Compaiono opere di street art in Ucraina e sembra proprio Banksy
Sono probabilmente opera del celebre street artist britannico i nuovi lavori comparsi nell'area della capitale ucraina. Il commento alla guerra è eloquente
Due nuove opere di street art sono comparse a Borodyanka, un centro abitato poco lontano dalla capitale ucraina, e tutti hanno subito pensato al misterioso ma onnipresente Banksy. Lo stile, e il crudo commentario sociale annesso, appaiono effettivamente molto affini ai suoi: da una parte, è stato realizzato uno stencil che raffigura due bambini che giocano con un ostacolo anticarro – nello specifico un cavallo di frisia – come se fosse una altalena basculante. Sempre nello stile del celebre artista, poco lontano dalla prima opera è comparso sul muro di un palazzo distrutto dalle bombe un piccolo judoka che mette al tappeto un adulto. Sono stati in molti a leggervi un chiaro richiamo alla nazione invasa, giovane ma agguerrita, che stende un avversario molto più grande. Non casuale nemmeno la scelta del judo, un riferimento plausibile al fatto che il presidente russo Vladimir Putin sia stato sospeso dal ruolo di presidente onorario della federazione internazionale di questa disciplina dopo l’invasione dell’Ucraina.
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IL CASO BANKSY IN UCRAINA: POCHI DUBBI
L’attenzione mediatica nasce dal fatto che il fotografo Ed Ram ha diffuso sui social gli scatti della street art chiedendo “qualcuno sa se è un Banksy o un’imitazione?“. Le opere sono state subito riprese da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, già curatori di grandi mostre dell’artista in Italia: nonostante l’artista non abbia ancora rivendicato la paternità, Antonelli ha scritto che “sembrerebbe proprio che l’artista britannico si sia recato nella zona di guerra per realizzare i due lavori in foto nella città di Borodjanka, Oblast di Kiev. Ancora nessuna rivendicazione, ma pochi dubbi che sia lui. Banksy riappare dopo un anno e undici mesi di silenzio che aveva alimentato varie speculazioni. È plausibile che ne spuntino fuori altri nei prossimi giorni“.
Giulia Giaume
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