Pio Baldi, il Maxxi è aperto da poco più di un anno. Al di là del successo di pubblico, che è un dato oggettivo, come si può commentare l’inserimento del museo nel contesto culturale e sociale della città? Come viene vissuto il Maxxi dai romani e dai turisti?
Con grande entusiasmo. I turisti vengono a cercare qualcosa che non è usuale trovare in questa città, fino a oggi caratterizzata da un’immagine immersa nella storia antica. Il commento più frequente dei romani è: “Non sembra di essere a Roma”. Ciò che colpisce è l’atmosfera di proiezione verso una dimensione contemporanea e verso il futuro.
Avete in mano qualche dato sulla tipologia di pubblico che frequenta il museo per le mostre, per le inaugurazioni e per le tante conferenze? Chi sono gli “utenti tipo”?
Su 100 visitatori del Maxxi, 50 sono romani, 25 italiani, 25 stranieri. Mi pare che sia una bella miscela, che riflette la varietà di interessi che suscita il museo.
Dopo un anno forse lo si può dire, pur facendo una piccola forzatura: a quale altra grande istituzione museale in Europa o in Occidente in generale il Maxxi si sente più vicino?
Ci sentiamo vicini a tutte le grandi istituzioni internazionali con cui abbiamo finora collaborato. A partire dal MoMA, con cui condividiamo il progetto YAP – Young Architects Program, che prevede la creazione di uno spazio temporaneo per eventi live estivi. L’inaugurazione è prevista alla fine di giugno e si terrà a Roma nella Piazza del MAXXI e a New York nel cortile del MoMA PS1. Ma ci sentiamo vicini anche al Philadelphia Museum of Art, con cui abbiamo co-prodotto la mostra dedicata a Michelangelo Pistoletto, al Centraal Museum Utrecht per la mostra su Gerrit Rietveld e al Civa di Bruxelles, con cui abbiamo realizzato il progetto di mostra itinerante su Pier Luigi Nervi.
Il Maxxi così come lo vediamo oggi è circa la metà di ciò che la Hadid aveva immaginato. La piazza è una “invenzione” successiva dovuta al fatto che alcuni edifici non si sono (ancora) costruiti. Dite la verità: state un po’ stretti?
Il Maxxi attuale non è la metà, ma 2/3 del progetto iniziale di Zaha Hadid. E poi bisogna dire che tutto il pubblico del Maxxi ama la piazza: dalle mamme con i bambini in carrozzina, agli adolescenti sugli skateboard, fino agli anziani che leggono il giornale e chiacchierano in circolo sulle sedie…
Quanto è importante per il museo, oggi un po’ troppo circondato da caserme e depositi militari, il progetto del Parco delle Arti, immaginato da Renzo Piano, che dovrà portare insediamenti creativi, residenziali, culturali nelle aree circostanti il Maxxi?
La riqualificazione di tutte le aree intorno al Maxxi e all’Auditorium è già un dato di fatto: stanno nascendo nuovi ristoranti, negozi, gallerie, librerie. Tutte attività per cui il Maxxi e l’Auditorium Parco della Musica sono un punto di riferimento. Il progetto di Renzo Piano sarà senz’altro molto utile per dare ordine a queste iniziative spontanee.
Chiara Ciolfi
Leggi l’intervista con Anna Mattirolo
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #0
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