Street Art, moda e ambiente. Intervista a Disgusto

Artista e designer, Disgusto parte dalla Street Art per dare vita a diversi esperimenti visivi. Tra poster, abbigliamento e fotografia.

Disgusto è un artista e designer di base a Roma. Intrapresa nel 2016, la sua ricerca visiva indaga e reinterpreta tematiche quali la cronaca nera degli Anni Settanta, le canzoni pop Anni Sessanta, l’immaginario erotico, filtrandole attraverso l’utilizzo di una ristretta palette di colori: il bianco, il nero, il grigio e l’arancione.
Nel 2018 la Alibi Gallery di Atene lo chiama a partecipare alla mostra collettiva WALL AND STREETS: NYC MEETS ATHENS accanto ad artisti molto blasonati come gli americani Obey e Swoon. Dal 2018 a oggi ha affisso oltre sessanta poster per le strade della città eterna. Come designer, Disgusto porta avanti il progetto di abbigliamento @rar_lab improntato al riciclo e alla sostenibilità̀ dei capi prodotti.

INTERVISTA A DISGUSTO

Puoi raccontarci i tuoi ultimi lavori?
I miei ultimi lavori rappresentano una sensazione, un ricordo o più semplicemente delle storie poco raccontate. Sono flash, sintesi di esperienze esistenziali, rielaborazioni grafiche e iperstratificate che attingono da serbatoi narrativi di ricerca personale che si perdono tra gli Anni Sessanta, Settanta e la contemporaneità.
Sempre filtrate da una ristretta palette di colori quali il bianco, il nero, il grigio e l’arancione, le mie opere prendono forma di manifesti che da qualche tempo attacco solo all’interno degli spazi pubblicitari “SPQR” che si trovano a Roma. Tali spazi costituiscono la cornice ideale per i miei lavori e li distinguono dalla “Street Srt” convenzionale.

Qual è la tua tecnica?
Non ho alcuna remora ad ammetterlo: una parte fondamentale della mia tecnica è dovuta all’utilizzo del proiettore. Nell’ambiente street romano, ma più in generale in quello italiano, l’impiego di questo strumento tecnologico, sebbene sia ormai parte integrante della ricerca di molti artisti da almeno due decenni, è visto come qualcosa da celare, di cui vergognarsi, l’ammissione di un suo uso quasi una forma di umiliazione. Intendo invece rivendicare con forza e apertamente il ruolo catalizzatore che ha nella finalizzazione delle immagini che compongo. Solitamente tali immagini le reperisco nella vastità dei meandri di internet e poi le giustappongo alla ricerca della composizione desiderata. Dal punto di vista delle tecniche pittoriche, non avendo mai frequentato scuole d’arte o simili, ho sempre sperimentato autonomamente, trovandomi particolarmente bene con i colori acrilici e con gli smalti industriali.

Cosa cambierà nell’arte e nella Street Art a tuo avviso dopo questa pandemia?
Questa pandemia ha già cambiato tutto, non risparmiando gli artisti e le gallerie che sono stati costretti a trovare nuove forme per reimmaginare il sistema e il mondo dell’arte. Diverso e specifico il discorso riguardo alla “Street Art” che sembrerebbe già in fase terminale, accelerando di fatto un processo in atto da molti anni. Un po’ come con la selezione naturale, con il controllo del territorio ai massimi storici, coprifuoco e quant’altro, siamo davvero in pochissimi ad avere la forza di uscire e attaccare ancora poster in strada dopo il lockdown.

Disgusto, Quella notte lei gli rubò il cuore e un sacco di altre cose, Roma, novembre 2020. Photo © Oscar Giampaoli

Disgusto, Quella notte lei gli rubò il cuore e un sacco di altre cose, Roma, novembre 2020. Photo © Oscar Giampaoli

STILE E TECNICHE SECONDO DISGUSTO

Come scegli cosa rappresentare?
Mi definisco ladro di immagini. Come dicevo prima, seleziono da internet cosa rappresentare e ci possono volere anche molti giorni prima che trovi la foto adatta per la composizione a cui sto lavorando. Per quello che concerne i soggetti ho sempre prediletto figure femminili, miscelandole a immagini più complesse composte spesso da figure geometriche. Ho interesse a mantenere una certa riconoscibilità visiva, una determinata coerenza stilistica nei miei lavori anche se poi ogni poster fa storia a sé.

Perché ti sei avvicinato all’arte performativa e alla Street Art?
Abitando a Roma, fin da quando ero molto piccolo ho avuto la fortuna di poter viver alcuni contesti e situazioni artistiche, confrontandomi con mostre e opere importanti, traendone quindi in qualche modo ispirazione. Da giovanissimo poi rimanevo ore a fissare graffiti, stencil e poster. Negli anni dell’adolescenza la vita mi ha portato altrove, nell’ambiente dello stadio, della curva e dei movimenti politici. Nel 2016 ho deciso infine di dare corpo a un’espressione artistica che era sottotraccia sin da quando ero piccolino. Ho così deciso di dar vita a “Disgusto”.

In che direzione sta andando la tua ricerca?
Sto cercando di ampliare la mia ricerca anche ad altre forme artistiche come la fotografia e l’abbigliamento. Vorrei infatti far diventare “Disgusto” un vero e proprio contenitore in grado di sviluppare progettualità frutto di contaminazioni e connessioni tra le arti che vadano al di là dei manifesti e della pittura.

Progetti per il futuro?
Vorrei poter dare la possibilità a chi mi segue e supporta la mia ricerca di farlo realmente, producendo una serie di serigrafie numerate che ripercorrano in senso retrospettivo il mio percorso artistico. Da questa estate mi sto dedicando alla progettazione e alla realizzazione di capi di abbigliamento che siano legati alla sostenibilità e al riciclo. Qualcosa che credo si verifichi ancora troppo poco nel mondo della moda e del design.

Alessia Tommasini

https://www.facebook.com/dis.gustorm/

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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