I bambini di Bologna e le donne partigiane. Per una pedagogia della memoria, con i poster di Cheap
Donne, antifasciste, figlie e madri della Resistenza. Le hanno scoperte e raccontante, con scritte e disegni, i ragazzini di due scuole medie a Bologna. Un progetto educativo di poster art, per restituire radici al futuro.
“L’imborghesimento del dopoguerra ha cercato di “ricoprire” la Resistenza come episodio sconveniente, specie nella classe dei “parvenus” del dopo, e i borghesi di prima tentarono di mettere la classica pietra sopra il passato, cercando l’alibi nella definizione di Resistenza come guerra civile, perciò fratricida. (…) Sicché si può parlare di “Resistenza al bando”, al bando dalla scuola italiana, al bando dall’opinione pubblica, al bando dalla considerazione degli educatori in genere. E così le nostre donne partigiane si vedono guardate spesso con scherno negli ambienti “sani e tranquilli”, guardate come “fanatiche” amanti dell’ avventura, e l’avventura viene presa quasi per una scappatella di gioventù, e quest’ ignoranza diffusa le ha spesso ammutolite e ferite profondamente”. Sono parole di Liliana Cavani, in un’intervista pubblicata sulla rivista “Orizzonti” il 4 aprile 1965: l’occasione era la realizzazione del documentario “La donna nella resistenza”, prodotto dalla Rai, con decine di testimonianze di donne che, di quella stagione difficile, erano state protagoniste attive.
INSEGNANDO L’ANTIFASCISMO AI BAMBINI
Storie di lotta e di resistenza, di giorni feroci e di speranza, di libertà negata e di democrazia costruita, lentamente, con un prezzo alto da pagare. La vita, il sangue (il proprio e quello del nemico), la fuga, il conflitto. Un mondo oggi lontanissimo, ai più giovani persino sconosciuto, certamente non capito. Quello dei partigiani e del nazifascismo è un racconto che sfuma, lungo i sentieri della memoria nazionale, e che pure continua a sbucare, nel dibattito pubblico e nell’emotività collettiva, in forme lucide, esasperate, sentimentali o ideologiche, di identità e di rivendicazione culturale: terreno comune e pure spesso motivo di separazione. Le ferite ancora non si chiudono, 70 anni dopo la guerra e l’epilogo di liberazione.
Insegnare tutto questo ai bambini è un compito difficile ma necessario. Le fondamenta civiche, in due parole sole; l’antifascismo come precondizione democratica e spirito costituzionale. Ci pensano i professori in aula, ma anche certi progetti sostenuti da associazioni, comitati, istituzioni, amministrazioni. È il caso di “Staffette Partigiane”, progetto educativo co-promosso da Cheap – Street Poster Art Festival, realtà attiva a Bologna con uno spiccato taglio sociale e un’anima politica, creativa, femminista e metropolitana.
POSTER ART, DAI BANCHI DI SCUOLA ALLA STRADA
Questo dicembre l’affissione di una nuova serie di poster ha coinvolto non degli artisti, ma delle classi di scuola media: in Via San Giacomo sono così comparsi i lavori prodotti dai ragazzini durante una serie di laboratori. Tre anni di impegno, per una “pedagogia della memoria” che ha provato a porgere ai più piccoli il senso e il ricordo di un’esperienza umana e politica complessa, evidenziandone soprattutto il coté femminile. Ovvero il ruolo e il peso che le donne ebbero in quei giorni di sacrificio e di coraggio partigiano. Mogli, vedove, madri, orfane, prigioniere, sabotatrici, militari, spie, strateghe, soldatesse, fuggiasche, ferite a morte, figlie di una libertà tutta da inventare. Per sé e per le future generazioni.
Hanno firmato i disegni, poi riprodotti sui manifesti, le ragazze e i ragazzi della 2°R e 2°A della Scuola secondaria di primo grado Fabio Besta e della 2°F della Scuola secondaria di primo grado Guido Reni, mentre a sostenere il progetto, con Cheap Festival, c’erano Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, U.I. Pari Opportunità e Tutela delle Differenze, Contrasto Violenza Genere, Quartiere Santo Stefano, Biblioteca L. Spina, Centro delle Donne e Biblioteca Italiana delle Donne diBologna, Istituto Storico Parri di Bologna e Fondazione Carisbo.
UNA MOSTRA DI FUMETTI
Dietro quei volti e quelle scritte, tracciati con genuina partecipazione, sintesi grafica e intelligenza espressiva, ci sono mesi di apprendimento e di scoperta, la lettura di libri e di fumetti, la scoperta di storie private e di simboli comuni, l’analisi di fotografie e documentati, ma soprattutto la comprensione di dinamiche durissime da digerire e difficilmente collocabili all’origine di uno status democratico ormai dato per scontato.
Federico Manzone, fumettista e scrittore, ha condotto il lavoro e curato l’installazione, in collaborazione con Cheap. E dopo i poster, sbocciati sui muri nel centro di Bologna, è il turno di alcune tavole a fumetti, prodotte dagli studenti durante i laboratori ed esposte presso l’Istituto Storico Parri e il Museo della Resistenza, dal 19 dicembre al 24 febbraio 2020. Per una Resistenza che, nel lavorio quotidiano dell’analisi e della memoria, non sia più “messa al bando”, né a scuola, né sui media, né sul piano della coscienza collettiva.
– Helga Marsala
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