Un artista chiamato Banksy: 100 opere dello street artist a Palazzo dei Diamanti di Ferrara
Dipinti, stencil e serigrafie: Palazzo dei Diamanti riapre con un percorso che celebra i passi più significativi della carriera ventennale del misterioso artista di Bristol.
Palazzo dei Diamanti di Ferrara riapre al pubblico esponendo uno degli artisti più popolari della nostra epoca. Un artista chiamato Banksy, a cura di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa, è un percorso di oltre 100 opere del misterioso artista di Bristol la cui identità resta tutt’ora avvolta nel mistero. La mostra, ideata e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale in collaborazione con Ferrara Arte, è stata realizzata interamente grazie a opere provenienti da collezioni private (Banksy, infatti, non ha nulla a che fare con l’organizzazione dell’evento, nonostante ne sia stato informato tramite il suo ufficio). L’esposizione è stata progettata con la volontà di mettere sotto la lente di ingrandimento l’immaginario banksiano, esaminato attraverso numerosi riferimenti, aneddoti, considerazioni e relazioni tra gli elementi. Al centro, i temi cari allo street artist: la guerra e la pace, il controllo sociale e della libertà in senso esteso e i paradossi del nostro tempo.
UN ARTISTA CHIAMATO BANKSY: LE OPERE IN MOSTRA
Il percorso espositivo abbraccia i momenti più significativi della carriera di Banksy, partendo dai primissimi dipinti fino alle opere provenienti da Dismaland (la sua mostra dalle sembianze di un distopico parco divertimenti) come la scultura Mickey Snake con Topolino inghiottito da un pitone. In mostra anche gli stencil e le serigrafie, considerate da Banksy fondamentali per la diffusione dei suoi messaggi. Tra il 2002 e il 2009 l’artista pubblica 46 edizioni stampate che vende tramite la sua casa editrice Pictures on Walls di Londra, raffiguranti le sue immagine più iconiche: come Girl with Balloon (che nel 2017 è stata decretata l’opera più amata dai britannici secondo un sondaggio condotto da Samsung), ma anche di Love is in the Air, ovvero la raffigurazione del celebre ragazzo che lancia un mazzo di fiori come se fosse una bomba a mano, apparsa per la prima volta nel 2003 in un murale di Gerusalemme, sulla linea di confine che separa israeliani e palestinesi. Presenti anche alcune opere “riscoperte”, come Lab Rat, uno dei suoi primissimi lavori realizzato in spray e acrilici su compensato nel 2000 (i ratti sono stati anche i soggetti della sua opera postata durante la quarantena, che trovate qui). Originariamente pannello laterale di un palco allestito presso il festival di Glastonbury, Lab Rat venne dipinto sul posto; il pannello è rimasto poi per anni in un magazzino e alla sua riscoperta nel 2014 è stato autenticato dall’artista. “Banksy mette in discussione concetti come l’unicità, l’originalità, l’autorialità e soprattutto la verità dell’opera tratteggiando una nuova visione sulla relazione tra opera e mercato, istituendo, di fatto, un nuovo statuto dell’opera arte, una nuova verità dell’arte stessa, ovvero l’opera originale non commerciabile” spiegano due dei curatori, Stefano Antonelli e Gianluca Marziani. “Banksy usa strumenti e materiali che tutti conosciamo, senza perdere aderenza con oggetti fisici e tangibili, con forme semplici e quasi banali, con un mondo lo-fi privo di utopie fantasy. Lo capiscono tutti in quanto usa la grammatica degli oggetti e la sintassi delle storie condivise. Si alimenta di cronaca e realtà, ribaltando storie che toccano l’umanità intera”.
– Giulia Ronchi
Un artista chiamato Banksy
30 maggio 2020 – 27 settembre 2020
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
Aperto tutti i giorni 11-21
Informazioni e prenotazioni
www.palazzodiamanti.it
[email protected]
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