All’Università di Venezia studiano le tecniche su come conservare e restaurare la street art
L'obiettivo è quello di salvaguardare le pitture murali dal deterioramento del tempo e dagli agenti atmosferici, approfondendo le reazioni delle vernici usate dagli street artists. Per farlo il team di ricerca dell'università veneziana seguirà in estate artisti di calibro internazionale invitati a realizzare delle opere nella frazione di Vallà a Trevisto
Come è possibile conservare un’opera di street art? Come può essere restaurata? Una delle prime volte che l’argomento venne trattato con serietà fu per le opere di Keith Haring (Pennsylvania, 1958 – New York, 1990), affidate al team di scienziati dell’Università di Pisa dove il writer realizzò Tuttomondo sulla chiesa di Sant’Antonio Abate.
Oltre a lui, a lasciare un segno sulle mura del Belpaese sono stati ad esempio anche Emmanuel Jarus e Psiko ad Ascoli Piceno, Daniele Castagnetti – aka Mister Dada – nell’Appennino reggiano e Tellas a Carrara e a Roma; nonché numerosi artisti invitati a realizzare opere in occasioni di festival e progetti di rigenerazione urbana come Gulìa Urbana che, dal 2012, sta cambiando il volto della Calabria.
Oggi tutti questi murales sono entrati a far parte del patrimonio culturale italiano e necessitano di essere salvaguardati con tecniche di conservazione e restauro per non rischiare di perderli. Ad intraprendere tale impresa è l‘Università Ca’ Foscari di Venezia con il team di ricerca del dipartimento di “Scienze per la Conservazione del Patrimonio Culturale” (seguito dalla professoressa Francesca Izzo) che seguirà l’opera di artisti di calibro internazionale invitati a realizzare delle opere nella frazione di Vallà, a Treviso, nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana The Wallà nato a maggio 2021.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia e la conservazione della street art
Per capire come preservare i murales è necessario studiare la composizione delle pitture usate dagli street artists, e approfondirne le reazioni col passare del tempo e a contatto con gli agenti atmosferici. A tal proposito, il team di ricerca dell’università veneziana seguirà per tutta l’estate la realizzazione dei prossimi murales a Vallà, iniziando con Tellas e Pixel Pancho a giugno, per poi seguire Franco Fasoli a luglio e concludere con Joys e Orion a settembre.
Il progetto “The Wallà” per studiare le tecniche di conservazione dei murales
“The Wallà diventa così un progetto pilota non solo per la rigenerazione urbana, ma anche nell’ambito della conservazione e della salvaguardia delle opere murali all’aperto”, spiega Samuele Stocco, segretario del Collettivo Bocaverta APS e promotore del progetto. “Stiamo sperimentando quanto il tempo e le condizioni ambientali deteriorino la street art, per questo l’attuazione di buone pratiche conservative risulta necessaria ai fini del mantenimento dei murales realizzati”.
Salvaguardare le opere di street art. Parla la prof Francesca Izzo
“Nell’ambito della collaborazione con ‘The Wallà’ eeseguiremo delle campagne diagnostiche, anche coinvolgendo studentesse e studenti che si stanno formando per diventare esperti scientifici nell’ambito della Conservazione”, così parla la professoressa Francesca Izzo, capo del dipartimento di Scienze per la Conservazione del Patrimonio Culturale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.“L’obiettivo sarà studiare i materiali usati dagli artisti e valutare le strategie di conservazione e di manutenzione, che spesso sono anche utili dal punto di vista economico: costa meno difendere l’arte che non restaurarla quando fortemente degradata. Ne usciranno delle tesi di Laurea Magistrale in Conservation Science and Technology for Cultural Heritage e nella triennale di Scienze e tecnologie per i beni culturali: studieremo i meccanismi chimici e fisici di degrado e valuteremo soluzioni. Salvaguardare i murales sarà sempre più necessario nel futuro, vogliamo formare la generazione di conservation scientist che salverà la street art dall’oblio del tempo”.
Valentina Muzi
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