Nel 2020 A Milano la città di Lego Olafur Eliasson per Nicola Trussardi
I cittadini milanesi, e tutti i curiosi che interverranno a Milano per l’art week intorno a miart, sono invitati a giocare con i mattoncini LEGO® nell’ambito di The collectivity project. Per costruire insieme un paesaggio ideale.
Tornano gli interventi della Fondazione Nicola Trussardi a Milano che annuncia per l’anno 2020 un nuovo progetto nell’ambito di art week e design week. Il format è più o meno sempre lo stesso: la scelta di non avere una sede fissa, peregrinando in luoghi iconici o meno della città, creando una mappatura dell’arte tra un quartiere e l’altro. Era il 2003 quando Elmgreen & Dragset sfondavano il pavimento della galleria di Corso Vittorio Emanuele con il loro Short Cut. Un appena trentenne Massimiliano Gioni lanciava il primo progetto di un lungo corso fatto da installazioni e mostre che ancora oggi lo vede curatore della Fondazione presieduta da Beatrice Trussardi, proseguito poi con i famosi “bambini impiccati” di Maurizio Cattelan (Untitled), in Piazza XXIV Maggio, ma anche con Pawel Althamer, Paola Pivi, Tino Sehgal, Tacita Dean, Pipilotti Rist, per citarne alcuni. Fino agli ultimi due episodi, Jeremy Deller a City Life nel 2018, a pochi passi dalla fiera, e Ibrahim Mahama, che aveva impacchettato nel 2019 i caselli daziari di Porta Venezia, la “porta d’oriente” con le tele dei sacchi utilizzati in Africa per il commercio. E nel 2020?
THE COLLECTIVITY PROJECT
Sarà l’artista danese-islandese Olafur Eliasson, nato a Copenaghen nel 1967, a rappresentare la fondazione da martedì 14 aprile 2020, anticipando di un paio di giorni l’opening della fiera miart (giovedì 16 aprile). Intitolato The collectivity project, l’intervento si svolgerà in un luogo della città ancora top secret (si sa solo che sarà nel centro storico). Non sono invece segreti i contenuti del progetto iniziato dall’artista nel 2005 con una prima a Tirana, nell’ambito della 3° Biennale della città, per poi viaggiare verso Oslo, nella natia Copenaghen e a New York nel 2015 presso High Line, invitato da Cecilia Alemani e Donald R. Mullen. Possibile che l’idea di portarlo a Milano sia nata in quell’occasione? Forse il più partecipativo dei progetti di Eliasson, la cui poetica spesso ha un sapore più intimista, The collectivity project invita il pubblico a realizzare con una grande quantità di mattoncini LEGO® bianchi un paesaggio ideale. Viene fuori un’idea di città tutta nuova, il “luogo che vorrei”. La risultante di tutti i progetti e di tutte le piazze pubbliche che hanno accolto Eliasson e la sua opera è diversa e ha il sapore del luogo che la ospita. Sarà particolarmente interessante vedere l’artista alle prese con i milanesi e con Milano, generando una riflessione sui grandi, molteplici e sempre più frequenti mutamenti urbanistici e sociali che il capoluogo lombardo sta attraversando negli ultimi anni.
–Santa Nastro
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