ci prepariamo a ripartire, lavoriamo per allargare l’azione, coinvolgere più persone, aumentare le dimensioni del territorio coinvolto, nel suo sviluppo naturale, la Valle del Reno. Ripensando a quella tragedia immensa che è la strage di Marzabotto, guardiamo da spettatori altre, quotidiane, immense stragi come quelle che avvengono nel Mediterraneo. Anche queste stragi hanno dei colpevoli, chiaramente identificati, orgogliosi del massacro che svolgono con particolare perizia. Lavoriamo per lasciare un segno visivo, nella convinzione che anche costoro un giorno vengano identificati come tali e condannati. Il significato che ci lascia Marzabotto è che non ci si dà mai per vinti, mai sottomessi, non si gira mai la testa dall’altra parte. Ora lavoriamo perché Marzabotto e le sue frazioni, già nome-simbolo, diventi luogo-simbolo, in cui le facciate delle case diventino facciate-simbolo, per far discutere, partecipare, diffondere messaggi chiari, inequivocabili”.
– Roberta Vanali
http://pennelliribelli.org
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