A Napoli due laboratori professionalizzanti avvicinano i giovani allo studio dell’arte urbana
Urbanizer, progetto vincitore dell'ultimo bando Creative Living Lab del MiC, porta nel quartiere di Ponticelli dei corsi che avvicinino i giovani a graffiti e street art, tra studio e pratica
Sono tanti anni che Inward, osservatorio di ricerca e sviluppo su graffiti, writing, street art e nuovo muralismo, lavora per rendere l’arte urbana sempre più uno strumento di espressione e coesione sociale. È proprio nel solco di questo impegno che la creatura della ventennale Associazione Arteteca ha realizzato un doppio progetto di laboratori per ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni che mostri le potenzialità dell’arte urbana come strumento rigenerativo e riqualificante in un’ottica di studio e pratica. Tutto, nel difficile quartiere di Ponticelli, a Napoli Est, luogo di nascita (e d’elezione) di Inward.
Il progetto Urbanizer, di Associazione Arteteca / Inward
Vincitore dell’ultimo bando Creative Living Lab del Ministero della Cultura, Urbanizer prevede un percorso di approfondimento teorico e pratico su documentazione, promozione e formazione della creatività urbana per 20 giovani (degli oltre cento che hanno fatto richiesta). Nello specifico, il progetto appena avviato coinvolge i partecipanti in due laboratori (di dieci persone l’uno) della durata di sei mesi, portandoli a osservare il potere dell’arte urbana direttamente sul quartiere, il più giovane per demografia tra i dieci rioni napoletani e quello caratterizzato dai più alti tassi di dispersione scolastica e disoccupazione.
Il primo lab, Far sapere, è guidato dall’esperta di biblioteconomia Cinzia Martone dell’Università Federico II di Napoli e si concentra sull’importanza della conoscenza della creatività urbana, soffermandosi sulla catalogazione di flyer, locandine, fanzine e fogli volanti. Risultato di questo laboratorio sarà un podcast che metta al centro i protagonisti della creatività urbana partenopea, da realizzarsi con il conduttore di Radio Deejay Gianluca Vitiello. Il secondo, guidato dalla professoressa esperta di rigenerazione urbana Angela D’Agostino, sempre della Federico II, e intitolato Saper fare, è incentrato invece sulla gestione delle fasi produttive delle opere tra relazioni, curatela, logistica e comunicazione, e risulterà nella produzione di una grande opera pittorica murale sulla stazione circumvesuviana Argine Palasport, sede di Inward, per mano di un artista scelto dal gruppo.
La promozione e il recupero di un quartiere napoletano attraverso l’arte urbana
“La combinazione di rigenerazione sociale e riqualificazione artistica riesce laddove le politiche del decoro falliscono, cioè nel coinvolgimento vero dei residenti e nella partecipazione sentita degli artisti stessi. Sempre più il dialogo con la comunità e lo studio del territorio sono importanti per il senso dell’intervento socio-urbano”, spiega Luca Borriello, direttore di Inward. “A Ponticelli, una quindicina d’anni fa, abbiamo cominciato a intavolare un dialogo che si rende sempre più apprezzato, necessario e strutturale. Facemmo un primo progetto con la Fondazione Vodafone, chiamato Cunto, molto partecipato da comunità associative giovanili e parrocchiali: da lì siamo riusciti ad avere il nostro spazio”. All’inizio si guarda più ai graffiti, ma poi lo sguardo si allarga, complice “un’infinità di iniziative, in Italia e all’etero. Abbiamo visto che si diffondevano le grandi opere su superfici pubbliche e non: allora con Unar e Anci abbiamo fatto le tre opere delle Giornate Nazionali dell’Antirazzismo, tra Reggio Calabria, Trieste e Napoli. Qui avevamo avuto una brutta situazione di odio nei confronti di una comunità Rom, con un campo dato alle fiamme e una serie di gravi episodi di pregiudizio: proprio su questo abbiamo fatto una prima opera intorno a Parco Merola, un grande complesso condominiale”. Da questa prima, importante esperienza nasce il Parco dei Murales, ormai celebre luogo urbano – comparso in più stagioni di Gomorra e coinvolto in tour turistici mainstream –: “Forti di questo successo abbiamo sviluppato tanti altri progetti sul territorio napoletano e campano, incentivando un dialogo proficuo che precede e dà valore all’opera”.
I laboratori si collocano proprio in quest’ottica di dialogo, ma con un taglio più professionalizzante: “Noi da una parte manteniamo i rapporti con le istituzioni e dall’altra lavoriamo con gli artisti con una specificità di curatela, studio e ricerca propria di quelli che si chiamano ‘operatori culturali per la creatività urbana‘”, continua Borriello. “Volevamo portare da queste competenze al di fuori di noi e abbiamo pensato di farlo con uno strumento, un kit che permetta agli altri di entrare davvero in questo mondo. La risposta è Urbanizer, un ‘organizzatore delle cose creative urbane’ che ha dato vita a due classi-prova: una che studia la letteratura ‘grigia’ fatta di fogli, flyer e volantini con strumenti formali, e una che impara la produzione, cioè come nascono le opere, come si lavora con gli artisti e come si organizza il tutto. I laboratori formano così i ragazzi nelle due vie, teorica e pratica, la cui somma di expertise li rende operatori completi”. Da questi corsi usciranno, in questo modo, ben venti giovani formati a tutti gli effetti come operatori culturali per la creatività urbana, che potranno sia avvicinare il pubblico al patrimonio del territorio sia usare le proprie skill in qualunque contesto, nazionale e non solo.
Giulia Giaume
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