È MIA ed è diversa da tutte
Una nuova fiera a Milano, con protagonista la fotografia. Uno stand per ciascun artista, un catalogo a schede, ma non solo. Eventi, incontri con gli autori e tutto il resto. Ne abbiamo parlato con Fabio Castelli, ideatore di MIA. Che ci assicura che la fiera ospitata a maggio al Superstudio Più sarà diversa da tutto quello che già c’è.
Che cos’è MIA? Da quali riflessioni nasce l’iniziativa?
MIA è la prima fiera in Italia di fotografia intesa come linguaggio d’arte. Credo che in un Paese, con la nostra tradizione sulla fotografia, fosse necessario dar vita a un evento che coagulasse e concentrasse la massima energia possibile. L’interesse per comprendere quali siano i requisiti di ciascuna foto per essere definita di reportage, di guerra, d’arte o di moda, è altissimo. Ma a tale interesse non corrisponde altrettanta conoscenza e condivisione di regole. MIA con il suo concept originale vuole ovviare a tale mancanza, cercando di fornire possibilità di confronti, informazioni, proposte.
Perché un evento così specialistico in un momento in cui fotografia e video hanno ormai raggiunto pienamente lo status di opere per tutti gli attori del sistema dell’arte?
È proprio perché fotografia e video hanno raggiunto quello status che è necessario offrire agli operatori e ai collezionisti un momento di confronto. Soprattutto quando ci si rivolge al mercato, è inoltre doveroso il rispetto e la conoscenza delle sue regole. MIA vuole, anche con il supporto del programma d’incontri, fornire al pubblico tutte le informazioni necessarie per avvicinarlo, per renderlo più consapevole. Affronteremo così i temi dei “vintage”, delle edizioni, delle prove d’artista…
Ma con un altro evento, collocato a fine stagione, non si rischia di spiazzare il pubblico?
La scelta di metà maggio, oltre alla ricerca che non ci fossero sovrapposizioni con altre manifestazioni importanti dello stesso tipo, risente delle caratteristiche climatiche. La dolcezza del clima vorrei che aiutasse a un approccio disteso e sereno. Credo che non solo non si spiazzi il pubblico, ma che gli si renda un grande servizio.
Fiducia in Milano?
Sì, reagisce sempre in modo eccezionale alle nuove proposte!
Il capoluogo ha però un’offerta fieristica articolata nel campo delle arti visive, con iniziative non sempre all’altezza di una capitale dell’arte…
Vogliamo però che MIA sia una fiera diversa, in un luogo centrale nella produzione creativa milanese come il Superstudio Più. Un luogo che consente al pubblico di avvicinarsi alla fotografia con lo stesso spirito di curiosità e ricerca degli anni d’oro dei Rencontres di Arles. E proprio per questo ho consigliato agli artisti di presenziare negli stand.
Artisti negli stand? Com’è strutturata MIA? Quali i criteri nel costruire il progetto?
Gli aspetti più caratteristici del progetto sono i seguenti: il fatto che in ogni stand ci sia un solo artista, del quale viene prodotto un piccolo catalogo con biografia, un commento al progetto presentato e le riproduzioni di tutte le opere. In questo modo ogni visitatore potrà farsi un compendio personalizzato. Inoltre, è stata data la possibilità agli artisti di presentarsi autonomamente, dopo una scrupolosa analisi da parte del comitato scientifico di MIA (composto da Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti, Enrica Viganò, lo studio3/3 e da me). Nel contempo – considerando quanto siano diventati importanti nel rapporto con l’artista – ci saranno anche i laboratori fotografici e l’editoria, con la presenza di prestigiose case editrici che si occupano soltanto di fotografia.
Qualche nome d’eccellenza?
Beh, ci sarà Steidl, che si è sempre distinta per l’eccezionalità delle sue pubblicazioni.
Ci racconti invece degli incontri con il pubblico…
Il programma è ricchissimo, con temi che spaziano dalla teoria dell’immagine agli aspetti giuridici, al collezionismo. E poi artisti come Andres Serrano, Andrea Galvani, Fabio Sandri o studiosi come Dieter Neubert [direttore di Kassel Photobook] terranno lectio magistralis. Non mancano poi dibattiti critici con Václav Macek e Walter Guadagnini, Luca Panaro, Antonello Frongia e Roberto Maggiori.
Ma così strutturata, MIA sarà più un’iniziativa culturale oppure un evento per un mercato forse di nicchia ma altamente motivato?
Non è un’iniziativa culturale né un evento per un mercato di nicchia, dato che penso che la fotografia, nell’ambito dell’arte contemporanea, non sia proprio una nicchia. Credo che MIA possa stare giusto a metà!
Quali sono state le adesioni? Che pubblico vi aspettate?
Le adesioni sono state veramente eccezionali. Non nascondo che – lavorando d’impulso e senza nessuna analisi di fattibilità, tanto più in un momento di incertezza come quello che stiamo vivendo – la disponibilità e l’accoglienza ricevuta al progetto è stata eccezionale. La fiera è stata chiusa rapidamente, oltre le aspettative. Non c’è stato più spazio per accogliere altre richieste, anche a gallerie di prestigio che all’inizio del nostro lavoro di ricerca avevano assunto un comprensibile atteggiamento di attesa, visto che siamo comunque alla prima edizione. Mi aspetto ora un pubblico vasto e variegato così come sono state le nostre proposte.
Daniele Capra
dal 12 al 15 maggio 2011
MIA – Milan Image Art Fair
Superstudio Più
Via Tortona, 27 – 20144 Milano
Orari: giovedì ore 18-22; venerdì e sabato ore 11-22; domenica ore 11-20
Ingresso: intero € 13; ridotto € 10
Info: [email protected]; www.miafair.it
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