Le cinque giornate di Milano
Finissage del progetto di Andrea Mastrovito, artista appassionato di masse e moltitudini, ideato per il Museo del Novecento. L’ultimo giorno per sbirciare, l’ultimo per partecipare. E noi, intanto, vi raccontiamo il concept di queste cinque infaticabili giornate di cantiere.
Cinque giorni in tutto. È questo l’intervallo nel quale Andrea Mastrovito concentra la sua performance per la manica lunga del Museo del Novecento, appuntamento che inaugura Primo piano d’artista, serie di interventi curati da Alessandra Galasso.
Mastrovito comincia dal titolo, pescando dalla storia gloriosa d’Italia e dalla cronaca più recente: Le cinque giornate del suo progetto in progress richiamano quelle di una Milano risorgimentale, liberata nel marzo del 1848 dal dominio austriaco; poi, un episodio calcistico, ben noto al popolo dei tifosi: cinque furono i giorni di squalifica assegnati durante il campionato 2001/2002 all’allora mister del Brescia Carletto Mazzone, scagliatosi con colorite ingiurie contro la curva della tifoseria avversaria, durante una partita.
Sulla traccia dell’inconsueto parallelo, l’artista si sofferma sul concetto di memoria collettiva, procedendo attraverso un modulo binario. Dal 5 al 10 aprile lo spazio espositivo assume i connotati di uno studio, fra tavoli, colori, pennelli, bozzetti. Qui, Mastrovito si cimenta nella realizzazione quotidiana di alcune carte, tasselli con cui comporre gigantografie pittoriche ispirate a episodi significativi della storia del Paese, da fine Ottocento ai giorni nostri. Ciascun foglio è dipinto fronte/retro, così che su ogni lato del “puzzle” appaia una scena diversa. E al gioco con il titolo si aggiunge un ulteriore livello: il termine ‘giornate’, mutuato dal gergo degli affrescatori, indica l’unità temporale entro cui le maestranze devono – per ragioni tecniche – completare ogni singola parte del disegno murale, secondo lo schema a “reticolato” riportato sui cartoni preparatori.
I riferimenti iconografici? Arrivano da internet, dai giornali, ma anche da quadri o incisioni celebri. Come nel caso del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, esposto poco più in là, a cui Mastrovito abbina la scena di uno sbarco di migranti a Lampedusa. E ancora, sul filo di questi salti temporali, procedono le coppie di immagini: le celeberrime cinque giornate insurrezionaliste e l’emergenza rifiuti di Napoli del 2010; la battaglia di Vittorio Veneto del 1918 e gli scontri fra ultrà e polizia ad Alzano Lombardo, il 28 agosto 2010; le contestazioni studentesche del ‘68 a Milano e i soccorsi nella casa dello studente a L’Aquila; la strage di Capaci del ‘92 e i tafferugli allo stadio di Bergamo nel 2010, con in vista uno striscione che recita “Non dimentichiamo”.
Una parte saliente del progetto è affidata al pubblico. Al termine di ogni giornata un numero fisso di persone si accomoda su una gradinata appositamente edificata nello spazio; nel movimento sincronizzato del gruppo, in cui ognuno brandisce i singoli fogli, l’immagine affiora. Basta girarli, perché la scena cambi in un istante, rivelando il b-side della composizione. Un po’ scenografia da curva calcistica, un po’ performance sociale.
E così, a sfilare è un’Italia a pezzi, violenta e frammentata, raccontata con lo humour lieve e affilato di Mastrovito, direttore di un coro di comparse assiepate sui gradini, come tifosi davanti al più nazionalpopolare dei match. Quello di un Paese che combatte, dimentica e di nuovo inciampa, sperando, ogni volta, di cavarsela ai rigori.
Helga Marsala
dal 5 al 10 aprile 2011
Andrea Mastrovito – Le cinque giornate
a cura di Alessandra Galasso
Museo del Novecento
Piazza Duomo – 20122 Milano
Info: [email protected]
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