Intervista a Eduardo Kobra, lo street artist che ha reso omaggio a Paolo Rossi su un grattacielo di Vicenza
L’opera urbana dedicata all'attaccante italiano è stata commissionata al writer brasiliano, famoso per le reinterpretazioni in chiave pop di icone del passato. Volevamo saperne di più sulla sua ricerca e sul suo stile, e gli abbiamo fatto qualche domanda
Calciatore e uomo simbolo della Nazionale italiana, con cui si laureò campione del mondo nel 1982, Paolo Rossi è stato un grande talento del calcio e dello sport italiano. A lui è dedicato l’ultimo murale di Eduardo Kobra(San Paolo, 1975), lo street artist brasiliano di fama internazionale noto per i suoi affreschi pop ispirati ai grandi personaggi della storia. Riconosciuto in tutto il mondo per il suo stile caleidoscopico e dal forte impatto grafico, il pittore di San Paolo è stato “ingaggiato” dalla dall’associazione culturale Wallabe per realizzare un enorme dipinto a cielo aperto in omaggio all’iconico calciatore.
A Vicenza l’enorme murale per Paolo Rossi di Eduardo Kobra
Il luogo scelto per l’intervento (finanziato da una speciale campagna di crowdfunding e grazie al contributo significativo del Gruppo Hera) è stato la Torre Everest, edificio di diciassette piani simbolo della città di Vicenza e del boom economico degli Anni Cinquanta.
Proprio nel capoluogo veneto Paolo Rossi trascorse diversi anni della sua carriera, rimanendo legato alla città anche dopo il trasferimento del calciatore alla Juventus. Con la direzione artistica di Federica Sansoni, l’intervento urbano di Eduardo Kobra vuole ribadire l’amore di questo luogo nei confronti dello sportivo, condensando in un enorme affresco outdoor i valori di umiltà, dedizione e resilienza da sempre associati alla figura di “Pablito”.
Il legame tra Paolo Rossi e il Brasile
E non è un caso che l’omaggio al calciatore italiano sia stato commissionato a un artista brasiliano. Con questa scelta, l’associazione culturale Wallabe – nata con l’obiettivo di trasformare linguaggi e progetti artistici in momenti di riflessione e condivisione – vuole chiudere il cerchio rimasto aperto con la partita Brasile-Italia ai Mondiali di calcio del 1982, ricordata come la “Tragedia di Sarrià”. In occasione di quel match Paolo Rossi segnò ben tre gol, condannando all’eliminazione dalla competizione la nazionale verdeoro. Prendendo come esempio il massimo rispetto degli avversari che il calciatore italiano mostrava sempre in campo e fuori, è ora il celebre artista brasiliano a omaggiare da “sconfitto” questa assoluta lealtà, capace di superare ogni tipo di differenza, nello sport e nella vita.
L’intervista allo street artist Eduardo Kobra
Non è la prima volta che lavori in Italia. Qui hai realizzato alcuni dei tuoi murales più rappresentativi, tra gli ultimi l’affresco dedicato a Galileo Galilei, a pochi passi dal “Tuttomondo” di Haring. Quanto ti appassiona il confronto con la nostra tradizione?
Lavorare in Italia è sempre un’opportunità stupenda, soprattutto per uno come me, partito da una famiglia semplice, da un quartiere di periferia: dipingo per strada da 37 anni, ininterrottamente, e ho sempre nutrito una forte attrazione per il vostro Paese. L’Italia avrà sempre un ruolo speciale nella storia dell’arte, per il suo passato ma anche per il suo presente. Per me, che sono un ammiratore dell’architettura, del paesaggio, della natura, delle aree verdi e dell’arte in generale, questa nazione rappresenta la massima espressione di questi elementi. Aggiungo che i miei bisnonni nacquero in Italia; anche mio fratello ha vissuto qualche anno in questo Paese, e io stesso ho richiesto i documenti per trasferirmi qui: vorrei aprire un atelier in Italia e farne la mia base europea.
Hai da poco concluso la tua ultima opera: un caleidoscopico tributo a Paolo Rossi, simbolo del calcio italiano. Quanto conoscevi di questa figura? Cosa ti ha spinto ad accettare l’invito di Wallabe?
Questo murale è la celebrazione di una figura che continua a influenzare generazioni. Per il suo lavoro, per il suo impeto, per la rilevanza che ha avuto nello sport, per l’icona che è. Essendo brasiliano ho profonde connessioni con il mondo del calcio: l’immagine di Paolo Rossi è molto forte in Brasile. Mi sono sentito subito adatto per questo lavoro, anche se ha richiesto ovviamente – come ogni progetto – un’immersione e uno studio dettagliato della storia e del contesto.
L’omaggio di Eduardo Kobra al calciatore Paolo Rossi a Vicenza
Il luogo che ospita il murale è uno dei simboli di Vicenza, un emblema della città durante il boom economico. Quanto è importante per te instaurare relazioni con il luogo che ospita un tuo dipinto? In altre parole: che ruolo gioca l’architettura nella creazione di un tuo lavoro?
L’esecuzione di quest’opera è stata molto complessa, perché stiamo parlando di un edificio che in qualche modo sta trasformando lo skyline della città: è un palazzo molto alto e stretto, e ha un vano nel mezzo che non poteva essere dipinto. Quindi ho dovuto fare una serie di adattamenti fino a raggiungere questo risultato.
Il mio lavoro dialoga sempre con i luoghi in cui opero, e la mia libertà artistica è necessariamente influenzata da essi. Lavorare a Vicenza è stata un’esperienza molto interessante, anche perché non conoscevo la città; in queste settimane di lavoro ho avuto l’opportunità di conoscere, ad esempio, il Teatro Olimpico del Palladio, che è veramente impressionante.
La tua produzione è ricca di omaggi alle grandi icone della cultura del Novecento: dall’architetto Oscar Niemeyer (raffigurato su un enorme palazzo di San Paolo) a Salvador Dalí (impresso sulla facciata del centro culturale Puertas de Castilla a Murcia), passando per John Lennon, Leonardo da Vinci ed Einstein. Da dove nasce questa attenzione per le loro storie?
Mi sono specializzato in murales di grandi dimensioni, non che l’abbia cercato intenzionalmente, ma è stato qualcosa di genuino, naturale, organico. Il mio lavoro implica questa immersione, principalmente concettuale, nei temi che mi piace trattare. Parlo di pace, tolleranza, unione dei popoli, rispetto, convivenza, questioni razziali, protezione delle culture indigene: mi piace portare come esempio temi e messaggi, storie, personalità che hanno lottato per la pace. Cerco di offrire punti di vista su questi argomenti, sperando che possano far riflettere e cambiare qualcosa in chi osserva l’opera, generando consapevolezza.
Oggi sono circa trenta i Paesi in cui ho lavorato, diffusi in cinque continenti (solo negli Stati Uniti ho realizzato più di cinquanta murales, inclusa la facciata dell’ONU). Nel campo della street art faccio realmente solo ciò in cui mi identifico; devo essere veramente connesso con il tema e con la figura che decido di raccontare.
Alex Urso
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