Il design italiano come un affare tutto milanese. Così, per consuetudine e leggerezza, siamo abituati a leggere le variegate espressioni della nostra creatività e del suo sistema produttivo, notoriamente tanto più forte e capillare quanto più vicino al suo epicentro meneghino. Il quale si dimostra da sempre capace, nel campo del progetto, di ribaltare e annullare la centralità ufficiale di una Roma caput mundi destinata sì a essere un punto di raccolta per idee e avvenimenti, ma incapace di ritagliarsi un posto in prima fila nella definizione della cultura materiale.
Ma ecco che, per il breve spazio di una stagione, gli equilibri tra le due città sembrano andare incontro a uno scossone. Complice una volontà istituzionale trasversale e bipartisan e una rassegna, anzi due, che trasformano il grande patrimonio del design italiano in un racconto collettivo orientato all’inclusione e alla divulgazione. Unicità d’Italia, infatti, è la mostra che il Palazzo delle Esposizioni e il Macro Mattatoio dedicano ai prodotti Made in Italy in occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Con un protagonista assoluto: la collezione del Compasso d’Oro, raccolta storica che riunisce gli oltre 300 progetti vincitori delle passate edizioni del concorso, inaugurato nel 1954 dai magazzini La Rinascente (passati ora di mano, ironia del caso, a un gruppo thailandese) e dal 1958 solidamente al timone dell’ADI – Associazione Italiana per il Disegno Industriale, capofila nel premiare con scadenza triennale i risultati d’eccellenza della produzione industriale del Belpaese.
Mai mostrati finora in un’unica sede, i pezzi storici della collezione raccontano l’abilità del “saper fare italiano” attraverso manifatture di grande eterogeneità, tracciando i confini di un sistema degli oggetti che, sebbene da sempre prodotto al Nord, rappresenta un’eredità collettiva per una fetta ben più vasta della popolazione nazionale, almeno nei suoi strati borghesi. Una coesione geografica, quella dettata dai nuovi consumi, qui riletta attraverso sei macrotemi – il rigore del poco, la liberazione dei linguaggi, dalla ricerca del quotidiano, il progetto del lavoro, il tempo libero, nuovi italiani nuove cose – scelti per testimoniare la relazione a doppio filo tra la nostra rapida innovazione industriale e i cambiamenti antropologici dell’Italia del boom.
Oltre a questa lettura “lucida”, a farsi largo è un effetto simbolico e nostalgico ben più suadente e pervasivo. A ricordarci che la storia, e il senso di comunanza che ne deriva, passa in certi casi più dal fascino di questi oggetti sentimentali che non dalle esperienze collettive che ci coinvolgono come cittadini. E indicandoci anche il sapore un po’ irripetibile di quegli anni di ascesa, ben testimoniati dalle fotografie di Ugo Mulas esposte a corredo degli oggetti del Compasso, istantanee di protagonisti vitali, geniali e sempre elegantissimi di un’Italia di cui sentiamo la mancanza.
A trasportarci nell’Italia della contemporaneità e delle nuove sfide progettuali ci pensa la costola espositiva alla Pelanda, dedicata ai prodotti in lizza per la XXII edizione del Compasso d’Oro. Qui, infatti, sono raccolti tutti i progetti – dai divani alle ceramiche, dai libri alle lampade – finalisti per le rispettive categorie del premio, e i cui vincitori saranno ufficialmente annunciati il prossimo 12 luglio. Una bella opportunità per toccare con mano la capacità produttiva e il tasso d’innovazione del nostro sistema industriale, eredità di quella grande stagione del boom che ancora oggi ci rassicura per la propria solidità e innovazione. Magari senza ammaliarci – ma questo è colpa dell’effetto retro – con il fascino familiare di uno stile già tradotto in esperienze e bagaglio collettivo.
Giulia Zappa
Roma // fino al 25 settembre 2011
Unicità d’Italia. Made in Italy e identità nazionale
www.unicitaditalia.it
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