Intervista a Illustre Feccia, l’artista che non ha paura di essere sovversivo
Sovverte i meccanismi della pubblicità e, in generale, quelli del potere precostituito per lanciare messaggi di denuncia contro le politiche di sfruttamento ambientale e non solo. Illustre Feccia si racconta in questa intervista
Satira, cultura punk e Situazionismo sono le fonti di ispirazione di Illustre Feccia, artista impegnato da anni in azioni di critica al consumismo che caratterizza la società occidentale. Nel 2018 ha fatto scalpore il suo Manifesto dell’inferno, affisso in spazi pubblicitari e sul cartello di ingresso a Firenze: una condanna dello Stato italiano, colpevole della morte di migliaia di profughi nelle acque del Mediterraneo. Lo abbiamo intervistato per approfondire origini e obiettivi del suo lavoro in seguito alla partecipazione al Festival della blasfemia di Napoli.
INTERVISTA A ILLUSTRE FECCIA
Il tuo ultimo lavoro, Greed of London, è una denuncia alla città di Londra, responsabile di gran parte dell’inquinamento globale e delle politiche ambientali decise durante il COP26. Cosa significa per te questa esperienza e perché hai scelto proprio la città di Londra?
Il progetto Greed of London nasce in collaborazione con un gruppo di attivisti chiamati Free Fossil London, in risposta al “greenwashing” della COP26 organizzata a Glasgow. Londra è la culla del capitalismo europeo e forse mondiale, ospita più di trecento compagnie responsabili di massacrare la Terra con trivellazioni, devastazioni, inquinamento, ed è sicuramente tra le responsabili del cambiamento climatico che è in atto. Londra è la patria dei giganti del combustibile fossile, il secondo centro finanziario più grande del mondo dopo New York, è il mercato finanziario chiave per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa per il commercio del petrolio, dei metalli minerali e altri beni estrapolati dalla terra. La regolamentazione lassista e il controllo totale delle risorse rendono la città un paradiso per il riciclaggio di denaro sporco, per la vendita di armi da parte di tutti i tiranni miliardari del mondo. L’eredità dell’impero britannico vive ancora nei mercati assicurativi, negli studi legali, nelle agenzie di pubbliche relazioni, negli enormi investimenti immobiliari.
Il subvertising, ovvero le azioni di sovvertimento della pubblicità, e, in generale, del potere precostituito, che utilizzi spesso nelle tue campagne di attacchinaggio, continua a generare grosse polemiche. Ne abbiamo visto qualche esempio durante il recente Festival della blasfemia a Napoli, con nutrite critiche verso i tuoi poster. Ci racconti come hai scelto le opere che hai portato e quali reazioni hai suscitato?
A Napoli ho portato una riedizione di vecchi lavori iconoclastici, anticlericali, ’Ditirambi di Madonne’, illustrate, incise, spruzzate, attacchinate. I ‘ditirambi’ sono una forma di lirica corale legata ai riti dionisiaci, orgiastici e tumultuosi, foneticamente i ditirambi ricordano il ‘bestemmiare’ alla Toscana ovvero “tirare Madonne”. DIOSKOTTO, Un focolaio di sovversivi, Gli stronzoli di Gesù, DioDiavolo, No god No massacre sono tutti lavori che sono stati sia attacchinati in strada che esposti al museo PAN di Napoli. DIOSKOTTO, in versione 6 metri x 3, è stato attacchinato in diversi punti strategici della città, come vicino alla Basilica di Santa Maria della Pazienza e sul lungomare, è finito diverse volte su la Repubblica, sul Quotidiano Nazionale, su SkyTG24, su Campania Notizie, suscitando indignazione e sgomento per la natura blasfema delle opere e per l’attacchinaggio illegale e selvaggio. Anche il cartellone 6×3 Un focolaio di sovversivi (la chiesa che brucia) è finito sul quotidiano la Repubblica. Mentre il tabernacolone No god No massacre, con il ritratto di Madre Teresa, è stato rimosso subito! Il poster conteneva un aforisma di Nietzsche, tratto dal libro L’Anticristo: “Ciò che ci divide non è il fatto che non troviamo nessun dio, né nella storia, né nella natura, né al dì là della natura, ma che quello che è stato adorato come dio noi non lo troviamo affatto ‘divino’, ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso; non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita”.
IL SUBVERTISING SECONDO ILLUSTRE FECCIA
Quali sono gli obiettivi del subvertising e perché, a tuo avviso, genera questo tipo di reazioni, sia da parte degli addetti ai lavori sia del pubblico?
Il subvertising, nella sua forma più pura di ‘culture jamming’ (sabotaggio culturale), si pone il compito di riappropriarsi degli spazi pubblici rubati dalle imprese e dalle multinazionali, ma vuole soprattutto interferire con l’ordine, il capitalismo e la cultura di massa, decodificando gli slogan del consumismo e del marketing, sovvertendoli insomma. Subvertising è un termine che si utilizza per tutte le attività che si occupano di sovvertire le pubblicità, cercando di mantenerne la forma originaria, ma modificandone il messaggio. Sfruttando la tecnica situazionista del détournament, si decostruiscono i testi e le immagini iniziali e si ricompongono in contesti differenti, per ribaltarne il messaggio. Lo scopo è quello di lanciare un nuovo messaggio che sia ironico, sarcastico, come critica e denuncia del contenuto originale. Ciò che rende il subvertising potente e affascinante è il perfetto equilibro tra fasullo e autentico: il prodotto finale deve sembrare vero, suscitando interesse e quindi sconvolgimento.
La campagna che hai realizzato su Assange è oggi tornata alla ribalta, per via del suo caso giudiziario tuttora in corso. Che cosa ha significato e significa per te questa campagna? Pensi che preparerai altre azioni con questo soggetto?
La campagna #FreeAssangeNOW voleva e vuole essere semplicemente un atto di solidarietà. Julian Assange è ancora incarcerato, bloccato in Inghilterra e potrebbe essere a breve estradato negli Stati Uniti: è veramente vergognoso, drammatico quello che gli sta succedendo. Parliamo di un giornalista ‘contro’, un hacker, un attivista. La campagna di supporto ad Assange è stata fatta assieme al gruppo STEAL THIS POSTER, di cui fanno parte DOUBLEWHY_Y, CEFFON, HOGRE, REMAIN HUMAIN, ONESLUTRIOT, DICKY RICKY, CATMOUSE, CAPTAIN HOOKER.
STILI E TECNICHE DI ILLUSTRE FECCIA
Lavori spesso con un collettivo, ce ne vuoi parlare? Che tipo di organizzazione c’è tra di voi, come decidete le azioni da compiere?
Più che di collettivo parlerei di una ‘piattaforma’ di attivisti, pirati e creativi. Una piattaforma improvvisata a seconda della situazione, che si pone il compito di essere più orizzontale e anti-autoritaria possibile.
Un altro simbolo che hai utilizzato per un’azione “sovversiva”, è un’icona dei nostri tempi: la regina Elisabetta. Perché hai realizzato quest’opera?
La regina Elisabetta, dal mio punto di vista, non è che un’icona negativa, è il simbolo persistente del colonialismo britannico: il fascismo inglese. La famiglia reale è una razza destinata all’estinzione. Il mio poster è un processo di iconoclastia, un omaggio a Essi vivono di Carpenter. Il poster è stato “rapito” e poi stencilato, ricolorato con delle gelatine e reinstallato nella stessa vetrinetta, a sud-est di Londra.
Quali tecniche utilizzi di solito? Quali preferisci?
A livello di tecniche mi piacciono un po’ tutte, da quelle classiche agli stencil. Incidere gli acetati, il linoleum, il compensato, le tecniche surrealiste/dada come il collage, il frottage, il grattage. La pittura digitale. Dipingere con inchiostri in stile ‘divisionista’ su carta o su tela.
Non sei solo un subvertiser, ma anche un artista a cui interessa sperimentare linguaggi e tecniche differenti. Quali altri lavori stai sviluppando?
Mi piace anche dipingere muri e tele, con una ricerca più surrealista. Una ricerca ispirata all’automatismo psichico di Max Ernst; un lavoro che parte dall’astratto per arrivare al figurativo tramite lo studio delle texture, uno stato lieve di autoipnosi.
‒ Chiara Calabresi
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