Tra Treviso e Monopoli una mostra itinerante che coniuga street art e realtà virtuale
Inaugura a Treviso (e poi a Monopoli) una mostra d’arte urbana che – dal “tag” alle installazioni site-specific – riunisce le più grandi firme della street art, da ZED1 a V3RBO
Che cos’è un nome? Un nome è identità, riscatto, presenza. Attraverso il nome – soprattutto se scelto dal legittimo proprietario – affermiamo noi stessi e la nostra presenza nel mondo. Ed è per questo che, nell’Arte Urbana, il “tag” (il graffito che reca il proprio nome d’arte) assume una rilevanza così preponderante: comparendo qui e lì sui muri e per le strade della città, quel nome diventa una dichiarazione d’intenti, una presa di posizione. “Io sono qui, io appartengo a questo luogo e questo luogo mi appartiene”: questa è la potenza del nome. Non stupisce quindi che la mostra-evento internazionale – che dal 9 maggio al 30 giugno fa tappa a Treviso, per poi spostarsi a Monopoli dal 19 luglio al 3 novembre 2024 – si intitoli proprio IN MY NAME. Above the show.
La mostra “IN MY NAME. Above the show” tra Treviso e Monopoli
Inaugurata negli spazi del complesso industriale rigenerato delle ex Ceramiche Pagnossin (e prossimamente in trasferta all’Ex Deposito militare Carburanti di Monopoli), la rassegna – a cura di Martina Cavallarin con Antonio Caruso – riunisce 17 artisti e oltre 150 opere, comprese diverse installazioni site-specific. Entrando nel capannone dell’ex-fabbrica, attira subito l’attenzione l’opera del visionario artista tedesco WON ABC, che invita lo spettatore ad addentrarsi in un ambiente surreale, all’interno di un cubo interamente dipinto e abitato da personaggi coloratissimi e quasi mostruosi. Al centro, una struttura specchiata permette di osservarsi mentre si percorre la piccola struttura.
La mostra “IN MY NAME. Above the show”. Quando spazio urbano e virtuale si fondono
Oltre alle numerose tavole, i disegni, al muro da “strappare” (ovvero Second Skin) di ZED, che rivela man mano un disegno nascosto, la vera attrazione sono le due installazioni in realtà virtuale proposte da V3RBO e PROEMBRION. Questo perché l’ambiente virtuale, messo in relazione all’arte urbana, apre a possibilità creative sconfinate, libere dalle limitazioni delle leggi della fisica (e ai vincoli burocratici) che caratterizzano il mondo reale. Così, dopo essersi riappropriati dell’ambiente urbano, i due artisti “colonizzano” quello digitale. Anzi, lo plasmano a loro immagine e somiglianza, senza confini creativi. Il punto di contatto? Sempre lo spazio, che da urbano diventa “immateriale”.
Laura Cocciolillo
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