Dopo le polemiche degli scorsi mesi riferite al clima d’incertezza sul futuro del Napoli Teatro Festival e il successivo cambio alla direzione artistica, inizia finalmente la quarta edizione della rassegna. Il nuovo direttore artistico Luca De Fusco ha deciso di diluire la programmazione dividendo in due parti il festival, e sostanzialmente di continuare l’opera del suo predecessore, Renato Quaglia, confermando molti degli spettacoli scritturati.
Sono 25 gli appuntamenti in cartellone fra giugno e luglio e 7 quelli previsti tra settembre e ottobre, per un festival che nasceva anni fa con l’intento di diventare un riferimento importante nel panorama teatrale italiano ed europeo, in grado di produrre e co-produrre con le grandi realtà mondiali. 19 gli spazi della città coinvolti: uno dei temi centrali di questa edizione, infatti, sono gli spazi urbani che, attraverso la rappresentazione scenica, rivendicano una dimensione mitica.
Il festival si apre ufficialmente domani 26 giugno con la prima italiana de Le Dragon bleu, al Teatro San Carlo, nuovo lavoro del regista canadese Robert Lepage che mette in scena una sorta di sequel dell’ormai mitica Trilogie des dragons del 1985 (Le Dragon vert, Le Dragon rouge, Le Dragon blanc): un opera monumentale in bilico tra Oriente e Occidente, che ritraeva tre generazioni della vita di alcune famiglie di immigrati cinesi nelle Chinatown canadesi. Lepage riesce, attraverso questa storia, a raccontare in uno spettacolo di grande impatto visivo l’impoverimento delle ideologie, i mutamenti della Cina e la paralisi morale e culturale dei paesi occidentali.
Un altro degli appuntamenti più attesi della rassegna partenopea è Tokyo Notes di Oriza Hirata, in scena al Museo di Capodimonte. Si tratta di un testo estremamente innovativo per il teatro giapponese, che in genere è caratterizzato da una vocazione violenta e piuttosto verbosa, e con il quale il regista si avvicina sempre più a quel teatro colloquiale contemporaneo che può segnare la nascita di un nuovo teatro nazionale che rifletta davvero la complessità dell’identità giapponese contemporanea.
Fra le presenze più interessanti, le proposte dei gruppi più giovani, fra i quali Fanny & Alexander, che presenta il progetto T. E. L. (acronimo di Thomas Edward Lawrence) dedicato a Lawrence d’Arabia; e La Tana di Kafka, regia di Francesco Saponaro, alla Catacomba di San Gennaro, che con i suoi corridoi angusti e le pareti di tufo sembra l’ambientazione ideale per rappresentare questo monologo dal sottosuolo. A chiudere la prima parte del festival, il 17 luglio, sarà Enzo Avitabile con Exeradati mundi, cantata scenica in 15 stazioni per coro, orchestra sinfonica e voce recitante. L’opera sinfonica è una celebrazione dei diseredati, coloro i quali da sempre vivono ai margini della storia combattendo fra il bene e il male. Una rappresentazione suggestiva ed emozionante che si terrà nell’evocativo spazio del Cortile dell’Albergo dei Poveri. Parallelamente alla rassegna del N. T. Festival si svolgerà il Napoli Fringe Festival E45, un’interessante vetrina dedicata alle giovani compagnie che sono impegnate in lavori di ricerca.
Decisamente meno forte la seconda parte del festival, che riprenderà il 9 settembre con Trilogia quasi dantesca di Alessandro Taddei, che porta in scena 44 adolescenti palestinesi, turco-tedeschi, italiani e libanesi, e che prosegue con diverse produzioni del Teatro Stabile di Napoli e una produzione dello stesso N.T. Festival, Il Sogno dei Mille tratto da Les Garibaldiens di Alexander Dumas per la regia di Maurizio Scaparro, ovvero lo spettacolo celebrativo dei 150 di unità nazionale fortemente voluto dalla nuova direzione artistica. Infine c’è attesa per l’ultimo spettacolo, annunciato come una sorpresa e che chiuderà un’edizione che, polemiche a parte, sembra riesca a mantenere il buon livello delle passate edizioni, nonostante il drastico taglio del budget complessivo. Che passa dagli 11.750.000 euro dello scorso anno ai 4.500.000 destinati all’edizione 2011.
Anna Giordano
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