Intervista a Jisbar, protagonista di una mostra “segreta” in Piazza San Marco
Di recente Jisbar è stato protagonista di una mostra nella Cappella segreta di Piazza San Marco organizzata dalla Galleria Sistart. Lo abbiamo intervistato.
Jean-Baptiste Launay, meglio conosciuto come Jisbar, è un artista pop-street francese nato nel 1989 che vive tra Parigi e Amsterdam. Grazie alle esposizioni fatte a San Francisco, Los Angeles, Londra, Parigi, Venezia, Losanna, Singapore e Australia Gold Coast, Jisbar è oggi una delle figure di spicco della sua generazione nel mondo della Pop-Street Art. Collaborando con marchi importanti come JM Weston, Armani o BMW, la sua arte è presente anche in musei rinomati come Manarat Al Saadiyat ad Abu Dhabi o il Museo Nazionale di Storia dell’immigrazione a Parigi.
Le sue creazioni sono un invito a scoprire o riscoprire le opere d’arte più famose mescolate ai codici della Pop-Street Art, assegnando loro un tocco di modernità e rendendole alla portata di un pubblico più ampio. Ogni opera d’arte è più di un semplice remake in quanto è stata arricchita di parole, frasi, numeri che creano una storia tutta nuova da decifrare, spingendo a concentrarsi su ogni singolo dettaglio. A Jisbar piace dire che ogni pezzo del suo lavoro rappresenta “momenti di vita”, come un ricordo da stampare per sempre in un album fotografico. Di recente Jisbar è stato protagonista di una mostra nella Cappella segreta di San Marco, a Venezia, eccezionalmente aperta per l’occasione. Ne abbiamo parlato con lui.
INTERVISTA A JISBAR
Come è nata l’idea di realizzare una personale a Venezia, nella Cappella segreta di San Marco?
Sara Sist ha affrontato il progetto con coraggio, rinnovando la cappella per farne un luogo di esposizione a tutti gli effetti, il che è unico e sorprendente.
Di cosa ti stai occupando adesso?
Solitamente per le mie ricerche mi informo principalmente a partire da ciò che mi circonda, dalle conversazioni che ho con le persone, dalle cose che vedo o sento alla radio e alla televisione. Mi documento molto sugli altri artisti, sulla storia dell’arte. Nelle mie ricerche cerco sempre di scegliere soggetti che si leghino al luogo, all’ambiente, alla vita… Per i miei progetti futuri vorrei collaborare con i grandi marchi, fare progetti sempre più monumentali, aprirmi all’ambito internazionale, spingere sempre più i miei limiti.
Come definisci il tuo stile?
Non ho una particolare definizione per il mio stile. Mi piace dire di essere un pittore perché è quello che faccio tutto il giorno, ma se dovessimo classificare il mio mestiere per riempire una casella, allora sarebbe un mix tra Pop Art e Street Art.
Cosa ha significato per te questo periodo di pandemia? Come lo stai vivendo ora?
Per me non è cambiato molto, nel senso che di solito sono all’atelier e quindi ero ancora più spesso all’atelier, ma questo non cambia molto. Le uniche cose che mi hanno penalizzato sono state il rinvio di tutte le esposizioni e degli show previsti in giro per il mondo e l’impossibilità di viaggiare, che è penalizzante perché stare nell’atelier non-stop va bene, ma per me è altrettanto importante potermi spostare a destra e a sinistra e cambiare idea, lasciarmi ispirare altrove.
I SOGGETTI E LE TECNICHE DI JISBAR
Come scegli i soggetti da rappresentare?
Scelgo i miei soggetti in funzione di ciò che mi ispira al momento. Per esempio, di recente ero molto interessato alla boxe e allora ho dipinto Muhammad Ali. Siccome preparavamo questa mostra nella cappella, mi sono informato e ho dipinto dei soggetti religiosi. È in funzione di cosa voglio fare, e anche in funzione di cosa vende.
Quali tecniche utilizzi?
Principalmente utilizzo una tecnica mista, ossia prendo veramente tutto ciò che è nell’atelier per aggiungere livelli di lettura e dettagli molto importanti alle mie tele, quindi matita, carta, carta crespa, pastelli, pittura a olio, acrilico, spray, a volte collage, supporti di tipo diverso. In questo modo non mi limito a una sola tecnica e posso impararne diverse.
Perché ti sei avvicinato alla Street Art? Che ricordo ne hai?
Mi ricordo di quando ero giovane e di come io e un mio amico dell’epoca eravamo i soli a fare graffiti nel nostro villaggio. Era orribile perché compravo tutte le riviste di skateboard, dove si parlava molto di graffiti, e quindi volevo fare la stessa cosa, solo che mi resi conto di non essere il migliore in quell’ambito. Per questo ho provato altre tecniche che mi comunicavano di più rispetto alle strisce di graffiti fatte di fretta sui muri. Anche questo mi creava problemi, dover fare in fretta. Trovo molto meglio potermi prendere il mio tempo in atelier.
LA STREET ART SECONDO JISBAR
La tua definizione di Street Art.
È un termine generico che vuol dire tutto e nulla. È come Pop Art, ci abbiamo infilato talmente tante cose dentro che ormai definirlo veramente è complicato, quindi davvero non potrei trovare una definizione.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho delle mostre a Bangkok e a San Francisco. Collaborerò anche con un enologo francese… probabilmente farò qualcos’altro con Ducati, e poi si lavorerà di nuovo con le gallerie. Il mio obiettivo è davvero girare il mondo, viaggiare esponendo i miei lavori, incontrare gente, organizzare eventi, conoscere i collezionisti. Questo è ciò che mi piace, quindi in futuro cercherò di avere più collaborazioni, anche con dei marchi importanti per alzare sempre più il livello della mia pittura e delle mie tele e quindi fare della ricerca. E anche della scultura, ecco, cambierò un po’ il mio medium.
‒ Alessia Tommasini
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