Ma perché la geografia non interessa a nessuno?
“Mind the Map” è un titolo accattivante. Fa da contrappeso al sottotitolo, assai impegnativo: “Mappe, diagrammi e dispositivi cartografici”. Si tratta però di un libro vivace, ricco di spunti - una volta si sarebbe detto - “interdisciplinari”. La curatrice del volume, Lorenza Pignatti, ne presenta in esclusiva su Artribune/Bookcrossing alcuni nodi-chiave.
Mappe, atlanti, topografie e dispositivi cartografici sono entrati a pieno titolo nell’immaginario visivo contemporaneo. Utilizzati non solo da geografi, urbanisti, topografi e architetti, ma anche da artisti, designer, agenzie non governative, giornalisti. Nel corso dell’ultimo decennio sono apparse mappe di ogni genere. Scienziati e ricercatori hanno realizzato quelle del genoma umano, dei cromosomi, della struttura delle cellule, mentre i geologi hanno sviluppato quelle del campo magnetico terrestre. Grazie a telescopi e a sistemi di rilevazioni satellitari sono stati mappati e monitorati movimenti di merci e di individui, flussi migratori e frammenti di vita di comuni cittadini. È stata quindi ridefinita la nozione di cartografia, che è diventata multidimensionale, persino plastica, come sottolinea Katharine Harmon in You Are Here: Personal Geographies and Other Maps of the Imagination. Per questo motivo si fa largo uso di termini, elementi a volte persino metodologie derivate dall’ambito cartografico per applicarli a ambiti eterogenei come arte, filosofia, economia, architettura.
Del resto, come afferma John Brian Harley, “le mappe sono troppo importanti per essere lasciate unicamente ai cartografi”. E se gli antropologi utilizzano espressioni quali “delineare la mappa di una cultura” per relazionare eventi, esperienze e situazioni che altrimenti non avrebbero alcuna connessione tra loro, Franco Moretti [in Graphs, Maps, Trees: Abstract Models for a Literary History] suggerisce agli studenti di letteratura di fare diagrammi e cartografie per analizzare in modo diverso opere letterarie, romanzi e poemi. La cartografia è divenuta una sorta di nuova “fenomenologia dello spirito”, secondo Karl Schögel, dove le carte non sono solo ausili per gli storici, ma figurazioni e proiezioni del mondo che permettono di indagare e suggerire istanze critiche, ideologiche, esistenziali.
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La pratica cartografica in ambito artistico ha origini lontane, come ricorda Svetlana Alpers ne L’arte della descrizione. In Olanda nel 1600 cartografia e pittura procedevano su binari paralleli, fino a cancellare progressivamente i confini tra rilievo cartografico, misurazione e pittura. […]
L’era delle esplorazioni geografiche è terminata ai primi decenni del Novecento e le carte geografiche non presentano più spazi non identificati. Ogni angolo del pianeta è mappato, ma non per questo gli artisti hanno smesso di indagare modi “altri” per visualizzare il territorio. Le invenzioni sono state molteplici: pensiamo al Planisfero Dymaxion, disegnato da Buckminster Fuller nel 1946 […].
Gli antecedenti storici delle contemporanee pratiche di analisi spaziali li troviamo nella Francia del primo dopoguerra, con le azioni dei dadaisti e in seguito con il lavoro di Guy Debord e Henri Lefebvre. I dadaisti deambulano in modo erratico per la città, compiendo azioni durante le quali può (spesso) non accadere nulla. […] Modalità già indagate da Baudelaire, Simmel, Benjamin che diviene pratica estetica con la flânerie dei dadaisti. […]
Molto si è scritto e parlato negli ultimi anni di psicogeografia, lo studio del rapporto tra spazio urbano e comportamento individuale. A New York la Psychogeography Society organizza ogni anno Conflux, festival che riunisce artisti, musicisti, scrittori e avventurieri urbani per esplorare l’ambiente urbano. […] In Inghilterra James Ballard, Steward Home, Iain Sinclair e Patrick Keiller hanno riflettuto sui mutamenti e sugli influssi dell’ambiente sulla psiche umana […].
Le carte geopolitiche di Alighiero Boetti prelevate dalle prime pagine del quotidiano La Stampa tra il 1967 e il 1971 e in seguito ricamate su tele e tessuti e in generale il suo interesse per la geopolitica e i territori di confine, di cui scrive Annemarie Sauzeau in questo libro, anticipano le analisi cartografiche dei tardi anni ‘90.
Il lavoro di Mark Lombardi è stato significativo per artisti e attivisti che negli ultimi decenni si sono serviti delle tecnologie dell’informazione per visualizzare la costellazione reticolare che compone il mediascape e l’economia globalizzata. […] Daniel Tucker ha raccolto in We Are Here Map Archive 1997-2008 AREA Chicago una selezione di cartografie “partecipative” realizzate negli ultimi decenni da Bureau d’études, Ashley Hunt, Beehive Design Collective, Amy Franceschini, The Center for Urban Pedagogy (CUP), Counter Cartographies Collective, Grupo de Arte Callejeros, Hackitectura, Lize Mogel, per ricordarne solo alcuni.
Lorenza Pignatti
Lorenza Pignatti (a cura di) – Mind the Map. Mappe, diagrammi e dispositivi cartografici
Postmedia Books, Milano 2011
Pagg. 96, € 12,60
www.postmediabooks.it
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