Come scegliere il nuovo curatore del Padiglione Italia?
Eh, bella domanda. Noi un'ideuzza ce l'abbiamo e, col vostro permesso, la buttiamo lì. Un'idea che punta tutto sulla rete italiana dei musei d'arte contemporanea. Il direttore, secondo Artribune, andrebbe ogni due anni pescato da lì. Una sola raccomandazione: fateci sapere cosa ne pensate.
Lo ha detto anche Roberta Smith sul New York Time: questo è il punto più basso raggiunto dall’Italia alla Biennale di Venezia. Concludendo: uno scandalo nazionale, se non ce ne fossero già troppi altri a cui pensare. Bingo. E vai con l’ennesima figura ignobile per il nostro Paese. Da aggiungere alla collezione.
Insomma, questa volta è andata così, ma tutto dovrebbe fare il nostro sistema dell’arte (esiste?) fuorché darsi per vinto. Abdicare al tentativo di riscattarsi. E rassegnarsi dopo una serie di uscite assolutamente inadeguate al contesto (quanti due anni fa dissero “peggio di così il Padiglione Italia non poteva finire”, e invece…) a non avere una rappresentanza nazionale in Biennale degna e seria.
Occorrono meccanismi. Occorre fissare le regole del gioco, l’architettura, la griglia. Che ora non c’è. Occorre evitare, per quanto possibile, che la politica metta il becco nelle nomine e nei nomi (almeno fin quando la politica sarà fatta da gente incompetente) e per questo occorre instaurare una prassi e fare in modo che venga seguita. Una prassi che salvaguardi il meccanismo della nomina del curatore del Padiglione Italia e che eviti – o almeno ne riduca sensibilmente la probabilità – scivoloni e derive patetiche, ridicole o, come quest’anno, atrocemente grottesche.
Una proposta potrebbe essere questa: puntare sulla rete dei musei. Che l’Italia abbia una rete di musei è una novità. Dieci anni fa questa cosa non c’era, oggi c’è. Questa rete va valorizzata, funzionalizzata, caricata di ruoli. Peraltro, questa rete esiste anche a livello associativo, è codificata e si chiama Amaci. L’Amaci potrebbe chiamata a innescare una convenzione (chiamiamola così) con il Ministero della Cultura: ogni due anni il curatore del Padiglione Italia sarà scelto dal Ministero – sentita l’Amaci – nell’ambito di una rosa composta dai direttori di museo italiani.
Si darebbe visibilità globale a realtà di qualità, ma magari locali e non conosciute all’estero. Si avrebbe un minimo di garanzia di qualità e comunque la nomina sarebbe frutto di un filtro automatico a monte.
Ovviamente la proposta potrebbe essere perfezionata. Potrebbe ad esempio comprendere anche i direttori di musei non appartenenti all’Amaci: pensiamo soprattutto a musei stranieri diretti da direttori italiani. Potrebbe comprendere anche, viceversa, curatori stranieri che si ritrovano direttori di musei nel nostro Paese. Potrebbe ricomprendere, infine, personalità che abbiano avuto di recente (con termini da definire) esperienze di direzione museale pur non avendole attualmente.
La proposta eliminerebbe alla base la possibilità, dal parte del ministro citrullo di turno, di sbracare eccessivamente. Fisserebbe dei paletti definiti e inattaccabili. E magari spingerebbe le amministrazioni che gestiscono i musei stessi (soprattutto i comuni) a responsabilizzarsi ulteriormente all’atto delle loro, di nomine.
M. T.
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