Poesia in città. Bologna si riempie di citazioni letterarie sulla liberazione
I manifesti del collettivo CHEAP per il Patto per la Lettura tornano sui muri del capoluogo con 50 poster, di 25 poeti e poete, per 1 mese di "versi liberati"
“Non si secca la radice di chi ha semi“. È un grido ecofemminista e anticolonialista quello che si leva da Bologna, le strade tappezzate di versi sciolti di poete e poeti dei giorni nostri e di quelli passati. Parole che, incise a caratteri cubitali su fondo giallo, rosso, verde, scandiscono il centro della città felsinea squarciando il velo del silenzio sul patriarcato – quello che secondo il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sarebbe “finito”, in barba alle cento donne morte solo in Italia e solo da gennaio -, sull’ipocrisia politica e sull’invasione colonialista di Gaza.
I poster del collettivo CHEAP a Bologna
A partire dal 20 novembre, e per un mese, i 50 poster di 25 autori e autrici danno quindi corpo e voce alla nuova campagna RECLAIM poetry, intervento inedito realizzato dal collettivo CHEAP (sulla scia delle precedenti iniziative di successo) per il Patto per la Lettura di Bologna, la rete coordinata dal Comune che, come in altre città italiane, promuove sul territorio attività, servizi, incontri, progetti legati alla lettura. E così fa CHEAP concentrandosi, con un taglio pop ma ficcante, su un genere ancora poco frequentato, che però più di altri è in grado di esprimere uno spiccato carattere contemporaneo, politico e sociale. Che può e deve concretizzarsi a cominciare dal diritto alla conoscenza e alla condivisione di spazi che esulano dalle dinamiche capitalistiche: “Le biblioteche che immaginiamo sono spazi pubblici a cui accedere per diritto, in controtendenza alle dinamiche di privilegio ed esclusione che permeano ogni aspetto della nostra vita sociale. Luoghi in cui sono a portata di mano i saperi, cioè quegli strumenti indispensabili per produrci nell’atto di ragione del prendere una posizione. Collegate tra il passato e il futuro, sono archivi che dovremmo attraversare per riformulare nuovi immaginari”, commentano da CHEAP.
I versi sparsi per le vie di Bologna
“Ovunque tu sia ora, urla la mia innocenza“, il grido dell’anarchico Pietro Valpreda accusato per la Strage di Piazza Fontana, “L’utero non è un orologio“, l’osservazione (dell’81) della pioniera della poesia confessionale Anne Sexton, e ancora “Preferisco le eccezioni. Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori“, la lapidaria voce della poeta polacca premio Nobel nel ’96 Wisława Szymborska. E ancora, “Libera le tue poesie per tutte le razze, per tutte le cose. confondi il tuo corpo con tutti i corpi“, chiede Amilcar Cabral, mentre Rafeef Ziadah confessa che “La pazienza non è sul nastro della mia lingua/ quando le bombe cadono su Gaza la pazienza mi ha già abbandonata“.
CHEAP e il potere della resistenza della poesia
Progetto di public art fondato da sei donne a Bologna nel 2013, CHEAP porta così una nuova selezione di versi nello spazio pubblico del capoluogo emiliano-romagnolo. Sono frammenti anche molto diversi – ora più istituzionalizzati, ora liberi, sia storicizzati sia recenti – che però condividono il tema della liberazione, tra lotta anticolonialista e antifascista, femminismo e orgoglio indigeno. La conversazione sulla lotta si apre quindi alla strada, restituendo alla poesia il suo potere di narrazione e resistenza, di protesta e disobbedienza: “Nei processi di liberazione la poesia ha spesso avuto il ruolo di unire le comunità attorno a valori condivisi”, , dicono da CHEAP. “In questo senso, la poesia non è solo un’espressione estetica, ma un atto politico che contribuisce a costruire una narrazione di resistenza“.
Giulia Giaume
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