Il “bambino migrante” di Banksy a Venezia sarà restaurato. L’idea di Sgarbi ha senso?
Il Sottosegretario alla Cultura ha trovato una fondazione bancaria che finanzierà il restauro del murale realizzato da Banksy nel 2019. “Non ci interessa se l’opera abbia o no più di settant’anni”, ha sottolineato Sgarbi
Sarà restaurato e messo in sicurezza, come sottolineato dal Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, il murale raffigurante il “bambino migrante” realizzato a Venezia dallo street artist Banksy. L’opera, dipinta sulla parete di un palazzo vicino a Campo San Pantalon nel maggio 2019, nei giorni della Biennale Arte, poco tempo dopo è stato rivendicato da Banksy attraverso un post sul suo profilo Instagram (sebbene noi di Artribune, con notevole anticipo, avevamo “scoperto” e attribuito l’opera al celebre e misterioso artista di Bristol). “A segnalarmi la fragilità del murales sono stati il Sindaco di Venezia e il presidente della Regione Veneto”, ha dichiarato Sgarbi. “Mi sono attivato subito e ho ottenuto la disponibilità di una fondazione bancaria che coprirà le spese. Non ci interessa se l’opera abbia o no più di settant’anni, né se l’autore sia vivo e neppure se ci dia il consenso al restauro, dal momento che, tra l’altro, il murales è stato realizzato ‘illegalmente’. Mi assumo io la responsabilità dell’intervento avendo la delega sull’arte contemporanea, ed è mio compito tutelarla”.
Sgarbi si impegna a restaurare il murale di Banksy a Venezia
Sarà dunque un intervento di restauro “sui generis” quello che interesserà il murale di Banksy, ma anche necessario e urgente, stando alle parole del Sottosegretario, dato che umidità, acqua alta e salsedine ne stanno condizionando lo stato di conservazione. Intervento di cui verranno rivelati ulteriori dettagli il 4 ottobre, durante una conferenza stampa in programma a Roma nella sede del Ministero della Cultura, e alla quale parteciperanno – oltre a Sgarbi – anche l’avvocato Jacopo Molina, in qualità di rappresentante della proprietà del Palazzo. “Sgarbi ha anche impartito”, conclude la nota stampa del Ministero, “una direttiva perché la Soprintendenza vigili comunque sui lavori dato che il palazzo è un bene vincolato”. Una domanda però resta sospesa e cercheremo magari di aprire un dibattito sulla risposta: ha senso restaurare un’opera ‘clandestina’ di arte urbana, per di più di Banksy?
Desirée Maida
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati