Intervista a Er Pinto, lo street artist poeta
La sua arte si chiama Street Poetry e prende forma sui muri della città natale, Roma, e di altre metropoli sparse per il mondo. Lui è Er Pinto e lo abbiamo intervistato.
Er Pinto, nato a Roma, è un poeta anonimo. Inizia il suo percorso artistico entrando a far parte del collettivo Poeti der Trullo nel 2010 per poi uscirne dopo sei anni. Scrive i suoi testi online e sotto forma di “Street Poetry” sui muri della città. Nel 2015 pubblica, nella prima edizione di Metroromantici, una raccolta dei Poeti der Trullo, sesta nella classifica nazionale 2017 dei libri più venduti della sezione poesia de La Feltrinelli, di quest’ultima cura anche il progetto grafico. Nel 2017 pubblica il suo primo libro da singolo autore intitolato Il Peso delle Cose.
Forma con Yest il duo artistico Point Eyes. In ambito musicale collabora con vari artisti tra i quali Giulia Anania, Emilio Stella, Piotta e Colle der Fomento. Finora ha scritto le sue rime per le strade di Roma, Milano, Praga, Parigi e New York.
Ci racconti cosa ti spinge a scrivere per strada, sui muri?
Principalmente io scrivo, non soltanto sui muri, ho pubblicato un libro, scritto canzoni, scrivere per me è un’esigenza. Ma la poesia sembra essere considerata un’arte anacronistica. Il mondo sembra andare troppo veloce in confronto alla poesia. Viene letta da pochi e quei pochi, spesso addetti ai lavori, tendono giustamente a leggere i classici.
Credo che la poesia di oggi non sia soltanto qualcosa che si scrive, ma un punto di vista, un modus operandi. Sembra che la società abbia bisogno di questo genere di poesia. Non basta un libro, sperduto sugli scaffali di una libreria, serve qualcosa di più facile, di più immediato, come un muro. I muri sono uno dei mezzi di comunicazione tra i più antichi. Dal geroglifico alla Street Art. Accessibili a tutti, tutti possono scriverci, ma soprattutto, tutti possono leggere ciò che riportano. Il muro diventa lo scambio diretto di un pensiero tra due persone che non hanno bisogno di conoscersi per capirsi, per riflettere, per sentirsi. Lo Street Poetry è come un messaggio nella bottiglia, scritto in un angolo della città, non si sa chi lo lascia e chiunque può trovarlo. Una fusione tra una pasquinata e un graffito.
Dove scrivi? In quali città prevalentemente?
La mia culla è Roma. La città più bella del mondo, dove sono nato e dove vivo. Ho scritto in molti quartieri, a partire dal mio, il Trullo fino a Trastevere, Testaccio, Ostiense, Centocelle. Ma ho lasciato qualche verso anche in altre città dove mi è capitato di passare, tra cui New York, Parigi, Praga e Milano.
Cosa cambierà nella Street Art, a tuo avviso, dopo questa pandemia?
Vedremo come andrà a finire. C’è chi dice che torneremo alla normalità e chi dice che tutto cambierà per sempre. Io preferisco pensarla in maniera positiva e credere che troveremo una soluzione e che si tornerà a vivere meglio di prima, perché faremo tesoro di questo imprevisto. La Street Art manterrà il suo ruolo, torneremo per le strade e ci emozioneremo a rivivere cose che prima davamo, forse, troppo per scontate. Se ci sarà una crisi economica, credo che ci rimetterà chi prima era abituato a lavorare con molti comfort e dei budget giganteschi. Gli artisti sono sempre l’ultima ruota del carro, conosco pochissime persone che si sono veramente arricchite con la Street Art, di persona credo nessuna. Quindi direi che siamo abituati a fare il massimo con i minimi mezzi a disposizione. Con l’arte si arricchisce chi ci specula, non chi la fa.
Come scegli cosa scrivere e rappresentare?
Ascolto, assimilo, mi immedesimo, vivo. Scrivo di quello che mi succede in prima persona o quello che succede intorno a me. Cerco di essere empatico il più possibile.
Delle volte più semplicemente capisco che una cosa che ha fatto riflettere me potrebbe far riflettere qualcun altro. Cerco di essere testimone di un’epoca.
Quali tecniche utilizzi?
Dipende dal supporto. Per scrivere sui muri uso principalmente i marker. Ultimamente ho iniziato a usare gli spray per le scritte un po’ più grandi.
Perché ti sei avvicinato alla Street Art?
Scrivo rime e giochi di parole da quando ero al liceo. Ho iniziato quando facevo parte dei Poeti der Trullo, nel 2011 circa, poi sono dovuto uscire dal gruppo e ho continuato a scrivere sui muri singolarmente, allargando il più possibile gli orizzonti.
La tua definizione di Street Art.
La Street Art è un movimento simbolo di una generazione che ha voglia di strillare al mondo le proprie idee. I muri diventano tele, fogli giganti, c’è chi ci scrive, chi ci disegna. Credo, però, che oltre alla bellezza e lo stupore di un’opera che incontro per caso, questa dovrebbe contenere un messaggio, avere un senso anche intrinseco o indiretto. Sarebbe interessante, laddove fosse possibile, ricominciare a focalizzarsi su chi la vede e non soltanto su chi la fa. Un processo creativo che dovrebbe partire dagli artisti. Quello che mi piace è che, essendo fatta per strada, è un simbolo di libertà, ognuno segue la propria regola. La domanda è: basta soltanto che resti per strada per essere Street Art? Chi può esserne giudice? Forse chi ci passa davanti, chi la nota?
In che direzione sta andando ora la tua ricerca?
Da qualche anno collaboro con Yest in un progetto che si chiama Point Eyes, basato proprio sulla sperimentazione tra Street Poetry, illustrazione e calligrafia. Abbiamo fatto varie cose insieme e continuiamo a farne, tra cui tele, muri, poster, sticker.
Per quanto riguarda la mia ricerca personale, sto cercando di imparare bene l’inglese e un pochino il francese, sto iniziando a comporre anche in altre lingue e a tradurre qualcosa di già scritto. Imparo sbagliando. Mi piace viaggiare e mi sono reso conto che non riuscire a esprimersi al massimo delle proprie potenzialità è uno dei limiti intellettuali che soffro di più.
Sto cercando di migliorare le mie doti da autore musicale, mi piace tra le tante cose anche scrivere canzoni. Per quanto riguarda i muri, mi piacerebbe fare degli Street Poetry più grandi di quelli che faccio ora.
Progetti per il futuro?
Sto lavorando al prossimo libro, che uscirà presto. E sto preparando una mostra personale. Per ora non ho dettagli specifici, li pubblicherò sui miei canali appena possibile.
‒ Alessia Tommasini
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