Tette fuori. I nuovi poster di Cheap Festival a Bologna
Tornano in strada a Bologna i poster di Cheap Festival. Oltre agli interventi di public art sul femminismo e la contro campagna ai prolife, anche una call for artist “post”.
Il collettivo artistico Cheap Festival torna per le vie di Bologna con la seconda collaborazione con School of feminism. Il nuovo intervento di public art TETTE FUORI porta in strada una riflessione sulla sessualizzazione del corpo della donna, in particolare sul seno femminile. Attraverso immagini e grafiche, il collettivo affronta un discorso di tipo politico-culturale che contesta dogmi e aspetti problematici della nostra società, in quanto limitanti per la donna e la sua autodeterminazione.
Nell’era dei social media, del selfie e delle influencer, la questione è all’ordine del giorno: “Il tuo post non rispetta le nostre linee guida della community: rimozione per nudo o atti sessuali”. Questo è quello che succede se su Instagram viene pubblicata una foto con appena visibile un capezzolo femminile (tant’è che il collettivo, per pubblicare le immagini delle affissioni sui social, ha dovuto censurare il capezzolo nella fotografia). Ma non si tratta ‘solo’ di censura; scardinare questi concetti radicati e assimilati nel pensiero comune significa ridisegnare uno schema più paritario del gusto, dell’estetica e dei corpi.
IL POSTER PER LA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE
Dopo l’aggiornamento ministeriale sulle linee guida della pillola abortiva Ru486, molte città sono state riempite di cartelloni pubblicitari prolife. Dalla pillola abortiva presentata ‘velenosa come la mela di Biancaneve’ a slogan dissuasivi e tutt’altro che scientificamente corretti.
In reazione a ciò ‒ e a sostegno della contro campagna di Maghweb ‒ si è attivato Cheap, riappropriandosi dello spazio urbano con i suoi claim. “La RU486 non è un veleno. Il vero veleno è la disinformazione” si oppone così il collettivo, contrastando le campagne anti abortiste e ponendosi a favore di una consapevolezza reale e scientifica, che va contro la diffusione di messaggi manipolati e fuorvianti su una tematica così delicata, che riguarda i diritti e soprattutto la salute delle donne. Come spiega Sara Manfredi, appartenente al collettivo artistico di Cheap Festival, “abbiamo pensato di affiggere nei nostri spazi un manifesto che riporta la discussione al giusto livello: quello scientifico”.
LA CALL FOR ARTIST DI CHEAP
“Niente dura per sempre. Il che è una fortuna, perché presuppone la possibilità di un cambiamento. Ieri, oggi, domani”. È così che Cheap Festival presenta l’invito annuale alla call for artist POST, che rimarrà aperta fino a giugno. Una spinta a riflettere sulla complessità del nostro presente e sulle conseguenze che ne seguiranno.
Per quanto ancora difficile da immaginare, ci sarà un dopo, un post pandemia, ma quale mondo distopico ci aspetterà? La democrazia, i diritti, l’emancipazione, la società. Come potrà essere cambiato il mondo? Quale può essere, e quale non deve essere, l’alternativa al nostro presente? Sono questi gli interrogativi sui quali Cheap propone di interrogarsi. Ne usciremo diversi, probabilmente, ma come?
‒ Marlene L. Müller
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