Street Art e coscienza sociale. Intervista a Rizek
Nome di riferimento della Graffiti Art di matrice pugliese a partire dai primi Anni Novanta, Rizek racconta la sua storia.
Rizek è un artista che ha contribuito a costruire la scena pugliese della Graffiti Art nei primi Anni Novanta; dipingendo le sue numerose opere in giro per l’Italia si è guadagnato la stima e il rispetto di tutta la scena underground di quegli anni, diventando il punto di riferimento per le generazioni successive. Temi come la libertà d’espressione, i diritti umani, l’ambientalismo, l’antimilitarismo ispirano l’artista nelle sue opere reinventando il paesaggio urbano, arricchendolo, infrangendo gli schemi del buon senso e i suoi tabù, imprimendo il suo immaginario ironico e provocatorio attraverso una contestazione giocosa dell’abitudine visiva di cui la nostra società è inevitabilmente succube. Se si guarda ai suoi lavori si può cogliere ciò che l’arte di strada è nella sua essenza: l’abilità di catturare l’attenzione di qualcuno nel momento in cui essa appare.
Nel 2019 Rizek partecipa a diversi progetti come IKEA Loves Art, Matera Street Art,
iMapp Bucharest, al festival Luz y Vanguardias, concorso internazionale di Video Mapping, e si aggiudica il primo posto. Interviene anche a Stramurales II e a Casalabate Art District. Nello stesso anno espone a Pop Now. Nuove identità nelle arti pugliesi. Durante gli anni precedenti lo vediamo protagonista di altri festival come Versosud, Oltremare, Zona Temporanea delle Arti Urbane, Street like a rainbow. Espone in Armenia per Ankapital, a Piacenza per la mostra collettiva #STREET-Basquiat, la street art italiana e le visioni metropolitane.
INTERVISTA A RIZEK
Di cosa ti sei occupato ultimamente?
Uno degli ultimi muri che ho dipinto risale a gennaio, prima del lockdown, all’interno dell’ex distilleria, punto di riferimento storico della città di Barletta, Brick by Brick ‒Mattone su Mattone. Una metafora della vita, un invito a rialzarsi dopo una caduta, a ricostruirsi quando tutto va a pezzi e ripartire per essere più belli e più forti di prima.
Di recente, in occasione della terza edizione dello Stramurales festival 3° edition a Stornara, Foggia, ho realizzato una delle opere che più mi rappresenta: TO BE OR NOT TO BE.
Fare qualcosa solo per il denaro, il conformismo globale, le mode, sono sempre andato controcorrente rispetto a certi valori imposti, ho sempre seguito il cuore e le mie passioni, ho scelto la libertà.
Nelle tue opere tratti spesso il tema del cambiamento e dell’evoluzione.
La mia ricerca è sempre in continua evoluzione, cerco sempre nuovi stimoli, il cambiamento credo sia una componente essenziale della vita, in tanti anni ho acquisito tante tecniche e a seconda delle necessità le metto in pratica. L’approccio alla grafica mi ha permesso di avvicinarmi agli stencil evolvendo gli stili, unendo la fotografia e il disegno, la calligrafia, l’optical e i codici.
Raggiungendo una certa maturità artistica è cresciuta l’esigenza di comunicare, dare spunti di riflessione, mettere in risalto tematiche importanti, esprimere concetti con un linguaggio visivo d’impatto e immediato, non una questione estetica fossilizzata sul “Bello” ma più profonda, non importa il mezzo con cui lo fai quel che conta è il fine, la forza è nel messaggio. C’è molta saturazione in giro in maniera globale, molti si improvvisano “artisti” ma sono copie di copie, fake di fake, non vengono dalla strada, lo fanno per moda seguendo tendenze, sfruttano il momento per ottenere visibilità, o per la notorietà e basta, questo alimenta sempre di più il richiamo alle mie origini. Quando ero un writer disegnavo a mano libera, mi piace molto quando si percepisce il tratto di un artista, l’imperfezione rende il tutto più autentico. Fare sempre la stessa cosa mi annoia e rende monotoni, per questo motivo amo la creatività, mi piace la sperimentazione e mi piacciono le sfide, quindi il più delle volte improvviso assecondando il mio istinto. Quando un’idea arriva è un attimo, quindi bisogna prenderla così come arriva, se ci lavori troppo rischi di perdere la sua natura.
LE TECNICHE E LO STILE DI RIZEK
Cosa ti spinge oggi a lavorare per strada, sui muri?
È nella mia natura, lo faccio e basta, è un gesto impulsivo e istintivo, non credo che un artista scelga la sua arte, ma nel mio caso mi piace pensare che sia stata la strada a scegliere me. Crescendo per me non è cambiato molto… Lo faccio per lo stesso motivo di quasi 30 anni fa, regalare emozioni, sorprendere e scuotere le coscienze, mettere in relazione le mie opere, le persone e i luoghi dove prendono vita, i muri sono grandi e mi piace pensare in grande.
Parlaci del tuo stile, cosa vuoi comunicare?
Non saprei definirlo, lascio che lo facciano gli altri, non ho mai amato le etichette e le definizioni, credo sia riduttivo e la vedo come una questione soggettiva. Ogni personalità ha il proprio stile, eclettico e visionario di sicuro, mi piace fare diverse cose, nell’arte non ci sono limiti e io ci vedo l’infinito.
Cosa significa per te questo periodo di emergenza sanitaria globale? Come lo stai vivendo ora?
È sicuramente un momento di profonda riflessione e ricerca interiore e artistica. Nei mesi scorsi, meditavo u nuove tecniche aspettando l’ispirazione. La quarantena ha annullato i rapporti sociali per dare spazio a idee e pensieri. Fermo e bloccato dentro casa, ho viaggiato con l’immaginazione. La pandemia e le sue conseguenze mi sono sembrate un enorme teatro dell’assurdo. Tutti siamo stati costretti a non uscire e andare in giro senza motivi essenziali, quindi me ne sono stato tranquillo a casa a disegnare, a dipingere e a fare tante altre cose che non facevo da tempo. Ho anche collaborato a un progetto virtuale che si propone di spingere l’arte pensata e realizzata durante quel periodo. Finito il lockdown ho ripreso a lavorare e a creare più di prima.
Come scegli cosa rappresentare?
Tutto ciò che mi circonda mi lancia degli input, ciò che tengo a precisare è che le mie opere non partono dalla mia testa ma dal mio cuore, la testa si occupa solo di elaborare il progetto. Ho sempre visto il mondo con occhi diversi e questa attitudine mi ha portato a fare arte.
Quali tecniche utilizzi?
Principalmente utilizzo spray e acrilici, utilizzo la tecnica dello stencil perché mi piace l’azione. In studio mi piace mischiare e sperimentare con tutto ciò che ho a disposizione, stimolando l’ingegno. Come un bambino alla scoperta del mondo, ho sempre voglia di apprendere cose nuove, nella vita non si smette mai di imparare.
RIZEK E LA STREET ART
Perché ti sei avvicinato alla Street Art?
Dietro di me ci sono tanti pseudonimi… Ho praticato quasi tutte le discipline e i ruoli dell’Hip Hop, Producer Dj e MC. Rizek è l’anagramma della mia prima tag, ho iniziato come writer con i graffiti nei primi Anni Novanta dipingendo in ogni dove e in un certo senso già facevo delle opere di Street Art ancor prima che il termine venisse coniato. Fin da subito ho avuto l’esigenza di dare un valore aggiunto al lettering con il figurativo: considerando che a quei tempi non c’erano in commercio spray e tappini per tutte le esigenze come ci sono oggi, dovevi arrangiarti, e ho fatto di necessità virtù.
La tua definizione di Street Art.
La strada è vera! Senza filtri, è agire in totale libertà! Senza limiti e barriere di alcun genere. Mi piace l’idea di prendere uno spazio pubblico e farlo mio, ma una volta terminato diventa di tutti, un dono alla società, un sacco di gente mi scrive per ringraziarmi per quello che faccio. Mi piace l’arte in tutte le sue forme. Da un po’ l’espressione Street Art mi sta sempre più stretta, viene sempre più usata in maniera spropositata da molti, perlopiù incompetenti, si fa ancora tanta confusione sull’argomento. Molti artisti agiscono solo per il decoro urbano, e solo con autorizzazione, privando la Street Art della sua vera natura poetica.
Progetti per il futuro?
Domani farò ciò che faccio oggi e lo farò meglio! Ho tante idee in serbo. Mi piacerebbe fondere più discipline: ad esempio le installazioni, il video e la musica, l’arte e la tecnologia ma senza tralasciare o escludere la manualità. Si conosce solo una piccola percentuale delle mie opere, non pubblico tutto ciò che faccio appena lo faccio sui social, nonostante sia molto importante, non vivo per i like! Il mondo è fuori e bisogna toccarlo con le proprie mani. È da troppo tempo ormai che ho realizzato tante opere, progetti, tele e sculture inedite che non hanno ancora visto la luce, non vedo l’ora di lanciarle con una mia mostra personale.
‒ Alessia Tommasini
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