A Catania nuovo murale nel quartiere San Berillo. Realizzato in un anno di lavoro
“Banco di vita” è il murale realizzato da Chiara Capobianco per Banca d’Italia, in un quartiere degradato di Catania, che sta cercando di rinascere anche grazie alla street art. Monumentale e colorato, evoca una pala d’altare cinquecentesca
Ci è voluto un anno di lavoro per completare il murale Banco di vita, che Chiara Capobianco (Roma, 1992) ha realizzato per la filiale di Catania della Banca d’Italia, nell’ambito delle iniziative di valorizzazione del patrimonio architettonico e artistico promosse dall’istituto di credito, anche in un’ottica di responsabilità sociale. Svelata lo scorso 6 dicembre, la monumentale opera di street art ha infatti richiesto un lungo iter preparatorio: solo a settembre scorso, l’artista ha iniziato effettivamente a dipingere.
“Nel momento in cui il progetto ha avuto l’approvazione dei vertici della Banca d’Italia si è cercato il supporto delle istituzioni locali. L’idea è quella di ritenere l’arte una risorsa strategica per il territorio”, spiega Lina Scalisi, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania che ha fatto parte della commissione per la scelta dell’opera.
La funzione della street art nella rigenerazione urbana
“Abbiamo selezionato l’opera con il linguaggio più fresco, che contenesse il racconto della città, senza stereotipi. Ci é sembrato che l’artista riuscisse a rendere l’anima di Catania con un linguaggio fortemente intuitivo, con una grafica e una composizione particolari e prendendo alcuni elementi dalla strada, come gli ombrellini”, prosegue Scalisi.
La filiale si trova nel quartiere di San Berillo, in cui sono già presenti opere di street art, tentativo di superare la situazione di degrado in cui versa la zona, considerata un “confine tra la Catania problematica e difficile e quella sana e produttiva”, come sottolinea Gennaro Gigante, Direttore della filiale.
“Il murale è per sua natura destinato a una fruizione collettiva, di abbellimento della città, soprattutto nei luoghi che potrebbero essere oscurati dal grigiore” così Ornella Fazzina, storica dell’arte e docente dell’Accademia, che ha intervistato l’autrice durante la conferenza di presentazione di martedì 5 dicembre.
Il murale di Chiara Capobianco a Catania
L’artista ha parlato del lavoro di squadra (al progetto hanno lavorato 50 persone), e ha spiegato la difficoltà di confrontarsi con un committente importante come la Banca d’Italia, con la sua ampia e nota collezione d’arte.
Un intenso studio e il dialogo costante con il territorio hanno portato la pittrice a modificare il bozzetto: nell’opera doveva essere presente Sant’Euplio, ma l’artista ha realizzato lo stretto legame che la città nutre per Sant’Agata e ha preferito toglierne il riferimento, optando per la rappresentazione della santa. Sono poi presenti diverse figure, che rappresentano i mestieri; e il simbolo più celebre di Catania, “U Liotru”, l’elefante. E rappresentazioni di persone comuni e cibi, come arance e arancini. L’opera è stata realizzata su due facciate con una struttura piramidale, che evoca l’Etna, volutamente ignorando la prospettiva classica: “la composizione sembra ricorda una pala d’altare del ‘500, con i suoi registri superiori e inferiori, però è espressione dell’oggi”, sottolinea Fazzina.
Gli oltre 700 mq di superficie sono stati dipinti con una vernice ecologica “mangia smog” che aiuta a ridurre gli inquinanti e a neutralizzare gli agenti patogeni presenti nell’aria. È stata inoltre realizzata un’illuminazione supportata da un impianto solare.
Uno degli aspetti del murale che più è piaciuto a chi vive il quartiere è il suo aspetto colorato.
Giulia Bianco
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