Seconda edizione per la Biennale di Street Art a Padova

Padova consolida il suo ruolo nel campo della Street Art italiana e internazionale con la nuova edizione di Super Walls, nonostante i limiti della pandemia.

Gli ultimi giorni di luglio saranno quelli decisivi per conoscere se il voto del comitato internazionale Unesco inserirà il ciclo di affreschi del Trecento di Padova nella lista dei patrimoni dell’umanità. Negli ultimi anni, però, in un processo di continuità temporale che abbraccia sette secoli, Padova si sta impreziosendo sempre più di nuovi “dipinti”, veicolando linguaggi artistici e stilistici grazie a ciò che per brevità e consuetudine chiamiamo Street Art.
Del resto l’interconnessione, espressa sotto perfetta sintesi, tra gli affreschi e il presente, in una città che si evolve e si integra in nuovi linguaggi, è il murale dell’artista Vesod realizzato nel 2019, dialogando apertamente con la Cappella degli Scrovegni. L’autore torinese ha reinterpretato una delle scene affrescate da Giotto, il Compianto sul Cristo morto: la sua opera, Compianto, tra spirito e materia, prende forma partendo sia da una riflessione stilistica, riprendendo l’innovativo dinamismo dell’iconografia giottesca, sia da una riflessione storica, legata alla committenza della Cappella stessa.

SUPER WALLS, LA BIENNALE DI STREET ART

L’opera maestosa di Vesod si inserisce in un clima di rinnovata fecondità artistica per il Comune veneto, che negli ultimi quattro-cinque anni ha visto nuovi impulsi e l’affermazione di diversi writer, come quelli della storica crew Ead, apprezzati prima all’estero e poi in loco. Interventi autonomi, associativi oppure più strutturati: uno slancio, in questo senso, è stato dato da Super Walls, la Biennale di Street Art che, dopo la prima edizione del 2019, è tornata nel mese di giugno 2021 alzando l’asticella per numero di artisti e facciate dipinte.
Nonostante le difficoltà tecniche legate alla pandemia, alle zone di colori differenti e ai limiti di spostamento, la vera “sfida” di quest’anno era quella di aprirsi alle contaminazioni di street artist provenienti da altre parti d’Italia e dall’estero per arricchire l’iride tecnica e cromatica della città. Le olandesi Jdl e Nina Valkhoff, le spagnole Medianeras, Nuriatoll, Doa Oa, Spok e gli Alegría del Prado, i francesi Nerone, Daco, Anna Conda, David Karsenty e il collettivo La Crémerie, e la tedesca Julia Benz hanno animato i 16 giorni di festival, affiancandosi agli “autoctoni” Alessio-B, Any, Axe, Boogie, Joys, Orion, Peeta, Roulè, Tony Gallo, Yama, Zero Mentale, Evyrein, Shife e Ra.Men. Due piacevoli ritorni sono stati quelli di Gabriele Bonato e Paolo Psiko, già presenti alla prima edizione, mentre hanno debuttato a Padova Alessandra Carloni, Capo Bianco, Ale Senso e Mrfijodor.

Alessandra Carloni, Super Walls 2021

Alessandra Carloni, Super Walls 2021

LA RINASCITA, IL TEMA DELL’EDIZIONE 2021

Il tema della rinascita, dopo oltre 15 mesi di Covid-19, è stato interpretato da 40 autori, di cui tredici donne, provenienti da cinque Paesi europei e impegnati su 35 superfici sparse tra la città patavina, Abano Terme e altre sei Comuni della provincia. C’è la rinascita legata alla natura, come la cicogna realizzata da Alessandra Carloni – metafora della nascita, simbolo di un nuovo fiorire dopo una lunga caduta –, così come la fenice realizzata da Anna Conda o il “cambio pelle” rappresentato da Nuriatoll: l’ecdisi è il processo con cui gli artropodi e gli insetti si liberano della loro cuticola esterna, necessario per crescere e lasciarsi alle spalle il passato “svuotato”. Sempre legato al tema fauna, il murale di Nina Valkhoff immortala il leopardo nebuloso, visto di nuovo in natura, in Thailandia, dopo vent’anni di “estinzione”, un messaggio di grande speranza.
E di speranza parla il lavoro mastodontico e minuzioso di Paolo Psiko, che ha scelto di raffigurare una sala operatoria perché, che si tratti di un parto o di un’operazione, è sempre un momento di rinascita. Con il suo stile e senza retorica, quello di Psiko è stato un omaggio a medici e infermieri e a tutto il personale che ha garantito supporto sanitario in questi oltre 15 mesi di pandemia. Maestosa, invece, l’opera dell’olandese Judith de Leeuw, realizzata su una parete dell’ospedale: ritrae una coppia stretta in un abbraccio e il muro è un omaggio a due persone molto care all’artista: suo fratello adottivo e la moglie. Il soggetto eseguito ricorda il momento in cui lui, venuto a sapere che lei era gravemente ammalata di cancro, l’ha stretta a sé per trasmetterle forza e coraggio. Fidanzati da tempo, lui le ha chiesto di sposarla e oggi, da marito e moglie, stanno ancora combattendo la battaglia contro il cancro al seno.

Koz Dos, Padova 2021

Koz Dos, Padova 2021

DANTE E INFLUENZE SUDAMERICANE

A testimoniare l’effervescenza che sta impollinando Padova, negli stessi giorni della Biennale, la città ha ospitato altri interventi paralleli: nel quartiere Palestro, sulla facciata del liceo Marchesi-Fusinato, lo street artist venezuelano Koz Dos ha realizzato un’opera universale, strabordante di sincretismo tra uomo e natura; l’uomo che non sovrasta la natura, ma le cammina a fianco. I riferimenti a Padova sono nel cielo stellato proprio di Giotto o nella stilizzazione della pianta dell’Orto Botanico. Il murale si ispira ai due personaggi che danno nome al liceo, propugnatori di libertà che si sono battuti per i giovani. Loro che stanno costruendo il futuro, nonostante l’anno sospeso e che lascerà cicatrici.
L’artista romano Maupal, invece, ha realizzato una caffettiera (sì, proprio così) per celebrare – a modo suo – la tripartizione inferno, purgatorio e paradiso della Divina Commedia nell’anno del settimo centenario della morte di Dante. L’attesa delle anime dannate, condannate in un loop esistenziale, e quelle del purgatorio, che dallo sbuffo della moka attendono di salire nell’ultimo cielo. L’opera di Maupal si trova nel quartiere Arcella, vera area di rilancio artistico e riscossa cittadina dal basso, impreziosita recentemente anche dai vari interventi di Made514 e dal volto di Kobe Bryant realizzato da C0110 che campeggia su un’enorme facciata: queste strade, questi angoli urbani sono stati storicamente luogo di produzione artistica di writer che agli albori degli Anni Novanta, recependo il vento caldo che veniva dagli Stati Uniti, hanno iniziato a prendere sul serio i graffiti, anticipando i tempi e insistendo sullo studio delle lettere, delle geometrie, delle prospettive e della tecnica.

STREET ART IERI E OGGI

Qui nel 2005 si è svolto il primo Meeting of Styles in Italia, una jam di artisti internazionali che per alcuni giorni di giugno ha visto mescolare in sinergia spray, sudore, breaker e musica. All’epoca si muovevano al confine tra legalità e illegalità, oggi questi stessi artisti possono essere apprezzati anche dai loro concittadini, uscendo dalla penombra ed entrando in uno spazio urbano che si dilata.
Nella città che ha visto l’affermazione internazionale di Kenny Random e della sua inconfondibile silhouette nera che ha confortato passanti e appassionati anche durante il Covid, quello che si sta muovendo a Padova – non senza qualche legittima polemica e nuovi codici da assimilare tra organizzatori, fruitori e usi di un’arte di per sé “invasiva” – è un ulteriore impulso a guardare, con occhi differenti, spazi inizialmente periferici trasformati nuovi punti centrali, una bussola finalmente orientata a seguire percorsi e rotte che mettono in rete il centro cittadino e i quartieri limitrofi.

‒ Giovanni Sgobba

www.biennalestreetart.com

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Vanni Sgobba

Vanni Sgobba

Vanni Sgobba, giornalista professionista, nato a Bari ma con il cuore a Berlino. Laureato in Lettere ha poi frequentato il Master in giornalismo. Seguace di Keith Haring, di Jean-Michel Basquiat e del graffitismo, racconta l’attualità e le contraddizioni della società…

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