JR porta le sue ‘ferite’ in mostra da Galleria Continua a Roma. L’intervista
Squarci che riconnettono geografie, comunità e persone. Le celebri “brecce” dell’artista francese JR in mostra degli spazi del St Regis Grand Hotel di Piazza della Repubblica
Nato nei primi Anni Duemila grazie ai suoi collage di strada che documentavano la vita nei quartieri periferici di Parigi, JR (Parigi, 1983) si è rapidamente affermato nella scena artistica internazionale, indagando il tessuto sociale ed economico dei paesaggi urbani contemporanei. Dai suoi primi collage per le strade della Ville Lumière, l’artista è stato protagonista di diverse mostre personali in istituzioni prestigiose, come il Palais de Tokyo nel 2017, il Brooklyn Museum e il SFMOMA nel 2019; per poi essere invitato a creare installazioni monumentali in musei e iconici siti storici, come il Louvre, le Piramidi di Giza, la Porta di Brandeburgo a Berlino, Palazzo Strozzi a Firenze e Palazzo Farnese a Roma. Oggi, Galleria Continua ha deciso di rendere omaggio a JR con la mostra Ferita, riunendo per la prima volta le opere della sua più grande e iconica anamorfosi (la tecnica di distorsione di un’immagine in modo che diventi riconoscibile solo se osservata da una precisa angolazione), ovvero le Brecce, diventate simboli virali dell’inaccessibilità di musei e palazzi durante la pandemia. Oltre a queste, è in mostra anche un’opera site – specific realizzata appositamente per lo spazio.
La mostra di JR da Galleria Continua a Roma
La voragine che si apre nella sala espositiva di Galleria Continua, all’Hotel The St. Regis di Roma, accompagna il visitatore per le strade del centro storico, dove San Pietro padroneggia con la sua iconica cupola. A incorniciare questa “ferita” site specific sono le “brecce” che l’artista ha realizzato a Parigi, Firenze e a Palazzo Farnese durante la pandemia. Nelle foto che vestono le pareti dello spazio espositivo, l’esterno comunica con l’interno, scavando in profondità e aprendo allo spettatore angoli remoti e preziose opere inaccessibili fino a qualche anno fa. Di questo nuovo progetto espositivo abbiamo parlato proprio con JR.
“Ferita”, la prima personale di JR a Roma. L’intervista
Qual è il tuo rapporto con Roma, e come è stato tornare dopo il tuo intervento a Palazzo Farnese?
Roma è una città dove ho iniziato a lavorare molto giovane, e dove sono sempre tornato non solo perché qui ho molti amici, ma anche perché c’è la sede di Galleria Continua e molti dei miei progetti. L’installazione a Palazzo Farnese pensavo durasse solo qualche mese, invece ha riscosso così tanto successo da rimanere per un anno e mezzo. Roma è una città in cui mi sento accolto e mi piace molto questa relazione. Oggi, per esempio, mentre ero in bicicletta guardavo la città in un modo diverso, cercando un nuovo luogo per la continuazione del mio progetto.
Le tue ferite non riconnettono il mondo esterno con l’interno, si tratti di un museo, di un palazzo storico o di un monumento. È un progetto di grande responsabilità che porti avanti in maniera indipendente…
In Italia ha fatto molte cose con Galleria Continua, la più recente è la Ferita a Palazzo Strozzi a Firenze e a Palazzo Farnese qui a Roma. Spero di fare ulteriori progetti. Con questa mostra non si vede solo il mio lavoro ma anche le diverse tecniche, e soprattutto si sottolinea come dietro a ogni mio progetto non ci sia nessuna sponsorizzazione, ma sono io che reinvesto sui miei progetti con la vendita delle opere. Una libertà e un’indipendenza che diventa identitaria nella mia ricerca.
Ci sono reazioni da parte del pubblico che ti hanno colpito particolarmente?
Tra le diverse installazioni realizzate per il mondo, ricordo l’Opera Garnier, una grande caverna che si apre sulla facciata del Teatro dell’Opéra di Parigi. Qui migliaia di persone sono venute per vedere questa grotta dove all’interno c’è un balletto. Spero di continuare a fare questo tipo di progetti, come quello che ho in programma a ottobre. Mentre a novembre andrò in Amazzonia e a dicembre farò un grande murale che rientra nel progetto The Chronical.
C’è una prospettiva, un punto di fuga, che unisce tutte le tue “ferite”?
Tutte le ferite sono unite alle strutture per le quali sono state realizzare. A Palazzo Strozzi, per esempio, ho aperto un varco durante la pandemia; mentre per Palazzo Farsene è stato diverso perché è sempre inaccessibile al pubblico. Parto sempre dalla storia dell’edificio. Studio i livelli e gli strati fisici e archeologici della struttura, per “entrarci” e aprirlo al pubblico.
Valentina Muzi
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