Come si assegna un Leone? Il dietro le quinte
I giurati della Biennale di Venezia vedono proprio tutti i Padiglioni? E quando si riuniscono? I Leoni assegnati quest’anno hanno trovato pareri unanimi oppure c’erano altri papabili? Tutte domande senza risposte, impigliate nelle segrete pieghe del più recondito recesso della rassegna lagunare. A meno che... A meno che Artribune non intervisti un giurato. Ed ecco le risposte di Letizia Ragaglia.
Come si svolge durante i giorni dell’opening della Biennale l’attività della giuria? Vi vedete girando per padiglioni e mostre? Avete un ufficio? Fate riunioni dove?
La giuria inizia a visitare la Biennale ancor prima della vernice per poter vedere davvero tutto accuratamente. Può decidere se dividersi i compiti oppure se visitare la Biennale unita. Noi abbiamo iniziato lunedì mattina e girato sempre tutti insieme, partendo dalle mostre ai Giardini e all’Arsenale e continuando poi con i padiglioni nazionali.
Essendo tutti nello stesso albergo, è stato naturale discutere sia a cena sia a colazione, che finivano per essere delle mini-riunioni. Non avevamo un ufficio, ma a fine giornata abbiamo approfittato della bellissima e tranquilla sede della biblioteca della Biennale per riunirci.
Davvero guardate tutti, ma proprio tutti i padiglioni nazionali? Pure Andorra o Costa Rica? È un lavoro improbo…
Abbiamo davvero visto tutto e preso molto seriamente il nostro compito. Devo dire che è nato uno spirito di gruppo molto bello – anche grazie all’incredibile carica ironica di John Waters! – e che dunque abbiamo affrontato tutti insieme tutto, anche divertendoci.
I Leoni che avete assegnato agli artisti non hanno destato grande sconcerto, invece la vittoria della Germania come migliore partecipazione nazionale non era attesa da molti. Come siete arrivati a questa scelta? Quali sono state le altre partecipazioni in ballottaggio fino all’ultimo?
Il bello di un lavoro di giuria sono proprio le dinamiche, il fatto che la composizione eterogenea porti a risultati comunque equilibrati, e così secondo me è stato. Sia John Waters che Carol Yinghua Lu non conoscevano affatto Christoph Schlingensief e sono rimasti irretiti dalla sua opera. Questo ci ha fatto molto riflettere e ci ha anche portato alla decisione finale. Abbiamo riflettuto proprio sul fatto che l’artista deceduto in fondo è molto noto in Germania, ma non altrove, e che con questo Leone potevamo contribuire a una diffusione della sua opera. E questo era il momento giusto, affinché ciò avvenisse. Parlando di altre candidature, la Lituania ci è piaciuta molto, e infatti le abbiamo dato una menzione.
Per il migliore artista e il migliore artista giovane invece non avete avuto dubbi o c’è stata trattativa tra voi giurati? Anche qui, quali erano gli altri papabili?
L’unico dubbio che abbiamo avuto è che The Clock non era proprio un’opera sconosciuta e poco vista. Ma l’abbiamo ritenuto un capolavoro all’unanimità e l’abbiamo anche sottolineato nelle motivazioni. Siamo rimasti tutti colpiti dalla freschezza del lavoro di Haroon Mirza, dunque anche qui pochi contenziosi e la decisione finale di menzionare comunque anche Klara Lidén, che invece in qualche giurato aveva suscitato delle perplessità.
Massimiliano Tonelli
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