C’è un nuovo campione (anonimo) della street art a Bologna. Intervista al creatore di rusco
La missione di rusco è quella di creare una scena attiva nel centro storico di Bologna, solida e sostenuta da privati. Creando una community solidale per artisti, ma anche i cittadini. L’intervista

Il creatore del progetto rusco è di Bologna e ha 38 anni. Preferisce mantenere l’anonimato e spiega subito con convinzione: “Non svelo mai il mio nome. Il mio obiettivo è quello di promuovere e supportare gli altri senza mettermi al centro. La scena underground e la street art sono spazi in cui l’autenticità e l’espressione devono prevalere, non la figura di chi c’è dietro. Voglio che il focus resti sui progetti e sugli artisti, non sulla mia persona. Il mio ruolo è di dare visibilità, creando un network, senza la pressione di un protagonismo che a volte può distorcere il messaggio”. Il suo background è ampio e spazia dal marketing alla grafica prestampa, sia litografica, sia digitale. Ha sviluppato queste competenze in Inghilterra, dove ha lavorato per diverse stamperie e aziende del settore tech per circa sei anni. Successivamente, la sua carriera si è evoluta in Italia, ma da circa due anni sta dedicando le sue competenze al panorama underground locale, concentrandosi principalmente sulla street art. Gestisce un network, ospita e guida artisti in città, con cui crea contenuti fotografici, video di interventi illegali, stampa fanzine e produce merchandising. Lo abbiamo intervistato.
Intervista al creatore di rusco
Quando è nato il progetto rusco e perché?
Non vedo rusco come un semplice progetto, ma piuttosto come un cartello indipendente, un brand che si occupa di varie attività artistiche. Tutto è nato durante una pausa lavorativa e da un bisogno personale di creare qualcosa di artistico che avesse un impatto tangibile nella vita quotidiana e potesse essere visto da un pubblico ampio. Il mio obiettivo era rappresentare la mia città, Bologna, andando oltre il social network, il brand di abbigliamento o l’organizzazione di eventi. Il logo è apparso per la prima volta nella primavera del 2023 su fanzine gratuite e adesivi che rimandano a una pagina Instagram, con un approccio volutamente semplice, diretto e molto bolognese. Il progetto è pensato per un lancio lungo di un marchio di cultura underground che sembra essere sempre esistito.
Cosa significa il nome rusco?
Il termine “rusco” a Bologna significa “spazzatura”. Non è nemmeno un termine dialettale, ma il nome del vecchio servizio comunale dei rifiuti di Bologna. Personalmente, l’ho scelta per diverse ragioni: suona bene e male allo stesso tempo, è molto locale e fuori da Bologna praticamente non ha significato. Ha un suo appeal unico, che rappresenta perfettamente quella parte di territorio che voglio rappresentare.
Qual è la missione di rusco nel contesto della street art a Bologna?
La missione di rusco è quella di creare una scena attiva nel centro storico di Bologna, solida e sostenuta da privati. Voglio restare vicino agli artisti, sia come persone che come community, generando cultura e interesse verso un movimento artistico che va ben oltre il poster o lo stencil sul muro.






Cosa distingue rusco dagli altri progetti di street art in città?
Non credo che ci siano molti altri progetti simili a rusco, ma voglio che il mio si distingua. Il mio approccio è diverso, indipendentemente dal contesto della street art. L’aspetto illegale dei miei interventi implica che metto davvero tanto cuore in ciò che faccio. Non ho altro da dare, ma lo do tutto, e gli artisti che vengono a trovarmi fanno lo stesso. Non c’è un coinvolgimento diretto con i soldi, anche se spesso qualcosa emerge tra commissioni o opere, ma il vero valore è nei ricordi positivi che creo. Gli artisti dormono nel mio monolocale con il mio cane, ci si conosce, si fa amicizia, ci si vuole bene e si crea un gruppo. Tutto avviene in modo naturale, senza forzature, come amici che si divertono insieme, mentre io documento tutto.
Hai mai avuto difficoltà o opposizioni riguardo alle opere affisse in spazi pubblici?
Sì, fa parte del gioco. Come dice l’artista Ragno, “a volte la bellezza dà fastidio”, figuriamoci quando viene lasciata nelle strade di Bologna. Le installazioni principali stanno resistendo, ma ad esempio, per Artcity 2024, un poster dell’artista Evyrein raffigurante il sindaco Matteo Lepore è stato rimosso dal personale comunale, l’unico rimosso dalla murata. Questo però mi ha permesso di finire sui giornali due volte, sia per l’affissione che per la rimozione, e ha generato storie interessanti. Può succedere di tutto, come quando il proprietario di una galleria di street art si è arrabbiato per uno stencil dell’artista Illustre Feccia in Piazza Aldrovandi.
Che ruolo gioca la street art nella cultura urbana di Bologna?
La street art è sempre stata parte della cultura urbana di Bologna. È una città con una lunga tradizione di graffiti e scritte, ma negli ultimi anni sta vivendo un’espansione di street art contemporanea, con tanti artisti che lasciano opere in pieno centro. Bologna sta vivendo un assedio di street art quasi incessante da più di anno, non solamente dovuta a rusco. Tanti artisti stanno visitando la città, lasciando opere in pieno centro storico, sfacciatamente davanti agli occhi di tutti i residenti, dei turisti e di chiunque visiti la città per qualsiasi motivo.
Per i residenti penso che in generale possa rappresentare una ventata d’aria fresca, i muri di Bologna sono pieni di scritte e tag da quando ne he ricordo, la street art si integra benissimo in questo contesto offrendo qualcosa di diverso, lanciando messaggi e temi per una riflessione, volendo anche ispirazione o solo un semplice sorriso.
Ad esempio?
Nelle ultime settimane stanno pulendo quasi tutti i palazzi del centro storico ma i condomini salvano quelle che ritengono opere: la interpreto come una finestra di dialogo, non tanto con l’amministrazione comunale, ma proprio con i cittadini che si dimostrano aperti e contenti di ospitare opere di street art sui loro muri, tanto da salvarle e a volte addirittura da coprirle per preservarle durante i lavori di manutenzione.
Bologna è anche sempre di più una meta turistica, argomento scottante ma da affrontare. Vivo in centro e vedo una città che si sta davvero trasformando in una “mangiatoia” per turisti. Penso che questo fenomeno sia inarrestabile. Bologna è sempre più una meta turistica, ma cerco di vedere il fenomeno come un’opportunità per mostrare il lato culturale di questa città, da molti considerata la culla di tanti movimenti underground.
Hai mai collaborato con altre realtà artistiche o culturali di Bologna?
Mi piace pensare che rusco rimanga una presenza costante ma marginale, senza essere completamente identificabile, senza una struttura definita e senza aspettarsi l’approvazione di tutti. Non mi interessa creare una visibilità convenzionale, ma piuttosto mantenere un approccio imprevedibile e “a gamba tesa”. Questo pensiero si è sviluppato dopo alcune collaborazioni artistiche e culturali con altre realtà bolognesi.
C’è un’area di Bologna che consideri particolarmente significativa?
rusco è volutamente molto attivo nel centro storico, nel cuore della città. Le due installazioni collettive non autorizzate, una in via Valdonica nel ghetto ebraico per la vigilia di Artcity 2024 e l’altra in Vicolo Alemagna per Artcity 2025, sono esempi di un’arte che va oltre il semplice aspetto estetico, sono un fuori programma, un’esibizione. Questi vicoli, pur essendo centrali, sono abbastanza nascosti, ma le opere che vi si trovano sono frequentate continuamente da residenti e turisti, a qualunque ora, del giorno e della notte, diventando delle vere e proprie esplosioni artistiche.
Quali sono i principali ostacoli o sfide che affronti nella street art?
rusco è un progetto individuale, senza un team strutturato, e la sfida principale è trovare persone che condividano la stessa passione e che si dedichino alla creazione di un metodo di lavoro. Le sfide sono sempre dietro l’angolo, ma cerco di affrontarle come obiettivi e risultati. Il fatto che tanti artisti siano entusiasti di collaborare con me è già un grande risultato.
Come l’arte urbana può contribuire a trasformare un quartiere o una zona della città?
L’arte urbana ha il potere di trasformare anche una stradina anonima in un luogo di interesse, generando stupore e meraviglia. Porta gli artisti e gli appassionati a esplorare i vicoli della città, avvicinando le persone all’arte e creando una presenza culturale attiva che rende la città viva, dinamica e culturalmente stimolante.
Il tuo lavoro è legato alla città di Bologna, ma se dovessi espanderti in altre città o paesi, dove vorresti andare?
Per ogni trasferta ufficiale, il marchio viene tradotto e stampato su adesivi che distribuisco nelle città. Finora sono stato in Toscana e in Veneto – quindi, sudicio in Toscana e scoassa in Veneto. Le prossime tappe includono Milano, Roma e Napoli. Londra è una meta che sogno di raggiungere con la street art, visto che è una città fondamentale per la mia crescita personale; lì lo chiamerei “rubbish”.
Bologna è una città dove si fa street art, anche nell’ambito culturale ufficiale. Come pensi che l’amministrazione stia reagendo a questo movimento e qual è il tuo ruolo nel facilitare questo dialogo?
Non c’è stato finora un vero dialogo con l’amministrazione comunale. Il sindaco Matteo Lepore e il Comune di Bologna seguono la pagina Instagram di rusco, e talvolta interagiscono con i miei post. Penso, che con tutti i problemi che ci sono in questo periodo nell’area urbana, la street art sia veramente qualcosa che prova ad arricchire gli angoli di questa bellissima città in degrado, e lo fa gratuitamente.

Secondo te perché?
Si è capito che non ci occupiamo di atti vandalici, non c’è un tacito consenso ma percepisco una certa apertura al fenomeno, questi interventi sono indipendenti e al momento non ci sono prospettive di collaborazioni dirette a livello pubblico.
Occupandomi prevalentemente di street art non autorizzata non ho mai pensato ad una collaborazione con l’amministrazione comunale, ma ci sono dei supporti comunali su cui verrebbero installazioni molto belle e d’avanguardia, senza fare del male a nessuno e promuovendo arte fresca non per forza sui muri. Visto il tema, preferirei una collaborazione con l’azienda Hera, che si occupa attualmente della gestione dei rifiuti; mi piacerebbe vedere ad esempio tutti i bidoni disegnati da un’artista differente, così per lanciare un’idea.
Mi piacciono molto anche le vecchie cassette delle lettere, che verranno tolte presto, penso che potrebbero essere spazi gratuiti e già integrati nel contesto urbano, da dipingere e ricordare come qualcosa di storico, con un tocco artistico urban contemporaneo.
Ci sono in programma attività o eventi di coinvolgimento diretto con la città?
Sì, ci sono diverse attività ed eventi in programma, che coinvolgeranno la comunità in workshop, action painting ed esibizioni crossover tra arte e musica. La prossima estate, rusco potrebbe essere impegnato nella bonifica di un parco cittadino a rischio degrado. Sto definendo il calendario di questa iniziativa proprio in questi giorni.
Alessia Tommasini
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