Padiglione Italia: Paolo Grassino dice no
Prosegue la polemica relativa alla Biennale di Venezia, e in particolare alla scomposta e amatoriale gestione del Padiglione italiano curato da Vittorio Sgarbi. E dopo il “caso” del quartetto che doveva fare la mostra all’Istituto di Cultura Italiano a New York - e che ha rifiutato in blocco di partecipare alla mostra - ecco i meri fatti raccontati da Paolo Grassino, invitato all’Arsenale di Venezia.
Sei stato invitato al Padiglione italiano all’Arsenale, fra coloro i quali sono stati “nominati” non direttamente da Vittorio Sgarbi. A quando risale il primo contatto con la Biennale?
Il 26 aprile ho ricevuto una telefonata dall’ufficio organizzativo del Padiglione Italia. Mi hanno riferito che lo scrittore Giuseppe Culicchia aveva scelto di indicare il mio nome per la mostra alle Corderie dell’Arsenale di Venezia, ideata e diretta da Vittorio Sgarbi.
Un invito telefonico?
Il 30 aprile ho ricevuto una e-mail sempre dallo stesso ufficio, con allegato la lettera ufficiale dell’invito da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dove – data la ristrettezza dei tempi – mi si pregava di fare riferimento con urgenza, per i chiarimenti necessari, agli operatori di Arthemisia Group.
E a quel punto che hai fatto?
Ho telefonato al numero di riferimento e un operatore ha risposto ad alcune mie domande…
Raccontaci ‘sta telefonata…
Ho chiesto: “I trasporti dell’opera sono pagati dalla Biennale o dall’organizzazione incaricata dal Ministero?”. L’operatore mi ha risposto: “I trasporti sono pagati solo per la tratta via mare da Mestre all’Arsenale di Venezia”, e quindi sarebbe stato a mio carico “il trasporto dell’opera da Torino a Mestre”.
Cominciamo bene. E poi?
Un’altra mia domanda è stata se cortesemente potevo ricevere una lista degli artisti che aderivano alla manifestazione e se conosceva le misure dello spazio a mia disposizione per esporre la mia opera all’Arsenale. L’operatore mi ha risposto che una lista ufficiale degli artisti invitati si sarebbe potuta avere solo dopo la conferenza stampa del 5 maggio, mentre per le misure dello spazio erano di una superficie al suolo di 2×3 metri, ma con una altezza a disposizione di 7 metri.
Scusa, ma non hai ricevuto alcun’altra indicazione? Una qualunque tua opera sarebbe andata bene?
Il 3 maggio ho ricevuto un’altra e-mail, sempre dallo stesso ufficio: mi si chiedeva la foto dell’opera, la didascalia, una foto dell’artista, una biografia descrittiva di 800 battute massimo, spazi inclusi. Sempre nella stessa e-mail mi si ricordava che l’opera da me scelta doveva essere inedita e recente e non pubblicata altrove.
E cos’hai fatto a questo punto?
Il 5 maggio ho scritto all’ufficio organizzativo che declinavo l’invito a partecipare al Padiglione Italia alle Corderie dell’Arsenale: “Gentile signora, non intendo partecipare al Padiglione Italia-54° Biennale di Venezia, grazie, Paolo Grassino”.
Sintetico! Quindi questione chiusa?
Non esattamente… Oggi [domenica 15 maggio, N.d.R.] ho ricevuto ancora delle e-mail, sempre dallo stesso ufficio organizzativo, dove mi si chiede nuovamente la foto dell’opera, una foto dell’artista e la biografia descrittiva, e con una “proposta promozionale da parte dell’editore: costo di una copia del catalogo a € 23,40 anziché € 39,00”.
Marco Enrico Giacomelli
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